Dove eravamo rimasti: In attesa della valutazione riguardante la legge di stabilità da parte della Commissione Europea prevista per il 15 Novembre e della definizione della stessa nei dettagli da parte del Parlamento italiano, potremo disporre a breve della valutazione sui conti pubblici da parte della UE.
Sarà posto sotto esame il controllo del rapporto deficit/PIL necessariamente da contenere al di sotto del 3%. La Commissione Europea, attraverso le valutazioni in questione, verifica l’andamento delle economie europee, mantenendo come punto di riferimento il vincolo del 3%, utile per capire non solo lo stato di salute generale ma anche le reali prospettive e le conseguenti azioni da intraprendere per eventuali correzioni da parte dello Stato membro sotto esame. Quanto detto giunge a seguito delle valutazioni del maggio scorso, quando fu premiata la virtuosità dell’Italia, allontanatasi dall’eccesso di deficit.
E’ evidente che il giudizio dell’Unione Europea, che da maggio ha continuato a monitorare con attenzione l’Italia, potrà anche essere positivo nel merito, in quanto da (maggio in poi) gli interventi sono stati posti con l’intenzione di contenere l’economia italiana all’interno dei vincoli deficit/PIL, ma di certo le prospettive reali non sono ancora rosee.
Il giudizio sulla competitività del Paese, utile a capire se potrà l’Italia mantenersi in carreggiata a confronto con gli altri Paesi del mondo, non può essere convinto e positivo, alla luce di una ripresa che non si vede ancora. Si aprono due prospettive dopo il giudizio che sta per arrivare: rientrare nel vincolo del deficit/PIL al di sotto del 3% significa ottenere il bonus europeo. La relativa valutazione positiva consentirebbe all’Italia di capire quanto e come spenderà nel 2014 il suddetto bonus, che, in ogni caso, è già stato previsto nella Legge di Stabilità del Governo Letta.
L’Unione Europea, a prescindere dal giudizio, incalzerà su quelli che ritiene le azioni funzionali al cambio di rotta: il taglio del cuneo fiscale, la riduzione della macchina burocratica e i tempi certi della giustizia. Elementi che portano l’Italia in una condizione precaria e statica, lontana dai passi in avanti che fanno gli Stati concorrenti.
Il taglio del cuneo fiscale è stato uno dei fattori di cui si è discusso molto prima della presentazione della Legge di Stabilità da parte del Governo. Argomento di molte campagne elettorali resta ancora immutato o modificato in modo poco significativo. Un taglio sostanzioso del cuneo fiscale porterebbe più soldi in busta paga e alleggerirebbe le aziende di costi imponenti sul lavoro. Soprattutto consentirebbe quell’ azione ad impatto immediato per dare un segnale e una svolta incisiva alla crisi attuale. Il cuneo fiscale, ad oggi, rappresenta un macigno per la competitività, poiché il prelievo forzoso sul lavoro in Italia è tra i più alti in Europa e ancora più elevato se guardiamo gli Stati Uniti, la Gran Bretagna o il Giappone.
Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe affermare che finalmente la riduzione del cuneo fiscale sia all’ordine del giorno del dibattito politico, con la speranza che un domani si troveranno le coperture per attuare questa possibilità.
Martedì 5 Novembre: Sembrerebbero addirittura peggiorare le pagelle europee sul deficit italiano in relazione al quale, come abbiamo ricordato, a maggio Bruxelles prevedeva un 2,9% nel 2013 che invece oggi sale al 3%, mentre il 2,5% che aveva previsto nel 2014 sale al 2,7%. La Commissione europea conferma dunque i conti pubblici all’interno del parametro UE, sottolineando che “dopo i grandi sforzi del 2012, rallenta la correzione di bilancio”. A politiche invariate la Commissione afferma che prevede nel 2015 il raggiungimento di un disavanzo al 2,5%.
Stiamo parlando di dati in linea con le previsioni del Governo relative all’anno in corso, ma che espongono un atteso peggioramento sul prossimo anno (2,7% per Bruxelles contro 2,5% per il Governo). L’Italia rischia di ritornare ad essere un’osservata speciale” , uno status di cui si era riuscita a liberare lo scorso maggio.
Come riportato questa mattina dal quotidiano La Repubblica: «Nel 2013, indica la Commissione europea, il deficit/Pil resterà al 3% “includendo l’attuazione piena delle misure di consolidamento contenute nella legislazione”. La spesa per interessi diminuirà grazie al recente calo dei premi di rischio sovrani; dopo il calo nel 2010-2012 la spesa primaria in termini nominali aumenterà di circa l’1% anno su anno a causa della regolazione dei pagamenti degli arretrati alle imprese. Ciò porterà a una spesa per investimenti in crescita i 0,5% del Pil quest’anno. Dall’altra parte il conto salari e dei consumi intermedi continuerà a restare contenuto. Il deficit/Pil al 2,7% dell’anno prossimo, indica poi la Commissione, incorpora le misure di bilancio adottate il 15 ottobre. Il surplus primario aumenterà al 2,8% del PIL e la spesa per interessi aumenterà marginalmente. L’aumento della spesa primaria sarà moderato grazie all’ulteriore caduta dei salari dato che i contratti pubblici resteranno congelati e le assunzioni limitate. Nel 2015 il surplus primario aumenterà al 3,1% del PIL. Il bilancio in termini strutturali migliorerà ancora nel 2013 e nel 2014 pur restando negativo: -0,8% e -0,7%. A politiche invariate peggiorerà nel 2015: -0,9%. Sotto pressione resta il dato sul rapporto tra debito e Pil: nel 2014 l’Italia toccherà il record al 134%, per poi passare al 133,1% nel 2015.
Quanto agli altri parametri, la dinamica del Pil italiano ricalca quella annunciata ieri da ISTAT, sarà quest’anno sotto zero a quota -1,8%, l’anno prossimo sarà positiva allo 0,7% per risalire all’1,2% nel 2015. Di contro, il governo prevede -1,8% quest’anno e 1,1% l’anno prossimo. In primavera la Commissione europea prevedeva -1,3% nel 2013 e +0,7% nel 2014. Gli indicatori economici indicano che in Italia “la recessione è vicina al punto di toccare il fondo”, scrive sul punto la Commissione; la produzione industriale è calata in luglio e agosto puntando “a una ulteriore moderata contrazione nel terzo trimestre”. La fiducia del business è migliorata dall’inizio dell’estate principalmente a causa di una valutazione positiva degli ordini per l’export: ciò indica “una graduale ripresa della produzione dal quarto trimestre 2013”.»