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TAU Officina di Futuro con i giovani della Zisa di Palermo

Ventinove anni fa, il primo marzo del 1988 il Centro Tau iniziava ad essere “disegnatore di percorsi” nel quartiere Zisa di Palermo, disegni con prospettive lunghe, decennali, immaginazione di processi e percorsi che lentamente avrebbero sviluppato processi di cambiamento culturale, di pensiero. Lavorare con i bambini e i giovani immaginandoli genitori, lavoratori, cittadini attivi impegnati nello sviluppo delle proprie famiglie e del quartiere. Seminare senza la pretesa di raccogliere soltanto sulla generazione accolta ma nella prospettiva delle generazioni successive.

Ventinove anni impegnati cercando di riconoscere il campo d’azione, esplorare nuove modalità di intervento, abitare la continua incertezza, cercare nuove connessioni e interazioni per entrare negli “scantinati della storia”, in quei luoghi in cui convivono tutte le forme di emarginazione, dove i contrasti si rappresentano attraverso organizzazioni e forme violente, dove la legalità viene richiesta dalle istituzioni ma non sempre agita attraverso l’esigibilità dei diritti e una adeguata qualità della vita. L’esperienza di questi anni ci ha portato a definire e ridefinire continuamente nuove strategie capaci di agire sui fenomeni sociali, economici, culturali e criminali che intervengono sulla comunità territoriale rendendo difficile e complesso l’intervento. Il centro Tau è gestito dall’associazione “Inventare Insieme (onlus)” costituita nel dicembre 1990 dai volontari che hanno promosso la nascita dell’esperienza.

 

Il Centro TAU,

nasce per i bambini, i giovani e le famiglie di un territorio specifico della città di Palermo, la zona Cipressi- Ingastone – Danisinni, un quadrilatero all’interno del Quartiere Zisa. Dal punto di vista strutturale, il quartiere può a pieno titolo essere definito “periferia urbana”, non per la collocazione geografica, trovandosi a ridosso del centro storico, quanto per i bisogni e le problematiche dei cittadini. Il quartiere Zisa presenta una struttura urbanistica mista perché comprende sia palazzine di vecchia edilizia popolare (dove le abitazioni sono costruite da uno o due piani e alcune prive di servizi essenziali) e sia costruzioni più moderne; questo quadro lascia intendere la povertà e l’emarginazione socio-economica del territorio presentando, un’omogenea condizione di degrado ambientale, con abitazioni spesso fatiscenti e al di sotto degli standard, cumuli d’immondizia, discariche abusive di rifiuti speciali, mal funzionamento della rete fognaria, scarsi servizi per l’illuminazione e la manutenzione stradale; tutte queste componenti  acuiscono le condizioni di svantaggio sociale, instillando nei cittadini un crescente senso di abbandono da parte delle istituzioni pubbliche. Una sensazione che, unita ai problemi derivanti dalla crisi economica contemporanea, induce gli abitanti verso la disaffezione politica, alimenta lo scollamento tra cittadino e istituzioni e favorisce la carriera deviante; con queste premesse la strada dell’illegalità rappresenta l’unica alternativa possibile.

Le difficili condizioni del quartiere, la povertà sociale ed economica, le condizioni di svantaggio culturale, la devianza sociale e minorile fortemente radicate nel territorio rendono sempre più fragili le carriere lavorative, scolastiche, familiari degli abitanti e contribuiscono in maniera rilevante alla riduzione delle occasioni di crescita e successo per i giovani. Tuttavia i giovani, che rappresentano il futuro della comunità, che spesso stentano a sognare e progettare futuri alternativi alla vita del quartiere, possiedono delle risorse per fronteggiare i meccanismi di vulnerabilità sociale: la resilienza e le risorse culturali del quartiere Zisa. Nel primo caso ci si riferisce alla capacità dei giovani di resistere a eventi negativi e condizioni ambientali avverse mantenendo il proprio senso di padronanza e attivando adeguate strategie di coping; nel secondo caso ci si riferisce al fatto che il quartiere Zisa si distingue per il potenziale culturale in ragione del proprio patrimonio artistico-culturale, retaggio della coabitazione delle tradizioni cristiane e musulmane, di cui le catacombe cristiane e il castello della Zisa rappresentano il fulcro di attrazione.

