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Formare anche i disoccupati, si può fare

Ora come non mai, dopo più di un anno di pandemia e la possibilità di ripartire offerta dal PNRR, il tema della formazione è un tema rivelante e cruciale. Come prevede il Word Economic Forum nei prossimi anni si perderanno diversi milioni di posti di lavoro e si creeranno anche più milioni di nuovi posti di lavoro, con un saldo nettamente positivo.

La sfida che siamo chiamati ad affrontare è quella di riqualificare nel futuro prossimo migliaia di lavoratori per consentire loro di rimanere sul mercato del lavoro, assicurando loro un alto livello di formazione con un costante aggiornamento delle competenze necessarie nel loro settore ed allo stesso tempo fornire a tutti i nostri giovani un buon livello di competenze primarie per fornire loro il giusto equipaggiamento di competenze iniziali per affrontare il mondo del lavoro e non restarne esclusi.  

Come fare? Bisogna essere in grado di costruire dei percorsi dedicati, anche molto complessi, per le competenze necessarie ad ognuno; le competenze di dominio da sole non bastano, vanno integrate con le competenze tecnologiche e trasversali. Bisogna avere la lungimiranza di immaginare il futuro, costruendolo giorno dopo giorno con lavoratori ed imprese e per fare questo bisogna comprendere, fin da subito, che alcuni mestieri del passato si stanno sgretolando per lasciare spazio a quelli del futuro. Per non trovarsi danneggiati dal cambiamento è necessario contribuire a disegnarne i processi e le traiettorie.

Ma ci saranno risorse importanti per la formazione continua? Chi si occuperà di formare coloro che resteranno disoccupati o inoccupati in età adulta al fine del reinserimento sul mercato del lavoro?  Potrebbero occuparsene i Fondi Interprofessionali. D’altronde Fondimpresa (il Fondo Interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, CGIL CISL e UIL) ha sostenuto ed incoraggiato, fin dall’inizio del 2019, momenti di riflessione tra le parti sulle possibili azioni da intraprendere nel campo delle Politiche Attive e su quale poteva essere il contributo del Fondo per realizzare azioni efficaci per l’occupabilità dei lavoratori nel sistema italiano.

Nel 2020 abbiamo pubblicato l’Avviso 3/2019 – Interventi sperimentali relativi al sistema delle Politiche Attive, uno strumento innovativo che integra l’esperienza del Fondo acquisita negli anni in tema di mercato del lavoro con la promozione di figure professionali potenzialmente emergenti nei territori.

Una parte dell’Avviso (la misura B), infatti, è stata dedicata a finanziare interventi formativi esclusivamente dedicati a disoccupati e/o inoccupati ai fini di una successiva assunzione, ed ha assorbito circa 2.650.000 euro. Il meccanismo messo in atto prevede che l’erogazione effettiva del finanziamento avvenga solo se il 70% dei lavoratori formati sia assunto con un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Inoltre, particolare attenzione nella valutazione dei piani formativi è stata posta al tipo di figura professionale richiesta e alle necessità espresse non solo dalla singola azienda che la ricerca, ma dal sistema produttivo locale. In tal modo, aumentano le probabilità di trovare lavoro anche per il restante 30% di disoccupati formati.

L’Avviso ha finanziato 48 piani formativi che hanno permesso a 56 aziende di formare 390 lavoratori disoccupati, con una spesa pro-capite di circa 6.800 euro. Risultato ancora più importante, almeno 273 lavoratori avranno un posto di lavoro assicurato durante o a fine formazione, mentre gli altri saranno provvisti di competenze spendibili nei sistemi locali.

L’Avviso ha avuto il merito, in un momento così complicato a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, di dare risposte rapide ed adeguate alle necessità delle aziende, che oggi più che mai hanno bisogno di soluzioni agili e flessibili. Con la sua realizzazione, il Fondo ha voluto dimostrare di poter portare avanti degli interventi efficaci per l’occupabilità dei lavoratori con il fine di rivendicare un ruolo più rilevante nel sistema delle Politiche Attive. 

Forse non tutti ricordano che dal 2014 con l’art. 40 del D.L. n. 133/2014 sui versamenti dello 0.30% destinati ai Fondi interprofessionali per la formazione continua è stato operato un prelievo rivolto a finanziare per gli anni 2014 e 2015 la cassa in deroga, Con la Legge 190/2014 il taglio è però divenuto strutturale, una sorta di prelievo forzoso confermato nella legge Finanziaria di anno in anno, andando a ridurre così le risorse destinate alla formazione continua dei lavoratori. Parliamo di risorse che arrivano  direttamente dalle buste paga dei dipendenti, in cui una quota viene accantonata proprio per finanziare la formazione, attraverso la scelta di un Fondo interprofessionale a cui affidarsi. Il prelievo forzoso, inizialmente indicato come un’azione straordinaria, ormai è diventato la regola. Lo Stato si è sentito autorizzato a prolungarne l’applicabilità anche al di là della situazione di emergenza ed oggi il prelievo è di 120 milioni di euro per tutti i Fondi, questo si concretizza in un prelievo di circa 60 milioni annui per la sola Fondimpresa.

Lo scorso anno Fondimpresa ha ricevuto 334 milioni di euro e avrebbe dovuto riceverne 395, stante il taglio derivante dal prelievo forzoso. Se con i 5 milioni destinato all’Avviso 3/2019 abbiamo dato lavoro a 300 persone con 60 milioni potremmo ragionare in termini di migliaia di posti di lavoro e diventare attori fondamentali per le Politiche Attive del Paese.

 

* Vicepresidente Fondimpresa

 

 

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