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IA: professioni che spariranno e che emergeranno*

Perché tanto clamore attorno all’intelligenza artificiale per il futuro del lavoro? Perché assistiamo a dibattiti così accesi, tra visioni catastrofiche di disoccupazione tecnologica di massa e prospettive entusiastiche di nuova prosperità economica? La verità è che l’intelligenza artificiale generativa (come ChatGPT, Claude e Gemini) non è semplicemente un’innovazione tecnologica: rappresenta un punto di svolta storico per il futuro del lavoro, paragonabile all’invenzione della stampa, alla rivoluzione industriale o all’avvento di Internet. Con una differenza fondamentale: la velocità esponenziale, con cui si sta diffondendo, non lascia tempo al naturale adattamento dei sistemi economici e sociali.

Stiamo assistendo a una rivoluzione che promette di aumentare significativamente la produttività e creare nuove opportunità lavorative, ma che contemporaneamente minaccia di rendere obsolete numerose professioni tradizionali in Italia e nel mondo. Non è un caso che il Corriere della Sera abbia recentemente pubblicato un’analisi approfondita sul tema, evidenziando come l’adozione crescente dell’IA potrebbe incrementare notevolmente il PIL italiano, ma al contempo rischia di cancellare milioni di posti di lavoro entro il 2030. Il rapporto del Censis e Confcooperative, citato nello stesso articolo, mette in guardia sulle profonde conseguenze sociali ed economiche sul futuro del lavoro che questa trasformazione digitale potrebbe comportare per il nostro sistema economico e sociale.

Ma quali sono, concretamente, le professioni più a rischio di automazione nei prossimi 5 anni? Quali competenze diventeranno obsolete e quali invece emergeranno? E come possiamo prepararci efficacemente a questo futuro del lavoro che avanza rapidamente?

Il paradosso della produttività dell’IA e il rischio concreto della disoccupazione tecnologica

L’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro promette di aumentare drasticamente l’efficienza e la produttività in numerosi settori economici italiani ed europei. Secondo uno studio di Goldman Sachs, l’adozione dell’IA generativa potrebbe incrementare il PIL globale del 7% nei prossimi dieci anni e aumentare la produttività del lavoro del 1,5% annuo. Tuttavia, questo progresso tecnologico porta con sé la minaccia concreta della cosiddetta “disoccupazione tecnologica“, un concetto che l’economista John Maynard Keynes aveva già teorizzato negli anni ’30 del secolo scorso.

Il paradosso dell’automazione sta proprio qui: una tecnologia dirompente che genera enormi benefici economici potrebbe contemporaneamente privare milioni di lavoratori della loro fonte di sostentamento in tempi molto rapidi. È una sfida occupazionale senza precedenti, che richiede un ripensamento profondo delle politiche economiche, sociali e formative per il mercato del lavoro italiano ed europeo.

Le professioni nel mirino dell’automazione intelligente nel 2025: analisi dei lavori a rischio

Non tutte le professioni sono ugualmente vulnerabili all’automazione e all’intelligenza artificiale. Le ricerche più recenti condotte da istituzioni autorevoli come il McKinsey Global Institute, Deloitte, Oxford Economics e il World Economic Forum identificano chiaramente quali categorie professionali rischiano maggiormente di essere sostituite dall’IA nei prossimi anni in Italia e nel contesto europeo.

Il declino delle mansioni routinarie nel mercato del lavoro 2025

Automazione nel settore bancario e finanziario italiano

Il settore bancario e finanziario italiano sta subendo una trasformazione digitale radicale. Operatori di sportello bancario e cassieri vedono il proprio ruolo professionale progressivamente eroso da sportelli automatici, chatbot AI avanzati e servizi bancari online. Secondo diversi studi, entro il 2030 oltre il 70% delle attività svolte oggi dai cassieri bancari potrebbe essere completamente automatizzato dall’intelligenza artificiale. Le grandi banche italiane come Intesa Sanpaolo e UniCredit stanno già riducendo significativamente il personale dedicato a queste mansioni ripetitive, privilegiando soluzioni digitali che offrono maggiore efficienza operativa e disponibilità 24/7. Secondo McKinsey, l’intelligenza artificiale generativa potrebbe automatizzare tra il 60% e il 70% delle attività lavorative in generale inoltre, entro il 2030, si stima che circa il 27% delle ore lavorative in Europa e il 30% negli Stati Uniti potrebbero essere automatizzate, con un impatto significativo sulle transizioni occupazionali. 