 

I 29 anni di costanza ed impegno sul territorio rendono oggi gli operatori del Centro Tau esperti conoscitori del contesto locale, dei bisogni, delle problematiche, della vita dei nuclei familiari, delle istituzioni, dei servizi e delle organizzazioni pubbliche e private presenti. Il contatto quotidiano con il territorio e i servizi socio sanitari ci consentono di effettuare in maniera critica ed attenta la lettura del contesto che da un lato tiene conto delle rilevanti problematicità connesse al forte radicamento della microcriminalità e della criminalità organizzata, ma al tempo stesso valorizza e presta attenzione alle opportunità offerte dalle risorse artistiche e culturali presenti sul territorio (Castello della Zisa, Cantieri culturali) e dai processi di promozione sociale, artistica e culturale sviluppati dal Centro TAU.

 

Uno dei punti di forza del lavoro del Centro Tau è l’aver operato in costante sinergia con tutte le istituzioni, gli enti, i servizi, le organizzazioni presenti sul territorio con una proiezione della rete sia sul livello comunale che su quello provinciale, regionale, nazionale ed internazionale offrendo ai giovani la possibilità di avvalersi di un’offerta di servizi differenziata e intercomunicante (attività della rete dei Centri di Aggregazione Giovanile, degli scambi europei, dei progetti di promozione della musica, del cinema, delle arti, della mediaeducation). Il Centro è diventato per i giovani del territorio una delle risorse fondamentali: li accompagna e li supporta nel   relazionarsi alle risorse del  territorio secondo una logica di stimolo e di responsabilizzazione  da  parte  degli  adulti circa i bisogni degli adolescenti. Una visione dell’integrazione territoriale che vede il “lavoro di rete” non solo in funzione dei servizi pubblici e privati  rivolti  agli  adolescenti,  ma anche degli adulti e del loro immaginario sui ragazzi, verso i quali il centro è sempre pronto a confrontarsi. La “rete territoriale” viene concepita non solo come un “modo di lavorare”, ma una diversa prospettiva di accostamento alla risoluzione dei problemi, una mentalità, una prospettiva di pensiero integrata, in grado di generare o comprendere al suo interno teorie, modelli, tecniche di lavoro di tipo pluridimensionale (Maguire).

L’impatto territoriale che una rete così ampia, coesa e convergente può avere, ma soprattutto il capitale sociale aggregato e consolidato, rendono la progettazione del Centro TAU fortemente proiettata ad innovare e potenziare, se opportunamente sostenuta, le politiche di sviluppo locale, promozione sociale e culturale, di integrazione e di inclusione.

 

L’esperienza
del Centro Tau, pur essendo prevalentemente orientata ai bambini, adolescenti e giovani residenti nel “quadrilatero” e nel quartiere Zisa, è aperta a ragazzi e giovani di altri quartieri della città e a bambini, adolescenti e giovani immigrati per favorire processi di integrazione e di scambio. Solo nel 2016 il centro ha accolto oltre 150 bambini dai 6 ai 16 anni e oltre 70 adolescenti e giovani dai 17 ai 25 anni, molti dei quali figli di coloro che nella loro infanzia hanno vissuto l’esperienza educativa del Centro. Nei 29 anni di attività sono migliaia i bambini, i giovani che hanno attraversato gli spazi del Centro Tau e che ancora oggi ritrovano in essi un punto di riferimento, in qualunque momento della loro vita e per qualunque esigenza.

