In vista della scelta della scuola superiore si apre una fase cruciale per i genitori degli studenti che frequentano la terza media che, assieme ai propri figli, s’interrogano sui criteri che devono orientare la selezione del percorso formativo successivo e l’individuazione dell’istituto cui iscriversi.
Come districarsi nell’offerta formativa?
Anzitutto, affrontando consapevolmente i radicati stereotipi e pregiudizi che classificano gerarchicamente le tipologie di scuole, attribuendole a categorie “standardizzate” di utenti. I licei sono “naturalmente” destinati ai ragazzi più studiosi, specie se si tratta di ragazze; gli istituti tecnici vanno bene per quelli meno disponibili a passare il tempo sui testi scolastici, meglio se maschi; gli istituti professionali sono adatti ai giovani più svogliati, destinati a un “saper fare” poco intrecciato con il “sapere”; la formazione professionale, infine, è l’ultima spiaggia per apprendere un mestiere fuori dai circuiti più “blasonati”.
Intere generazioni, anche in tempi recenti, sono state condizionate da questi preconcetti che hanno portato i ragazzi e le famiglie a formulare le proprie scelte senza tenere conto delle capacità, delle risorse e delle potenzialità personali, né, tantomeno, a coniugare i propri talenti con le opportunità di studio connesse agli sbocchi occupazionali offerti dal mondo del lavoro e delle professioni.
L’orientamento è ancora un problema diffuso se il 46% dei giovani neodiplomati si dice almeno in parte pentito delle scelte fatte e specifica che, se potesse tornare indietro, cambierebbe indirizzo di studi o scuola o entrambi. Altri dati preoccupanti arrivano dalle scelte successive: solo il 30% dei diciannovenni s’iscrive all’università e quindici studenti su 100 abbandonano gli studi nel corso del primo anno. Sono dati tratti dall’ultima ricerca di Alma Diploma[2], che ha coinvolto circa 40 mila studenti diplomati in 347 istituti, da Nord a Sud.
È la carenza di orientamento che, secondo il Censis[3], contribuisce a bloccare l’ascensore sociale in un Paese che continua a perpetuare le condizioni di partenza delle famiglie. I figli dei laureati si concentrano nei licei classici e scientifici, la loro presenza diminuisce negli istituti tecnici e diventa minima nell’istruzione e formazione professionale, con una distribuzione dei figli dei genitori senza titoli di studio diametralmente opposta. Se il contesto familiare incide tanto nella scelta della scuola, si spiegano le elevate percentuali di “delusi” dall’esperienza fatta e di “incerti” sul prossimo futuro.
La crisi del ruolo di promozione sociale svolto in passato dal sistema educativo ha lasciato un vuoto enorme. Le scelte di studio dei giovani, oggi ben più istruiti che in passato, raramente sono supportate da chiari progetti personali di vita e di lavoro. Solo quando si affacciano nel mondo del lavoro, i giovani scoprono che le loro competenze non sono spendibili. Anche il triste primato dell’abbandono e della dispersione scolastica testimonia quanto per tanti ragazzi la scuola sia lontana dai loro interessi immediati e non sia vissuta come un’opportunità di riuscita sociale e occupazionale.
Un’indagine di McKinsey & Company[4] evidenzia che la crisi occupazionale dei giovani non possa essere attribuita solo alla congiuntura economica: quel 44% di disoccupazione giovanile dipende anche dall’assenza di un organico rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro. È un dato strutturale, legato al fatto che negli ultimi decenni la scuola, persino quella tecnica e professionale, ha allentato quel legame con il mondo del lavoro e delle professioni che in origine era il suo tratto distintivo. Al momento della selezione del percorso di studi i giovani non hanno piena consapevolezza delle implicazioni lavorative delle loro scelte. Le criticità sono evidenti:
- scelte dei percorsi formativi disallineate rispetto alle prospettive occupazionali, con servizi di orientamento scolastico e professionale che – ove esistono -incidono poco sulle decisioni dei giovani e delle famiglie.
- carenza di competenze in uscita dai percorsi di studio riguardo alle aspettative delle imprese.
- inadeguatezza dei canali di supporto alla ricerca di lavoro.
In effetti, con una disoccupazione giovanile alle stelle, è un paradosso che le aziende italiane non riescano a trovare giovani lavoratori adatti alle mansioni da svolgere, per mancanza di ragazzi formati in determinati ambiti o forniti di adeguate competenze. L’edizione 2014 dell’annuale indagine EXCELSIOR di UNIONCAMERE conferma che il mismatch tra domanda e offerta per diversi profili professionali tocca il 10% delle assunzioni previste. Vale a dire che il sistema produttivo fatica a trovare alcune migliaia di unità di personale, perché mancano i profili professionali richiesti, oppure non hanno le competenze necessarie. Incongruenze che non possiamo più permetterci.