Trasformazione della professione contabile

Anche i commercialisti e i professionisti della contabilità affrontano sfide importanti nel mercato del lavoro futuro. Compiti come la registrazione di transazioni finanziarie, la preparazione di dichiarazioni fiscali standard e la revisione di documenti finanziari possono essere gestiti in modo più efficace e accurato da algoritmi di intelligenza artificiale, capaci di elaborare enormi volumi di dati in tempo reale senza errori. Secondo Deloitte, nei prossimi dieci anni fino al 50% delle attività contabili tradizionali potrebbe essere sostituito da sistemi basati sull’IA, trasformando radicalmente questa professione.

Evoluzione delle professioni legali con l’IA

Nel settore legale italiano ed europeo, l’automazione intelligente sta trasformando attività come la redazione contrattuale, la verifica di conformità normativa e l’archiviazione dei documenti legali. Notai, praticanti legali e paralegali vedono già parte del proprio lavoro routinario svolto da software specializzati basati su AI. Importanti studi legali internazionali, come Allen & Overy e Clifford Chance, utilizzano già sistemi di intelligenza artificiale avanzata per gestire mansioni ripetitive, permettendo agli avvocati di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto, come consulenze legali strategiche e gestione delle relazioni con i clienti.

Il quadro internazionale dell’impatto dell’IA sul lavoro: dati e previsioni 2023-2030

Per comprendere la reale portata della trasformazione del mercato del lavoro causata dall’intelligenza artificiale e sul futuro del lavoro, è essenziale considerare le previsioni più recenti fornite da autorevoli organizzazioni di ricerca internazionali.

Lo studio completo di Goldman Sachs sull’automazione del lavoro

Secondo l’analisi approfondita pubblicata da Goldman Sachs nel marzo 2023 , l’intelligenza artificiale generativa potrebbe automatizzare l’equivalente di 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno a livello globale entro il 2030. Questo numero impressionante rappresenta circa il 20% della forza lavoro mondiale attuale, evidenziando l’entità senza precedenti della trasformazione occupazionale in atto. I settori più colpiti dall’automazione includeranno l’amministrazione d’ufficio, i servizi legali, la consulenza fiscale, i servizi finanziari e bancari, dove molte attività possono essere standardizzate e quindi completamente automatizzate dall’IA.

Le previsioni del World Economic Forum sul futuro del lavoro

Il rapporto “Future of Jobs 2023” del World Economic Forum indica che nei prossimi cinque anni il 23% dei lavori esistenti subirà notevoli cambiamenti strutturali a causa dell’intelligenza artificiale. Particolarmente significativo è il dato secondo cui l’81% delle mansioni oggi svolte da impiegati amministrativi, supervisori aziendali e intermediari finanziari potrebbe essere sostituito da tecnologie di automazione intelligente entro il 2028.

Tuttavia, non tutto è perduto sul fronte occupazionale: lo stesso rapporto prevede anche la creazione di circa 69 milioni di nuovi posti di lavoro legati all’IA in settori emergenti, parzialmente compensando le perdite occupazionali nei settori tradizionali. Questo aspetto è fondamentale per comprendere la vera natura della trasformazione in atto nel mercato del lavoro globale: non si tratta semplicemente della scomparsa definitiva di posti di lavoro, ma di un profondo riallineamento strategico del mercato del lavoro verso nuove competenze digitali e professioni emergenti.

Oltre la paura dell’automazione: le nuove professioni emergenti con l’intelligenza artificiale

Se è vero che molte professioni tradizionali verranno trasformate o ridimensionate dall’intelligenza artificiale, è altrettanto certo che nuove opportunità professionali emergenti stanno già nascendo sul mercato del lavoro italiano ed europeo. L’ecosistema occupazionale non sta semplicemente contraendosi a causa dell’IA, ma si sta profondamente trasformando, privilegiando competenze digitali avanzate e trasversali rispetto al passato. In questo scenario di rapida evoluzione tecnologica, alcune competenze chiave diventeranno particolarmente preziose e richieste dal mercato:

Competenze tecniche avanzate nell’intelligenza artificiale

Data scientist, ingegneri AI, sviluppatori di algoritmi avanzati, specialisti di architetture AI, analisti di cybersecurity e specialisti del deep learning saranno sempre più richiesti con stipendi in costante crescita. Queste figure professionali emergenti non solo dovranno possedere solide conoscenze tecniche specifiche, ma anche una comprensione approfondita dei settori verticali in cui operano, combinando expertise tecnologica specializzata e conoscenza di dominio industriale specifico.