Da sempre un idea chiara: i processi di trasformazione in contesti di grande svantaggio sociale, culturale ed economico richiedono tempi lunghi e soprattutto l’operatività sulle ri-generazioni su famiglie già sensibilizzate ai processi di empowerment e di trasformazione sociale.

 

Questo pensiero ha portato l’organizzazione a sviluppare processi di pianificazione decennali che possiamo in sintesi delineare:

–       Il primo decennio (1988 – 1997) è stato caratterizzato dall’attivazione di processi di promozione della comunità (riconoscimento, fiducia, identità e partecipazione);

–       il secondo decennio (1998 – 2007) è stato caratterizzato dall’integrazione di processi di promozione della professionalizzazione (orientamento, percorsi formativi, inserimento);

–       il terzo decennio (2008 – 2017), è caratterizzato dall’implementazione di processi finalizzati alla promozione dell’arte e della cultura e del protagonismo e dell’associazionismo giovanile.

 

Approfondendo…

Nel primo decennio del Centro TAU, 1988 –  1997,  si è operato su quattro obiettivi strategici, raggiunti e mantenuti nei decenni successivi: la sensibilizzazione della comunità e delle famiglie ai Diritti dell’infanzia; l’attivazione di processi di animazione e di sostegno per i bambini del territorio; la promozione di processi di infrastrutturazione sociale, miglioramento e potenziamento dei servizi socio educativi e l’integrazione “a rete” tra i servizi e la realizzazione e gestione di un centro socio educativo di aggregazione giovanile, spazio di sviluppo e di animazione socio culturale aperto. Il lavoro del primo decennio è stato prevalentemente orientato a bambini dai 3 ai 14 anni ed alle famiglie ed ha prodotto significative esperienze di attivazione della comunità locale e di attenzione ai diritti dell’infanzia. Sono stati attivati processi di “ristrutturazione” e “riorganizzazione” dei servizi istituzionali e sviluppati processi di infrastrutturazione sociale e di comunità che hanno portato alla definizione degli obiettivi del secondo decennio.

Nel secondo decennio del Centro TAU, 1998  – 2007, i quattro obiettivi strategici iniziali sono stati implementati da altri quattro obiettivi strategici: Orientare l’intervento anche e soprattutto agli adolescenti ed i giovani ed in particolare a coloro che hanno abbandonato gli studi; sviluppare processi finalizzati all’orientamento ed alla formazione professionale attraverso la sperimentazione di nuovi modelli di formazione formale, non formale ed informale; promuovere nascita di una cooperativa Sociale per gestire con competenza i nuovi processi di formazione inclusione; Sviluppare processi innovativi di mediaeducation. Nel 1998 nasce la cooperativa Sociale Al Azis e viene avviato il Progetto “Pollicino”, una delle esperienze più significative in Italia di alternanza scuola – formazione – lavoro. Il progetto è nato da un lavoro di progettazione congiunto sviluppato con i servizi della Giustizia Minorile (dall’USSM di Palermo, al Centro Giustizia Minorile, al Dipartimento Ministeriale). Dall’esperienza di “Pollicino” è nato un “parco progetti” che ha consentito di sviluppare processi sperimentali e innovativi di formazione e di inclusione sociale e lavorativa per giovani “autori di reato”. Il secondo decennio ha visto il consolidarsi degli obiettivi di infrastrutturazione sociale e di animazione socio culturale del Centro TAU che si sono perfettamente integrate con le nuove attività e lo sviluppo di processi sperimentali di mediaducation realizzati attraverso il Progetto PON Sicurezza “ISIS” e lo sviluppo del portale crossmediale www.iammonline.it.

Stesso sviluppo nel terzo decennio del Centro TAU, 2008  – 2017. Agli otto obiettivi strategici dei primi due decenni se ne aggiungono altri quattro: Promuovere processi di partecipazione giovanile attraverso la costituzione di un’associazione giovanile costituita dai giovani che sono stati accolti al Centro TAU; Promuovere processi sviluppo, formazione e creatività artistica e culturale in particolare nei settori della musica, dei media, della narrazione, del cinema; Promuovere iniziative e Scambi europei attraverso l’accreditamento e la progettazione prevista dal programma “Gioventù in azione”. Promuovere lo studio delle lingue, della cultura Europea e favorire processi interculturali e di inclusione di minori e giovani immigrati presenti sul territorio.

