Mi sento di esprimere anche io un sincero cordoglio per la morte di Papa Francesco.
Nel farlo riconosco l’importanza che il suo ministero ha avuto dentro e fuori dalle mura vaticane.
Un Papa militante che verrà ricordato come persona umile, attenta al creato, vicina agli ultimi, ai più fragili, e alle istanze universali di pace e fratellanza. Mica poco.
Ha sfidato molte volte protocolli e tradizioni vetuste, mostrando coraggio e temerarietà anche di fronte a questioni di assoluta complessità.
Non è mia intenzione trasformarlo in un’icona, un superuomo, un simbolo (come inevitabilmente, e suo malgrado, accadrà), perché ritengo che il suo ministero abbia avuto molti limiti oltre alle tante innegabili virtù. È normale e pacifico, era un uomo.
Da cristiano praticante, non cattolico, lo ringrazio per quanto ha provato a fare e quanto è effettivamente riuscito a cambiare in tante menti e cuori.
Certe dinamiche e certi cambiamenti che vive il cattolicesimo, anche in modo indiretto, condizionano le altre denominazioni cristiane, le altre grandi religioni e le società tutte.
Finito il lutto che molti vivranno in preghiera, altri in rispettoso silenzio laico, ci appresteremo a vivere un’altra determinante pagina di Storia. Un capitolo importantissimo.
In un mondo fortemente malato e instabile, a pochi mesi dell’elezione di Trump, dentro a guerre e crisi climatiche, economiche, migratorie e sociali, ciò che accadrà in Vaticano farà molta differenza.
Temo da tempo che nel “dopo Francesco” potrà verificarsi un moto reazionario e marcatamente conservatore, che guarda alla difesa dell’identità e al ritorno al passato (accade sempre in momenti storici come quello che stiamo vivendo) e c’è un nome che continua a girarmi per la testa come prossimo nuovo Pontefice.
Staremo a vedere e avremo tutto il tempo di fare analisi approfondite. Ora non è il momento delle previsioni, ma di silenzio, di rispetto e di una profonda vicinanza a tutti coloro che sentono di aver perso un punto di riferimento.