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I tirocinanti extracurriculari, dopo l’esperienza in azienda

Tra le diverse possibilità offerte a diplomati e laureati per affacciarsi al mercato del lavoro, il tirocinio extracurriculare rappresenta indubbiamente un’interessante opzione. Le nuove Linee Guida in materia di tirocini formativi e di orientamento, approvate a maggio del 2017 hanno rafforzato questo strumento con un obiettivo chiaro: mettere i e le giovani (ma anche i soggetti svantaggiati) nelle condizioni di vivere un’esperienza di lavoro, di orientarsi professionalmente e apprendere “sul campo” nuove competenze.

In una nota, sono stati recentemente pubblicati dall’Anpal i dati relativi all’attivazione di tirocini extracurriculari. Uno spaccato statistico che va dal 2012 al II trimestre del 2017 e che offre una serie di informazioni su cui vale la pena soffermarsi per approfondire un aspetto su tutti: il tirocinio extracurriculare facilita l’inserimento nel mercato del lavoro?

Nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione dei dati sono state molte le diatribe (più o meno tendenziose) scoppiate sul web. Il pomo della discordia è stato questo: da un lato, l’ipotesi che molte aziende ospitanti facciano un uso improprio del tirocinio extracurriculare. Polemiche da discutere in altre sedi e già oggetto di attenzione dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro), che in una circolare ha ribadito le indicazioni operative per il personale ispettivo per vigilare su un uso corretto dei tirocini extracurriculari. Dall’altro – cosa per molti da non sottovalutare – l’aspetto legato alla crescita registrata negli ultimi anni, tra gli over 35, dell’uso del tirocinio extracurriculare, col rischio di ridimensionare a ruolo di “stagista” persone in possesso di un bagaglio di esperienza lavorativa anche pluriennale.

 

 

Senza volerci addentrare in questo dibattito, di certo pertinente e rilevante, ciò che qui ci interessa approfondire è la capacità del tirocinio extracurriculare di offrire concrete possibilità di lavoro ai giovani (e non solo) che hanno intrapreso e concluso un’esperienza di tirocinio. Entriamo quindi nel merito dei dati. 

Nella maggioranza dei casi, chi sperimenta un tirocinio extracurriculare risponde all’identikit di un giovane con al massimo 24 anni d’età, diplomato, in cerca di un primo o di un nuovo contatto con il mondo del lavoro. Per questo profilo è stato registrato un vero e proprio boom di attivazioni, in crescita costante e con numeri importanti fatti registrare soprattutto nel 2015, anno in cui si riscontra un “+54%” nelle attivazioni. Se allarghiamo la fascia d’età anche agli under 30, la platea di tirocinanti si amplia fino a comprendere più del 70% dei partecipanti. Numeri senz’altro da non trascurare, anche dopo l’effetto “normalizzazione” riscontrato nel 2016, dopo l’impennata di tirocini indotta dalle attività realizzate nell’ambito del Programma Garanzia Giovani che, oltre a orientare i giovani verso percorsi di formazione, di autoimpiego, di mobilità professionale, o verso l’esperienza del Servizio Civile, prevede l’avvio di tirocini extracurriculari, misura di supporto all’inserimento al lavoro ampiamente più diffusa.

 

 

E tra i principali soggetti promotori (ovvero coloro che promuovono il tirocinio) troviamo:

  • Servizi per l’impiego (39,9%)
  • Organismi di formazione e orientamento professionale sia pubblici che privati accreditati (18,7%)
  • Agenzie per il lavoro (16,3%)
  • Altri soggetti regionali accreditati (10,9%)

 

 

 

Meno rilevanti, in termini di tirocini attivati, sono le istituzioni formative private (2,5%), le comunità terapeutiche (2,1%), i servizi di inserimento lavorativo per i disabili (2%) e gli istituti scolastici (1,5%), segno, si legge nella nota Anpal, “di un servizio placement rimasto sostanzialmente sulla carta e oggi ancorato all’alternanza scuola-lavoro”.

È questo l’aspetto centrale: dopo gli oltre 5 mesi che in media un giovane trascorre in azienda, il numero di tirocini che si trasformano in assunzione, nel 2016, è triplicato rispetto al dato del 2012. A distanza di 1, 3 e 6 mesi dalla conclusione del tirocinio, rispettivamente il 22,8%, il 33% e il 39,1% dei tirocinanti ha ottenuto un contratto di lavoro. Tra i contratti adoperati troviamo: 

  • Apprendistato (37,5%)
  • Tempo determinato (32,8%)
  • Tempo indeterminato (26,1%)
  • Collaborazioni a progetto (1,6%)
  • Altri contratti (1,9%)

E la probabilità di consolidare il proprio percorso di inserimento lavorativo attraverso un’assunzione cresce per laureati (o altri livelli di istruzione terziaria) e diplomati, e trova opportunità concrete soprattutto nelle aziende che hanno già ospitato il tirocinante (65% dei casi). Del resto, si sottolinea nella nota, il tirocinio extracurriculare trova nell’assunzione presso l’azienda ospitante una delle sue “naturali” conclusioni, garantendo una continuità lavorativa e una riduzione del tempo di attesa tra la conclusione del tirocinio e l’assunzione. Con il coinvolgimento di imprese che appartengono per la gran parte dei casi al settore dei servizi (commercio, trasporto e immagazzinamento su tutte) e dell’industria (in senso stretto), settori in cui operano le imprese che hanno ospitato, dal 2012 al 2017, almeno una volta un tirocinante.

 

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Autore: We Can Job. Per approfondimenti su formazione e lavoro visita il sito Wecanjob.it

 

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