Competenze etiche, normative e di governance AI

Con l’avanzare dell’intelligenza artificiale in tutti i settori, cresce esponenzialmente anche la necessità di professionisti specializzati capaci di gestirne gli aspetti etici, legali e normativi in modo proattivo. Esperti in etica dell’intelligenza artificiale, specialisti di governance tecnologica, auditor di algoritmi AI e consulenti per la conformità normativa in ambito digitale rappresentano professioni altamente emergenti con ottime prospettive di crescita e sviluppo professionale nei prossimi 5-10 anni.

Competenze umane avanzate non replicabili dall’IA

Le capacità cognitive e relazionali più difficilmente automatizzabili – creatività strategica, intelligenza emotiva avanzata, pensiero critico sistemico, problem solving complesso, leadership trasformativa – diventeranno ancora più preziose e richieste dal mercato. Le professioni che richiedono elevate capacità relazionali e creative di alto livello, come facilitatori di innovazione, coach specializzati, mediatori culturali, manager di team creativi multidisciplinari, continueranno a essere dominate dagli esseri umani anche nell’epoca dell’intelligenza artificiale avanzata.

Ripensare completamente la formazione professionale nell’era dell’intelligenza artificiale

Il sistema educativo italiano ed europeo deve evolvere rapidamente per preparare le nuove generazioni – e soprattutto riqualificare quelle attuali – alle sfide concrete del mercato del lavoro futuro dominato dall’IA. Numerosi esperti di formazione professionale concordano che questo processo di trasformazione formativa richiede un approccio radicalmente nuovo.

La formazione nell’era dell’intelligenza artificiale deve integrare nei percorsi educativi competenze digitali avanzate fin dalla scuola primaria, non limitandosi all’alfabetizzazione informatica di base ma introducendo gradualmente concetti di programmazione, analisi dati e principi di intelligenza artificiale. È fondamentale promuovere la formazione continua e l’apprendimento permanente come elementi essenziali della vita professionale moderna, superando il modello tradizionale di formazione concentrata solo nei primi anni della vita. Diventa strategico sviluppare programmi intensivi di riqualificazione professionale per lavoratori a rischio concreto di disoccupazione tecnologica, con percorsi formativi brevi ma intensivi che permettano una rapida riconversione verso professioni emergenti.

Un esempio particolarmente interessante di questo approccio innovativo viene dalla Finlandia, dove il Governo ha strategicamente lanciato “Elements of AI“, un corso online gratuito e accessibile che mira a formare almeno l’1% dell’intera popolazione nazionale sui fondamenti dell’intelligenza artificiale, democratizzando l’accesso a queste conoscenze avanzate.

Il ruolo strategico delle imprese italiane: partner attivi nella transizione professionale

Le aziende italiane ed europee non possono più limitarsi a subire passivamente questa trasformazione tecnologica dirompente. Al contrario, hanno un ruolo strategico chiave nella transizione del mercato del lavoro verso l’era dell’intelligenza artificiale. Le organizzazioni più lungimiranti stanno già implementando strategie proattive per gestire questo cambiamento epocale.

Le imprese all’avanguardia stanno mappando sistematicamente le competenze attuali e future necessarie all’organizzazione, creando una roadmap chiara delle professionalità emergenti. Stanno investendo significativamente nella formazione avanzata e nella riqualificazione strategica dei propri dipendenti attuali, invece di limitarsi a sostituirli con nuovi profili. Le organizzazioni più innovative stanno creando percorsi strutturati di transizione professionale all’interno dell’azienda stessa, permettendo ai collaboratori di evolvere verso nuovi ruoli emergenti. È fondamentale che il sistema imprenditoriale collabori attivamente con il sistema educativo e universitario per definire in modo preciso i nuovi profili professionali richiesti dal mercato.

Multinazionali tecnologiche come IBM, Microsoft e Google hanno già lanciato ambiziosi programmi di riqualificazione interni su larga scala, permettendo a migliaia di propri dipendenti di evolversi professionalmente verso ruoli specializzati più allineati con le nuove esigenze tecnologiche del mercato.

