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I danni alla solidarieta’ internazionale di Trump

Si dice che in politica non ci siano vuoti. Ed è tanto più vero se si guarda agli effetti della decisione di Trump di sospendere le attività e bloccare tutti i fondi di USAID, la più grande agenzia per la cooperazione allo sviluppo al mondo. 

Da subito è apparso chiaro infatti, che le conseguenze di queste decisioni e chiusure saranno anche politiche. Il vuoto lasciato dagli USA in moltissimi paesi del mondo verrà riempito in particolare dalle strategie espansioniste dei due giganti autocratici: Cina e Russia. Il presidente ghanese John Dramani Mahama che a causa delle decisioni USA è stato costretto a taglare fondi 156 milioni di spesa per programmi per la crescita economica e l’istruzione, intervenendo alla Conferenza di Monaco, ha avvertito gli Stati Uniti che agendo in questo modo perderanno influenza all’estero a favore di altre grandi potenze: “Mentre i ponti bruciano, nuovi ponti vengono formati”.

Le conseguenze immediate che questa scelta ha prodotto con il licenziamento immediato di migliaia di dipendenti diretti e di tutti gli operatori, molti in zone di guerra, sono catastrofiche. Si parla del blocco di un budget annuale pari a circa 50 miliardi di $. Si parla del fatto che migliaia di dipendenti diretti si sono visti immediatamente togliere l’immunità diplomatica con conseguenze pesanti in paesi a rischio, l’accesso ai fondi, ai computer, alle mail, alla possibilità dell’assistenza sanitaria o di recuperare rimborsi dovuti o di pagare affitti, scuole o altro ancora. L’organizzazione sanitaria globale JSI ha licenziato metà del personale a causa del congelamento degli aiuti degli Stati Uniti. Circa 54.000 operatori sanitari in Kenya hanno perso il lavoro. Diverse cliniche per la pianificazione familiare in Afghanistan Bangladesh, Alawi e Filipppine hanno dovuto chiudere.

Nel 2023, secondo il Congressional Research Service, USAID aveva investito 10,5 miliardi di $ in aiuti umanitari e 10,5 miliardi di $ in programmi sanitari in molti paesi in situazioni drammatiche come il Sud Sudan, la Siria, la Birmania. 

Anche la National Endowment for Democracy (NED), organizzazione, anch’essa sotto il diretto controllo del Congresso, nata nel 1983 per il sostegno alle istituzioni e ai valori democratici nel mondo, composta da quattro istituti gestiti ciascuno dai democratici, dai repubblicani dalle organizzazioni degli imprenditori e dai sindacati, è stata travolta dal blocco totale. NED ha in atto in 16 paesi in Asia ben 338 programmi per un totale di 51.7 milioni di dollari.

Il Solidarity Center, struttura dell’AFLCIO per la cooperazione sindacale nel mondo, con progetti in 60 paesi, è una delle organizzazioni parte del NED che si è vista congelare tutti i fondi.

La decisione di Trump sta avendo conseguenze terribili a livello globale, sia per i soggetti che sino ad oggi hanno beneficiato di questi aiuti, che per l’importanza strategica che la cooperazione allo sviluppo ha avuto e ha nel posizionamento globale dei pasi e per il sostegno alla democrazia.

Nel frattempo il sindacato che organizza i dipendenti di USAID ha fatto causa alla amministrazione Trump e nella denuncia oltre all’elenco delle immediate tragedie si afferma tra l’altro: “Queste azioni hanno generato una crisi umanitaria globale interrompendo bruscamente il lavoro cruciale dei dipendenti, dei beneficiari e degli appaltatori di USAID. Sono costate migliaia di posti di lavoro americani. Hanno messo a repentaglio gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Si legge nella causa depositata presso una corte federale di Washington DC. La causa sostiene che solo il Congresso può sciogliere l’agenzia e definisce le azioni dell’amministrazione Trump “incostituzionali e illegali”.

Se per esempio si guarda alla Birmania, nel 2024 USAID aveva destinato al paese sotto una delle più violente dittature al mondo circa 238 milioni di dollari. Il 47% per aiuti umanitari. Immediati sono stati gli impatti negativi. Gli ospedali che servivano oltre 100.000 persone nei campi profughi in Thailandia hanno sospeso a tempo indeterminato il lavoro. 

Joe Freeman, ricercatore di Amnesty International per la Birmania ha dichiarato: “La decisione ha bruscamente chiuso gli ospedali nei campi profughi, ha messo a rischio di deportazione i difensori dei diritti umani in fuga e ha messo a repentaglio i programmi che aiutano le persone a prevenire le atrocità della giunta, a sopravvivere nelle zone di conflitto e a ricostruire le proprie vite in mezzo alle continue ondate di violenza”.

Il blocco dei fondi a sostegno dei progetti per la promozione della democrazia, pari a 39 milioni ha immediatamente prodotto danni spesso irrecuperabili. Moltissime piccole associazioni locali che beneficiavano dei contributi USA per e la tutela dei dissidenti, il sostegno ai rifugiati interni, l’assistenza sanitaria dei rifugiati interni, sono state costrette a chiudere. I media e le agenzie di stampa indipendenti birmane (dal colpo di stato ad oggi oltre 200 giornalisti sono stati arrestati) sono a rischio di sopravvivenza. Molti media democratici che si erano organizzati al confine tra Thailandia e Birmania sono stati costretti a tagliare personale e stipendi. Ko Nyan Lin Htet, caporedattore della Mekong News Agency, ha affermato che la macchina della propaganda del regime e i media statali cinesi ne trarranno vantaggio; “La Cina è sempre in osservazione. Se i media indipendenti si restringono, la propaganda sostenuta dalla Cina si espanderà”.

L’amministrazione Trump ha già annullato le borse di studio universitarie finanziate da USAID per studenti birmani basandosi su una bugia. Il Dipartimento per l’efficienza governativa (DOGE) guidato da Elon Musk ha annunciato di aver annullato 45 milioni di dollari di finanziamenti per il programma di borse di studio per “la diversità e l’inclusione” per studenti del Myanmar. Un dipendente di basso livello del DOGE ha semplicemente cercato in un database di sovvenzioni del governo federale la parola “diversità” per trovare “diversità, equità e inclusione (DEI)”. Queste borse di studio, lanciate a febbraio dell’anno scorso, non hanno assolutamente nulla a che fare con i programmi sulla diversità (ovvero LGTBQ*) in stile statunitense. Queste borse di studio hanno beneficiato un gruppo etnicamente eterogeneo di studenti birmani che perseguono l’istruzione superiore in diversi paesi asiatici. Ma in un video si vede il presidente Trump gongolare mentre afferma “potete immaginare dove sono finiti quei soldi!” riferendosi alle borse di studio birmane e al preconcetto che USAID, in una situazione di guerra civile come la Birmania, stesse finanziando programmi per gay o transgender. 

La cooperazione allo sviluppo, considerata sempre come un pilastro del soft power statunitense durante la guerra fredda, e che ha permesso di costruire nel corso degli anni, forti rapporti di fiducia tra i paesi ora è totalmente inficiata. Michael Schiffer, tra i manager di USAID per l’Asia dal 2022 a gennaio, ha dichiarato a Just Security: “L’amministrazione Trump ha appena messo l’America all’ultimo posto, mentre ha fatto un regalo ai nostri più grandi avversari, in particolare la Cina”. “Le alleanze americane ne soffriranno. I partner degli Stati Uniti saranno a rischio. E i nemici dell’America gioiranno”. Chissà se l’Europa invece si sveglierà.

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