I dati che seguono sono stati tratti dalle dichiarazioni dei redditi effettuate presso i CAF-CISL della Lombardia nel 2013. Si tratta di 342.155 dichiarazioni per i dipendenti e 280.042 per i pensionati per un totale di 622.197 dichiarazioni. Un campione casuale ma molto ampio e dunque sufficientemente rappresentativo.
I dati ci sono stati forniti dal CAF nazionale, che ringraziamo di cuore.
Sono stati rielaborati dall’Ufficio contrattazione della CISL Lombardia e ne presentiamo i principali risultati:
- −per età
- −per sesso
- −per settore
- −per carichi di famiglia
- −per provincia
- −per classi di reddito
Per età
1 – Complessivamente il reddito medio è aumentato, per i dipendenti, in termini monetari del 2,5%. Il valore reale è invece negativo perchè, con un’inflazione al 3,0% il valore reale del reddito cala di 0,5%.
2 – Il calo reale riguarda tutte le fasce fino ai 64 anni e gli over 90 per i dipendenti. Si registra invece un aumento per le classi di età superiori ai 65 anni, fino ai 90, le quali comprendono un numero esiguo di contribuenti pari a 2.689 (0,79% dei dichiaranti). Va sottolineto, in particolare, il pesante calo della fascia d’età dai 19 ai 29 anni.
3 – Va peggio ai pensionati che calano, in termini monetari, dell’1,5% che corrisponde a una perdita del -4,5% in termini reali. Nessuna classe di età fa meglio dell’inflazione. Il reddito cresce, ma meno dell’inflazione, dai 60 agli 80 anni.
Per sesso
Fra i dipendenti, le donne aumentano il loro reddito di quasi un punto più degli uomini (3,18% contro 2,29%) e stanno, se pur di poco, sopra l’inflazione. Tra i pensionati, invece, le donne regrediscono notevolmente (–3,82%), mentre gli uomini stanno in sostanziale pareggio monetario (+0,08%), anche se il loro potere d’acquisto diminuisce di un importo pari all’inflazione .
Il terziario privato (+6,48%) e l’industria (+3,87%) fanno meglio dell’inflazione; seguono l’agricoltura (+2,44%) e il terziario pubblico (-2,29%), che risente indubbiamente del blocco della contrattazione nazionale.
Il cambio di classificazione registrato lo scorso anno modifica anche la classifica dei valori assoluti: troviamo al primo posto l’industria (28.149), poi il terziario privato (26.517) poi il terziario pubblico (24.842) e infine l’agricoltura (21.088).
Carichi di famiglia
1 – Il 41,53% dei contribuenti ha familiari a carico, in ripresa quest’anno rispetto all’anno precedente. Di questi:
- −il 22,24% ne ha uno
- −il 13,56% ne ha due
- −il 3,83% ne ha tre
- −il 1,44% ne ha più di tre
2 – Resta confermata l’osservazione che la maggioranza delle famiglie ha più di un reddito a disposizione: infatti, oltre che in percentuale inferiore (41,53% contro il 58,47%) le famiglie con familiari a carico, fino a due figli, hanno una minoranza con il coniuge a carico.
3 – La presenza di due o più figli spinge le donne ad abbandonare il lavoro. Infatti da tre persone a carico in su la maggioranza ha anche il coniuge a carico.
Redditi e tassazione per provincia
1 – L’imposta pagata dai dipendenti nei capoluoghi è più alta di quella pagata in provincia perchè il reddito è superiore, ad eccezione di Legnano-Magenta. Infatti, il reddito medio in provincia è pari a 24.962 con una crescita rispetto all’anno precedente dello 1,37%, mentre quello nei capoluoghi è pari a 28.066 con una crescita rispetto all’anno precedente dell’ 1,11%.
L’imposta media pagata in Lombardia sale dal 19,12% al 21,66% con un aumento del 13,27%.Nella provincia andiamo da un minimo di 19,44% a Sondrio a un massimo di 23,14% a Milano, a fronte di una media regionale del 21,41%. Nei capoluoghi da un minimo di 21,68% di Legnano-Magenta a un massimo di 24,06% di Milano, a fronte di una media regionale del 23,49%.
