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Fatti e parole europei nell’impegno di Sassoli

L’impegno e la testimonianza europea di David Sassoli resteranno una pagina fondamentale nella vita delle Istituzioni e lasciano un’eredità molto forte che toccherà a tutti noi sviluppare e continuare.

Innanzitutto la sua figura: un parlamentare che arriva a Bruxelles, spinto da una valanga di 400.000 preferenze, e che ha alle spalle una solida formazione di cattolico impegnato nella vita civile e un’intensa esperienza umana, sociale e professionale.

Mantiene queste singolarità e le sue doti caratteristiche nella vita parlamentare accompagnate da uno stile garbato, attento e di grande gentilezza ed educazione.

Queste sono doti assai rare in politica, ma in David sono tratti che conserva sempre, con qualunque interlocutore e qualunque esponente politico, accompagnati, però, da grande saldezza di principi e da fermezza nei comportamenti e nelle scelte.

All’Europa si dedica pienamente: capodelegazione della delegazione dei parlamentari del PD, poi vicepresidente e infine Presidente del Parlamento UE.

La sua idea di Europa è chiara: non “incidente della storia”, ma comunità di destino.Un’Europa più forte è più “potente” per i suoi cittadini se è più unita, solidale e orientata alla crescita.

La sua visione di Europa è quella di una istituzione che deve avere una governance economica protesa alla crescita e allo sviluppo di tutto il continente.

David critica, come molti di noi, inascoltato, la visione dell’austerità e dell’ossessivo controllo dei bilanci.

All’Europa compete, semmai, favorire la crescita, sostenere lo sviluppo anche attraverso investimenti pubblici e una politica espansiva e convergente che finalizza la crescita alla coesione sociale.

Ma nei primi anni della presenza a Bruxelles di David queste priorità non sono quelle della maggioranza che, allora,governava.

 

David lavora subito alacremente per cambiare questa Europa e da Presidente compie gesti e atti fondamentali per i risultati raggiunti.

Poco dopo la sua elezione, nel 2019, scoppia la pandemia.

Sassoli si impegna per mantenere il parlamento aperto e funzionante e riesce a far creare una modalità di lavoro da “remoto” pienamente efficace.

Ma soprattutto impegna il Parlamento ad essere in primo piano nel chiedere alla Commissione e al Consiglio risposte innovative, solidali e coraggiose alla crisi, che investe l’intero Continente.

Il suo contributo, a nome del Parlamento, per arrivare Next Generation EU è determinante.

C’è dunque un’Europa unita, solidale e innovativa che risponde alla crisi creando il Piano di Rilancio e di Resilienza che fa capo alla responsabilità della Commissione e del Parlamento. Infatti per la prima volta avviene la scelta di un debito comune da garantire attraverso l’emissione di Euro bond che sarà la Commissione stessa, attraverso il Bilancio europeo, a ripagare.

La risposta alla crisi vede anche un’Europa che solidalmente decide di assegnare di più a chi ha più bisogno e quindi all’Italia, grazie a questa impostazione, potrà arrivare la parte più consistente di questi fondi.

In questa nuova prospettiva c’è anche un’Europa più sociale: dal Pilastro sociale a SURE, dalla Child Guarantee alla “equa” transizione, dall’inclusione alla resilienza.

Sassoli è paladino di queste scelte e ci indica perciò una strada da seguire lungo alcuni percorsi precisi.

Il primo: va completata l’unità politica e va rafforzata l’integrità perché solo un’Europa più forte e con più strumenti può davvero essere “sovrana” cioè capace di fare le scelte utili per tutti i paesi e tutti i cittadini.

Ciò richiede quelle riforme che Sassoli ha sempre sollecitato: il superamento dell’unanimità nel Consiglio e l’affermazione di un potere di iniziativa legislativa al Parlamento.

Il secondo: non c’è crescita senza inclusione sociale e dunque l’occupazione e la sua qualità devono essere al centro dell’Europa, come si è fatto per la prima volta, con SURE per contribuire alle sfide per la disoccupazione.Per questo vanno rafforzate la Child Guarantee e il Fondo Sociale Europeo, va incrementata l’attenzione alle tutele per i nuovi lavori e vanno implementati tutti gli impegni del Pilastro Sociale.

Terzo: la crescita e lo sviluppo lungo la strada della transizione ambientale e digitale.

La crescita implica una politica industriale a livello comunitario per influire sui fattori di sviluppo come l’innovazione tecnologica, la competitività nei settori strategici, la maggiore autosufficienza ne campo delle materie prime e dell’approvvigionamento energetico

Su questa proposta David si è impegnato, anche se questo suo versante è meno noto, ma lo posso testimoniare, come membro e Vicepresidente della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia, ad esempio quando grazie a lui abbiamo aumentato i fondi del Bilancio Pluriennale per la Ricerca, il programma Horizon Europe e l’Innovation Council.

 

Oggi dobbiamo continuare proprio lungo la strada di questo impegno.

Un’Europa forte è un’Europa che abbia autonomia strategica anche rispetto alla sua capacità industriale e al rafforzamento della sua competitività.

Occorre aumentare la ricerca tecnologica accompagnando il suo trasferimento tecnologico nelle imprese e nei processi produttivi, affrontando e risolvendo i punti di dipendenza e di debolezza, come per esempio quello delle materie prime e delle terre rare.

Vanno inoltre rafforzati i settori in fase di trasformazione, spostandoli da una dipendenza fossile alle altre fonti alternative accompagnandoli con le necessarie tecnologie e assistendoli alla formazione e riqualificazione dei lavoratori.

Ci sono importanti progetti comuni di interesse europeo (IPCEI) che toccano ambiti cruciali: dalle batterie (per la mobilità sostenibile) all’idrogeno, al cloud, alla salute, all’elettronica.

Sembrano obiettivi troppo ambizioni ma sono strade possibili: si pensi a quanto ritardo avevamo nel settore delle batterie e come oggi, grazie all’Alleanza europea per le batterie e al nuovo Regolamento, l’Europa sta diventando tra i più importanti protagonisti, forse il primo, e potrà così attrarre anche investitori esteri.

Ecco una parte del futuro di crescita che anche Sassoli contribuiva a delineare, sempre ricordando che lo sviluppo è per la persona, la cui centralità è fondamentale!

 

*Vice Presidente della Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo

 

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