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I salvati da Bergoglio sotto la dittatura militare argentina

Un libro straordinario che mette a tacere, una volta per tutte, le menzogne su Papa Francesco, uscite subito dopo la sua elezione al soglio pontificio.
Come si ricorderà, rilanciate da alcuni grandi quotidiani internazionali (come il New York Times e il quotidiano argentino Paginas 12 e riprese poi, in Italia, anche da alcuni quotidiani), Bergoglio venne accusato di essere stato connivente con l’infernale dittatura dei militari argentini. Anzi, secondo l’accusa del giornalista Horacio Verbitsky, si era reso responsabile di una denuncia contro due suoi confratelli, Franz Jalics e Orlando Jorio.

In realtà, come afferma Julio Strassera (il procuratore del processo contro la Giunta Militare argentina), erano, come dimostrato da libro, stati proprio i torturatori a far credere ai due gesuiti che fosse stato il loro ex provinciale, Jorge Bergoglio appunto, a denunciarli per la loro attività, definita dai militari, “sovversiva”. Questo e altro c’è in questo libro “La lista Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura”(pagg. 192,€ 11,90) pubblicato da una piccola casa editrice missionaria (Emi di Bologna), che già sta avendo richiesta di acquisto dei diritti per le edizioni in lingua inglese, francese, spagnolo, portoghese, ungherese e croato (per un totale di 30 paesi). 

Scritto da un bravissimo cronista giudiziario di Avvenire, Nello Scavo, porta alla luce, in un racconto avvincente, l’opera di salvataggio, nei confronti dei perseguitati, dell’allora giovane provinciale dei gesuiti di Argentina. Il ritratto di Bergoglio che esce dal libro è quello di un vero uomo d’azione, risoluto e anche astuto, capace di creare una autentica rete di protezione efficace, anche fuori dai confini dell’Argentina, che ha consentito la salvezza di almeno un centinaio di persone. Senza contare quelli messi in salvo “preventivamente” , cioè messi in guardia dallo stesso Bergoglio, prima  che venissero sequestrati. Come in una guerra di spionaggio non mancano gli stratagemmi per cercare di ingannare la rete della dittatura militare, una dittatura tra le più crudeli dell’America Latina (tra il 1976 e il 1983 ci sono 30 mila scomparsi, 19 mila torture ed esecuzioni sommarie, 500 bambini strappati alle loro madri, condannate a morte, e dati alle coppie di militari che non potevano averne). 

Così si viene a sapere, ad esempio, dell’utilizzo del Centro gesuita di San Miguel come nascondiglio per i perseguitati, fatti passare come “giovani in ritiro spirituale”, fughe nella notte, nascosti nella macchina di Bergoglio, per imbarcarsi per l’Uruguay o Brasile, di telefonate fatte da telefoni pubblici per evitare intercettazioni, della complicità con i diplomatici stranieri per ottenere passaporti (come il viceconsole italiano Enrico Calamai che aiutò Bergoglio ad espatriare  i coniugi Sergio e Ana Gobulin, oggi residenti in Friuli) . La riuscita delle operazioni era garantito dal segreto. Infatti chi entrava nella “rete Bergoglio” nulla sapeva di altri nelle stesse condizioni.  

Come afferma il teologo argentino, gesuita pure lui, Juan Carlos Scannone: “se uno di noi avesse saputo e fosse stato sequestrato e sottoposto a tortura, l’intera rete di protezione sarebbe saltata. Padre Bergoglio era consapevole di questo rischio e per questo tenne tutto segreto. Un segreto che ha mantenuto anche in seguito, perché non ha mai voluto farsi vanto di quella sua eccezionale missione”. Il libro contiene storie come quelle del sindacalista Gonzalo Mosca, salvato da Padre Jorge e portato da lui fin sotto il portellone dell’aereo, di Alicia Oliveira, attivista dei diritti civili, di Alfredo Somoza, allora studente universitario, oggi residente in Lombardia, che grazie al padre provinciale fuggi in Europa, e quella di tre giovani seminaristi, affidati dal Vescovo Angellili (ucciso dal regime di Videla). 

Storie di bene, in cui la creatività di Bergoglio si esprime con grande risolutezza.

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