2 – Anche per i pensionati vale l’osservazione che l’imposta pagata nei capoluoghi è più alta che in provincia, a causa dei redditi più alti. A fronte di un reddito medio nei capoluoghi di 22.628 euro, ne abbiamo uno in provincia di 20.013.
L’imposta media pagata in regione è salita dal 17,73% al 19.93% con un aumento del 12,41%, meno di quello degli attivi, ma pur sempre molto alto.
Nella provincia andiamo da un minimo di imposta del 17,38% a Sondrio a un massimo del 20,16% a Milano, a fronte di una media regionale del 19,70%. Nei capoluoghi da un minimo di 20,47% a Sondrio a un massimo di 21,52% a Milano, a fronte di una media regionale del 21,24%.
3 – L’andamento dell’imposta per gli attivi, passando dal 2011 al 2012, è in crescita, passando dal 19,12% al 21,66%, con un aumento della pressione fiscale del 2,54%. Andiamo da un +2,18% a Sondrio a un +2,80 a Mantova.
Per la sola provincia cresciamo dal 18,86% al 21,41% con un aumento del 2,55%. Andiamo dal +2,13% a Sondrio al +2,83% di Mantova.
Per i capoluoghi cresciamo dal 21,08% al 23,49% con un aumento del 2,41%. Andiamo dal +2,09% di Milano al +2,97% di Bergamo.
4 – Per i pensionati, passando dal 2011 al 2012, siamo sempre in crescita, passando dal 17,73% al 19,93%, con un aumento della pressione fiscale del 2,2 %. Andiamo da un +1,82% a Lecco a un +2,70 a Sondrio.
Per la sola provincia cresciamo dal 17,46% al 19,70%, con un aumento del 2,24%. Andiamo dal +1,84% di Lecco al +2,70% di Sondrio.
Per i capoluoghi cresciamo dal 19,26% al 21,24%, con un aumento del 1,99%. Andiamo dal 1,62% di Mantova al +2,70 di Sondrio.
Per classi di reddito
1 – Nel 2012, i lavoratori dipendenti perdono un po’ rispetto al 2011. I percettori di reddito bassi (da 0 a 15.000) euro aumentano dal 17,10% al 17,54% (+0,44%). I medio-bassi (da 15.000 a 30.000) calano dal 61,44% al 59,10% (-2,34). Aumentano invece i medio-alti (da 30.000 a 50.000) dal 16,62% al 18,51% (+1,89) e gli alti dal 4,84% al 4,85% (+0,01%).
2 – Per i pensionati abbiamo un andamento più netto e negativo. I percettori di pensione bassa aumentano dal 30,27% al 30,97% (+0,70%) e i medio-bassi aumentano dal 55,99% al 56,11% (+0,12%). I medi calano dal 11,47% al 10,77 (-0,70%) e gli alti calano dal 2,28% al 2,15% (-0,13%).
Conclusioni
1 – Calano, rispetto al potere d’acquisto, i redditi da lavoro (+2,5% con un’inflazione al 3%).
In particolare gli under 29 hanno una progressione negativa molto significativa dal -4,14 % per la classe dai 25 ai 29 anni al -28,50% per la classe fino ai 19 anni.
Va molto peggio ai pensionati che calano del 4,5% in termini reali.
2 – Le donne dipendenti aumentano il loro potere d’acquisto dello 0,18%, mentre gli uomini lo diminuiscono dello 0,71%.
Invece le donne pensionate vedono calare il loro potere d’acquisto del 6,82% e gli uomini del 2,92%.
3 – Il terziario privato (+ 6,48 in termini monetari) e l’industria (+3,87% in termini monetari) fanno meglio dell’inflazione. Invece l’agricoltura (+2,44%) e il terziario pubblico (-2,29%) fanno peggio.
In particolare si segnala il terziario pubblico, che risente negativamente del blocco della contrattazione.
4 – La maggioranza delle famiglie dispone di più di un reddito.
Le donne con due figli o più abbandonano il lavoro.
5 – Le imposte per i dipendenti sono aumentate in un anno del 13,27% (in termini di pressione fiscale si passa dal 19,12% al 21,66% con un aumento del 2,54%).
Per i pensionati le imposte aumentano del 12,41% (in termini di pressione fiscale si passa dal 17,73% al 19,93% con un aumento del 2,2%).
6 – Per i dipendenti aumentano le fasce basse di reddito, segno di un aumento della povertà (da 0 a 15.000 euro), dal 17,10% al 17,54%.