Per questo, il Ministero dell’istruzione, in piena collaborazione con il sistema produttivo, sta mettendo in campo nuove strategie per sviluppare più sinergia tra scuola, territorio e imprese, a garanzia della qualità della formazione, della spendibilità delle competenze acquisite nel mercato del lavoro, dell’adeguatezza dei curricoli alle innovazioni che possono sostenere la competitività del nostro Paese.
Si punta, in particolare, a potenziare e mettere a sistema l’alternanza scuola-lavoro, che diventerà obbligatoria negli ultimi tre anni degli Istituti tecnici e professionali con 200 ore l’anno (corrispondente al 20% circa dell’orario complessivo delle lezioni). L’alternanza sarà intensificata anche nei licei come efficace metodologia didattica per aiutare i giovani a orientarsi rispetto alle scelte successive e alla futura professione.
Moltissime aziende sono pronte a fare la loro parte: Federmeccanica, per esempio, è già partita con un progetto sperimentale di 600 ore obbligatorie negli ultimi tre anni degli istituti tecnici; il prossimo anno interesserà 50 istituti e 10 mila studenti. L’obiettivo è arrivare in tre anni a 100 istituti e se la sperimentazione darà buoni esiti coinvolgere tutte le scuole: a regime si parla di decine di migliaia di studenti. Un investimento importante perché le imprese meccaniche lamentano carenza di profili tecnici mentre hanno bisogno di personale sempre più qualificato[5].
Contestualmente, sarà avviata una grande azione di riqualificazione dei laboratori delle scuole secondarie superiori, anche per l’acquisto di nuovi strumenti di lavoro che offrano ai giovani l’opportunità di apprendere attraverso il fare e di esprimere la propria creatività.
Anche il sistema di orientamento nell’ultimo anno ha fatto passi da gigante. Presto ogni scuola avrà un tutor dedicato all’orientamento e la didattica orientativa dovrà coinvolgere i docenti di tutte le discipline. Ogni scuola sarà chiamata a progettare un piano organico di orientamento da inserire nel proprio POF[6], che dovrà esplicitare le azioni che accompagneranno tutte le fasi del percorso educativo, con particolare attenzione alle fasi cruciali delle scelte. Questo impegno richiede, ovviamente, docenti preparati e per questo il Ministero dell’istruzione, in collaborazione con le università, sta predisponendo master specifici[7].
In attesa di queste innovazioni che vedremo avviate dal prossimo anno scolastico, quali consigli si possono dare agli studenti e ai genitori che entro il 15 febbraio dovranno scegliere il corso di studi superiore? Anzitutto, di scegliere con il cuore e la ragione, in altre parole assecondando le passioni senza trascurare di valutare le prospettive occupazionali.
Molte informazioni si possono acquisire sul web.
Il Ministero dell’istruzione ha dedicato un portale all’orientamento per la scuola superiore e i percorsi post diploma (www.istruzione.it/orientamento), che offre una panoramica completa degli ordinamenti, con indicazioni generali sugli sbocchi professionali correlati alla preparazione acquisita.
UNIONCAMERE, sul portale FILO (www.filo.unioncamere.it), mette a disposizione una guida per presentare ai ragazzi tutti i percorsi e gli indirizzi di studio, collegandoli ai dati del Sistema Informativo Excelsior, per aggiornare costantemente l’elenco dei titoli più ricercati dalle imprese che operano a livello locale e nazionale[8]. La consultazione è utile per scegliere con cognizione rispetto alle competenze richieste dalle aziende e alle dinamiche del mercato del lavoro. Particolare attenzione è dedicata alla presentazione dei servizi offerti alle scuole e agli studenti dalle Camere di Commercio per organizzare stage in Italia e all’estero e sostenere l’imprenditorialità giovanile.
Se non si è sicuri di voler arrivare alla laurea, meglio puntare su corsi di studio che offrano anche la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro dopo il diploma. Pochi giorni fa Alma Diploma ha anticipato i primi risultati sugli esiti occupazionali dei diplomati 2013. A un anno dal titolo, il 38% dei giovani usciti nel 2013 da un istituto tecnico è occupato, percentuale che per gli istituti professionali arriva al 39%. Dato che potrebbe essere ancora più elevato, considerati i 25 mila profili tecnici che le imprese italiane non riescono a trovare (Fonte Excelsior).