Politiche pubbliche italiane ed europee per una transizione inclusiva e sostenibile

I Governi e le istituzioni pubbliche italiane ed europee devono sviluppare strategie chiare, concrete e lungimiranti per gestire efficacemente questa transizione epocale verso un’economia basata sull’intelligenza artificiale:

È essenziale creare reti di protezione sociale adeguate e moderne per chi perde il lavoro specificamente a causa dell’automazione intelligente, con sussidi temporanei mirati alla riqualificazione professionale. I governi dovrebbero finanziare in modo significativo programmi specializzati di riqualificazione su larga scala, collaborando con università e centri di formazione d’eccellenza. Diventa strategico incentivare fiscalmente le aziende che investono concretamente nella formazione avanzata dei dipendenti in ambito digitale e intelligenza artificiale. È necessario promuovere partnership strutturate pubblico-privato per affrontare in modo coordinato le complesse sfide occupazionali dell’era dell’IA.

Un approccio particolarmente interessante e replicabile è quello strategicamente adottato da Singapore con il programma nazionale “SkillsFuture“, che offre a ogni cittadino un credito sostanzioso e personalizzato specificamente destinato alla formazione continua e all’aggiornamento.

Verso un nuovo contratto sociale

L’intelligenza artificiale non rappresenta solo una sfida tecnologica, ma anche sociale e politica. Richiede un ripensamento del contratto sociale, delle politiche distributive e del concetto stesso di lavoro nella società contemporanea.

Se l’IA permetterà di aumentare significativamente la produttività con meno lavoro umano, diventa cruciale riflettere su come redistribuire i benefici di questo avanzamento. Alcune proposte in discussione includono:

Riduzione dell’orario di lavoro, per distribuire le opportunità lavorative su una base più ampia.

Tassazione delle attività automatizzate, per finanziare programmi di welfare e riqualificazione.

Forme di reddito universale di base, per garantire un livello minimo di sussistenza in un’economia altamente automatizzata.

Nuove forme di proprietà condivisa dei mezzi di produzione tecnologici.

Preparare il terreno per un futuro prospero

L’intelligenza artificiale rappresenta un’enorme opportunità, ma anche una grande sfida per il futuro del lavoro. La storia ci insegna che l’innovazione tecnologica, sebbene inizialmente dirompente, ha sempre portato nel lungo periodo a un aumento complessivo del benessere e a nuove opportunità professionali. La differenza cruciale, questa volta, è la velocità con cui questa trasformazione sta avvenendo, che richiede un adattamento altrettanto rapido da parte di individui, organizzazioni e istituzioni.

Affrontare questa transizione con strategie lungimiranti e inclusive permetterà di trasformare un potenziale rischio in un’occasione straordinaria di crescita economica e sociale. Non si tratta di resistere al cambiamento, ma di guidarlo attivamente verso un futuro in cui l’intelligenza artificiale amplifichi le capacità umane, invece di sostituirle. Come disse Alan Kay, pioniere dell’informatica: “Il modo migliore per prevedere il futuro è inventarlo”. Mai come ora, questa affermazione risulta attuale e necessaria.

L’impatto dell’IA sul settore professionale italiano

Il contesto italiano presenta peculiarità significative rispetto al panorama internazionale. Con una struttura economica caratterizzata da una forte presenza di PMI e da un tessuto professionale tradizionale, il nostro paese potrebbe vedere un impatto differenziato dell’IA.

Secondo l’Osservatorio Professioni Digitali del Politecnico di Milano, nei prossimi 5 anni il 30% delle attività svolte da commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati potrebbe essere automatizzato. Tuttavia, lo stesso studio evidenzia come la domanda di servizi di consulenza strategica, interpretazione normativa e pianificazione complessa potrebbe crescere del 25%.

Per gli studi professionali italiani, l’IA rappresenta quindi non solo una minaccia, ma anche un’opportunità di evoluzione verso servizi a maggior valore aggiunto, meno standardizzati e più personalizzati. Gli studi che sapranno integrare l’IA nei propri processi, liberando tempo per attività ad alto valore relazionale e interpretativo, potranno rafforzare la propria posizione di mercato invece di subirla passivamente.

*DA      16/07/2025

**Formatore e Business Coach

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