Per i pensionati aumentano le fasce basse dal 30,27% al 30,97% e le medio-basse (da 15.001 a 30.000) dal 55,99% al 56,11%.
Per i dipendenti aumenta quindi la fascia povera della popolazione e, in contemporanea, aumentano le fasce ricche. Aumenta quindi il divario tra ricchi e poveri.
Per i pensionati c’è invece un impoverimento complessivo.
- UN CONFRONTO 2012-2008 SUI DATI FISCALI
Premessa
Siamo ormai arrivati al quarto anno di lettura dei dati fiscali e può essere interessante fare un confronto tra i dati relativi al 2012 (dichiarazioni del 2013) e quelli del 2008 (dichiarazioni del 2009) per vedere come si sono comportati i redditi e i prelievi fiscali nei cinque anni della crisi più lunga e più profonda dal dopoguerra ad oggi.
I dati da cui traiamo spunto sono quelli che ogni anno ci fornisce il CAF nazionale della CISL, che li elabora sulla scorta delle dichiarazioni dei redditi (più di 600.000 ogni anno) della Lombardia fatte presso il CAF stesso. Lo ringraziamo di cuore per questa preziosa fonte di informazione.
I dati vengono elaborati dall’Ufficio Contrattazione della CISL Lombardia e presentiamo i principali risultati:
- −per età
- −per sesso
- −per provincia
- −per classi di reddito
Per età
Nei cinque anni dell’indagine il reddito medio è aumentato per i dipendenti del 4,90%. A fronte di un’inflazione che, nello stesso periodo è stata dell’11,70% possiamo registrare una perdita del potere d’acquisto del -6,8%.
Per i pensionati va un po’ meglio perchè le pensioni aumentano del 7,45%, con una perdita del potere d’acquisto del 4,25%. Questo dato è possibile, nonostante il blocco della rivalutazione delle pensioni, per il graduale sostituirsi delle pensioni basse, tipiche del primo dopoguerra, con pensioni più alte, caratteristiche delle classi d’età che sono andate in pensione più tardi, caratterizzate da una maggior regolarità nei versamenti contributivi.
Segnaliamo in particolare la perdita di salario monetario che si registra tra i dipendenti nelle classi inferiori ai 29 anni e superiori ai 60 anni.
Per i pensionati si può notare una perdita dai 20 ai 35 anni, poi un graduale miglioramento fino al picco dai 70 ai 74 anni, unica classe d’età che supera l’inflazione, per poi ridiscendere.
Per sesso
Dai dati per sesso si ricava che nessuna categoria fa meglio dell’inflazione. Da notare che nei pensionati gli uomini se la cavano meglio delle donne ( 9,60% contro 5,96%) nei dipendenti sono le donne a far meglio degli uomini (6,93% contro 4,13%), segno che seppur molto lentamente la condizione della donna migliora un po’ negli anni, anche se permangono le disparità storiche tra i due sessi.
Redditi e tassazione per provincia
L’imposta media pagata dai dipendenti in Lombardia sale dal 18,77% al 21,66% con un aumento della pressione fiscale del 2,89% e un aumento dell’imposta del 15,41%.
L’imposta media pagata dai pensionati sale dal 16,57% al 19,93% con un aumento della pressione fiscale del 3,36% e un aumento dell’imposta del 20,29%.
Si vede in questi anni di crisi come le politiche dei Governi abbiano richiesto un contributo aggiuntivo molto pesante a dipendenti e pensionati, sui quali è gravato in buona parte il necessario risanamento dei conti pubblici.
Per classi di reddito
Per i dipendenti i percettori di reddito bassi e medi calano rispettivamente dello 0,46% e del 4,07%; mentre aumentano i medio-alti e gli alti rispettivamente del 3,64% e dello 0,89%, segno di un arricchimento, almeno monetario. Probabilmente sarebbe diversa l’analisi se tenessimo conto dell’inflazione (+11,7%).
Per i pensionati c’è un robusto dimagrimento della classe più povera (-11,94%) e un corrispettivo ingrandirsi di quelle superiori: +7,64% per i medi, +3,70% per i medio alti, +0,58% per gli alti. Questo fenomeno è dovuto, almeno in parte, alla sostituzione, già ricordata, delle pensioni basse con pensioni più alte.