Gli 11 indirizzi degli istituti tecnici e i 6 indirizzi dell’istruzione professionale rappresentano una valida scelta che, soprattutto per i diplomati degli istituti tecnici, non preclude la prosecuzione degli studi a livello universitario, particolarmente nei corsi di laurea a carattere tecnico o scientifico (metà degli ingegneri o dei laureati in economia proviene dagli istituti tecnici). Dopo il diploma, inoltre, aprono la strada agli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che sono una valida alternativa all’università perché preparano a professioni altamente qualificate, collegate ad aree tecnologiche strategiche. Gli ITS sono scuole ad alta specializzazione, nate per rispondere alla domanda delle imprese; i corsi sono rivolti prevalentemente ai diplomati degli istituti tecnici e professionali (ma non manca chi, nonostante abbia una laurea, si sia rivolto agli ITS per trovare lavoro): le attività formative sono progettate alle imprese e alternano l’esperienza in aula con la formazione in azienda. Due diplomati ITS su tre trovano rapidamente lavoro, spesso nelle imprese che li hanno ospitati durante la formazione. Meglio dell’università: secondo il rapporto Alma Laurea, solo il 44% dei laureati è occupato a un anno di distanza dal titolo. Attualmente gli ITS sono 74: per una mappa completa della loro distribuzione sul territorio si può consultare il sito www.indire.it/its.
Qualora permangano dubbi sulle scelte da fare, soprattutto se si brancola nel buio rispetto alle attitudini, vocazioni e talenti personali su cui puntare, è utile rivolgersi a uno dei centri di orientamento scolastico presenti nel territorio per essere aiutati a identificare le opzioni su cui vale la pena di investire.
Scelto il corso di studi della scuola secondaria, il portale del MIUR dedicato alle iscrizioni (www.iscrizioni.istruzione.it), permette di localizzare la scuola più vicina attraverso l’applicazione “La scuola in chiaro”, che propone una panoramica generale sulle scelte didattiche e organizzative dell’istituto, le caratteristiche del corpo docente, i tassi di ripetenza degli alunni, le attrezzature e i laboratori presenti.
È sempre opportuno visitare la scuola prescelta usufruendo degli “Open day” o fissando un appuntamento con il referente dell’orientamento, per valutare la qualità dell’offerta didattica attraverso informazioni più mirate e documentate.
Una raccomandazione finale: la giovane età non dovrebbe diventare un alibi per eludere le scelte. Decidere quale scuola frequentare dopo la media è un atto di responsabilità che aiuta a crescere e ad autorientarsi. Non bisogna avere paura di sbagliare. All’interno del secondo ciclo d’istruzione e formazione ci sono molte opportunità per aggiustare il tiro rispetto a motivazioni che cambiano, nuovi interessi che affiorano, passioni che si scoprono durante il percorso formativo. Qualunque sia l’indirizzo scelto, meglio puntare su una scuola aperta agli stimoli esterni e al mondo del lavoro perché ha più strumenti educativi per accompagnare i propri allievi in questo processo di sviluppo della propria identità personale, culturale e professionale.
[*] Dirigente scolastica attualmente utilizzata presso il MIUR.
[2] Rapporto presentato il 3 dicembre 2014, consultabile sul sito: www.almadiploma.it.
[3] “Il vuoto della sfiducia crescente nella scuola”, ricerca presentata il 26 giugno 2014, consultabile sul sito: www.censis.it.
[4] “Studio ergo Lavoro. Come facilitare la transizione scuola-lavoro per ridurre in modo strutturale la disoccupazione giovanile in Italia” – McKinsey & Company, 22 gennaio 2014, consultabile sul sito www.mckinsey.it.
[5] Protocollo d’intesa MIUR-Federmeccanica sottoscritto il 17 giugno 2014, consultabile all’indirizzo www.federmeccanica.it/pubb/pdf/Convenzione_Federmeccanica_MIUR.pdf.
[6] POF è l’acronimo del Piano dell’offerta formativa in cui ogni scuola dichiara le proprie scelte educative e gli strumenti che intende mettere in campo per perseguirle. Essendo il documento costitutivo dell’identità della scuola è reso pubblico sul sito, a disposizione degli studenti e delle famiglie, che possono presentare proposte di miglioramento.
[7] Queste indicazioni sono puntualmente riportate nelle “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, trasmesse alle scuole con una nota del 19 febbraio 2014.
[8] “Io mi oriento. Guida di orientamento dopo la terza media per ragazze e ragazzi”, consultabile sul sito www.filo.unioncamere.it.