Dati, relazioni e rapporti di ricerca disegnano oramai costantemente un Paese in declino: giù l’occupazione giovanile, giù la produzione industriale, già le esportazioni, giù i consumi delle famiglie…la nave affonda. Sebbene queste siano rappresentazioni statistiche dell’economia “formale”, si ha talvolta l’impressione che gli analisti quasi esultino nel soffiare sul fuoco della crisi per ottenere divulgazione e credito, fomentando – nostro malgrado – quel circolo vizioso di collettiva apatia che svilisce ogni tentativo di proposta e correttivo.
Anche per questo – come già proposto in precedenti contributi – si tenta qui di valorizzare quei tratti di potenzialità e di resilienza che pure si intravedono, tra i confini di questo ritratto decadente che la pubblicistica impone sullo stato del Paese, con l’obiettivo di proporre correttivi e linee di policy, direzioni per una nave che non sta affatto affondando.
Partiamo da un punto: disoccupazione giovanile. Ci si accanisce nel foraggiare (ai danni dell’erario) comparti industriali destinati al collasso, antistorici, ecologicamente insostenibili, difendendo posti di lavoro via distribuzione di benefici e incentivi, spesso particolaristici, capaci di mettere d’accordo la politica, le parti sociali e l’impresa. Quasi una coazione a ripetere, una componente rituale e nostalgica in odore neo-corporativista che tampona ma non cura. Ne consegue: giovane disoccupato assunto per 24 mesi a basso costo e poi di nuovo scaricato a carico dei servizi per l’impiego.
In un’ottica più sistemica, di politica industriale, i miliardi di euro tutt’oggi spesi per incentivi e integrazioni al reddito – integrati con in non pochi fondi comunitari, in questi giorni in fase di programmazione regionale – potrebbero finanziare interventi di valorizzazione di quei comparti che detengono le maggiori potenzialità in termini di crescita, occupazione e sostenibilità ambientale. Stiamo parlando dei green jobs. Gli scenari al 2020 per le rinnovabili elettriche e termiche, per l’efficienza energetica, l’acqua, i rifiuti, i servizi ambientali, i trasporti sostenibili prevedono 1.397.000 occupati al 2020 (+ 173.000), con una riduzione nel settore delle rinnovabili elettriche, e incremento in tutti gli altri settori (Pontoni e Cusumano, 2013).
I green job passano a 480.030, con un incremento del 48%. Assumendo i tassi di crescita previsti per l’Italia dall’FMI, in questo scenario, la Green Economy da sola porterà un 14% dell’incremento del Pil al 2020. Se si prende in considerazione lo scenario GO GREEN, ovvero di accelerazione delle politiche della Green Economy, gli investimenti complessivi passerebbero da 227 a 272 miliardi, con un incremento di posti di lavoro pari a oltre 519.000 unità. I green job in senso stretto cresceranno dell’87%, da 340.821 a 636.549: praticamente un raddoppio. In termini di crescita del PIL – in questo scenario GO GREEN – l’economia verde contribuirà per oltre il 40% della crescita economica.
Non c’è comparto produttivo che non sia investito da una riconversione “green”: la riduzione degli sprechi e la sostenibilità ambientale e sociale dei processi produttivi sono infatti considerati gli elementi chiave della strategia per superare la crisi, come dimostrato anche dal numero crescente di cittadini e clienti che si orientano verso aziende e prodotti verdi (Gelisio e Gisotti, 2012, Guida ai green jobs Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro).
Un fronte con queste potenzialità apre tuttavia al nodo delle competenze verdi e della formazione dedicata. I processi di eco-innovazione e cambiamento che la green economy induce, come strumento di attuazione dello sviluppo sostenibile nell’attuale fase di transizione, investono anche la formazione, la cui qualità è determinata dalla sua capacità di produrre innovazione di contenuto e metodologico, nonché cambiamenti visibili nelle organizzazioni e nei contesti interessati dall’intervento formativo (Palleschi 2013).
Si tratta di figure chiave per lo sviluppo di settori strategici di nuova economia, incentrati sull’utilizzo delle principali fonti di energie rinnovabili e sull’innalzamento dell’efficienza energetica. Ma anche di figure dedicate alla riconversione in chiave sostenibile di comparti tradizionali del sistema produttivo italiano interessati a processi di riconversione per il contenimento degli impatti ambientali (es. materie prime vegetali nel settore conciario; riduzione degli scarti di lavorazione per vetro e acciaio; aumento della qualità dei processi e dei prodotti ecc.). In entrambi i casi la sostenibilità dello sviluppo costituisce un’occasione di eco-innovazione per la strutturazione delle competenze professionali necessarie per svolgere attività lavorative dentro ambiti sia “tradizionali” – rispetto ai quali si tratterà di integrare in chiave sostenibile le competenze già esistenti, di ampliare una visione troppo settoriale e di rivisitarle in un’ottica sistemica – sia più innovativi, rispetto ai quali non basta addizionare nuove competenze a quelle preesistenti (Ibidem).
Stupisce, pertanto, che questa partita non sia ancora una leva, se non univoca, quantomeno centrale nell’orientamento formativo e professionale dei giovani in cerca di lavoro. Invece di appiattircisi su percorsi universitari o di scuola secondaria vetusti, fiacchi e ridondanti, occorrerebbe rendere sistemico un percorso di orientamento serio verso competenze e professionalità di cui la nostra economia, la nostra società e il nostro ambiente necessitano.
A questo fine ben vengano le esperienze come quella di Milano, con il primo sportello in Italia interamente dedicato ai green jobs. Inaugurato in febbraio 2014, lo sportello nasce da un progetto di Città dei Mestieri di Milano e dell’associazione Greenin’ People, che insieme hanno dato vita al primo sportello di informazioni e orientamento per i Green Jobs in Italia. Lo sportello offre supporto orientativo sulle opportunità di lavoro nella green economy, fornendo indicazioni sull’andamento del mercato verde, sui settori in crescita e sulle figure professionali più richieste dalle imprese. Analogamente offre informazioni sui principali corsi di formazione, sui corsi universitari e sui corsi tecnici per avvicinarsi alle professioni green.