Il bilancio del terzo decennio

è molto positivo e si stanno delineando gli obiettivi strategici del quarto decennio. Nei nove anni già trascorsi del terzo decennio è stata costituita l’Associazione giovanile “I ragazzi del Centro TAU onlus” (maggio 2009), cui aderiscono oltre 60 giovani impegnati in attività di promozione sociale e culturale a supporto delle iniziative per i giovani centro TAU;  Il processo “Iammonline” è riuscito ad attivare una redazione crossmediale gestita dai “ragazzi del Centro TAU” impegnata in attività di documentazione, interviste, reportage videofotografici e testuali. Tra le esperienze più significative quella fatta negli ultimi anni in qualità di “giovani redattori” al Giffoni Film Festival e la partecipazione all’inchiesta nazionale sul lavoro nero minorile promossa da “Save the Children”; nel settore “Musicale” il Centro TAU è stato di supporto al progetto “Palermo Pop & Rock” promosso dal CET di Mogol per la formazione di giovani alla musica e al canto e prosegue lo sviluppo del processo “ZISound” scuola di promozione della musica e  della creatività musicale, con oltre 40 giovani impegnati. Nel settore della “Mediaeducation” il Centro TAU è stato impegnato in diverse iniziative di ricerca, formazione e sperimentazione che hanno coinvolto diverse organizzazioni e diversi settori. Nel settore “Cinema” sono stati consolidati i rapporti con il Giffoni Film Festival con l’obiettivo di sviluppare del “Local point” capaci di promuovere “l’energia della Giffoni Experience” sul territorio, e ha aderito al processo Coderdojo finalizzato alla promozione dell’utilizzo delle nuove tecnologie per finalità educative finalizzato allo sviluppo del pensiero computazionale, attivando processi di partecipazione e di cittadinanza attiva attraverso il portale iammonline.it e il movimento “Sottosopra per Save the Chldren” e promuovendo iniziative finalizzate ad attivare scambi con altri paesi europei.

 

Cosa ha prodotto e cosa produce l’Officina di Futuro

è possibile comprenderlo dalle parole di alcuni giovani che hanno vissuto e vivono l’esperienza e che ci aiutano a comprendere il processo generativo che si sta sviluppando, ma che richiede ancora tempo e impegno

«Nel nostro quartiere non si vive, si sopravvive, sopravviviamo al pregiudizio, alla realtà e conviviamo con l’ignoranza. Messi in quarantena dallo stato che si nutre dell’assenza della nostra cultura. Alcuni dicono: con la cultura “non si mangia”, invece io dico che con la cultura si mangia e si beve se è il caso. Ed è per questo che oggi “mangiamo” e “beviamo” poco. Ho sete e anche fame. Possiamo capire come vanno le cose, rimediare, o meglio possiamo strappare quella radice dove nasce e cresce il sistema marcio. Oggi siamo questi grazie al nostro sistema. Spero di non diventare schiavo di questo sistema, sempre se già non lo sono». (Totore)

«Essere giovani al Sud non è facile. Ogni mattina ti svegli e non sai ancora cosa ne sarà del tuo futuro. Hai dei sogni nel cassetto ed è probabile che siano destinati a rimanere lì, ma la nostra determinazione, la nostra voglia di crearci il nostro futuro, il desiderio di cambiare la realtà, di essere la parte attiva della società e non quella passiva, sono le uniche armi che abbiamo per non vivere una vita di precarietà, per avere certezze e dare certezze alle generazioni che verranno, per dare altre possibilità a chi finisce per strada pensando che la malavita sia l’unico modo per guadagnare soldi e rispetto… Dicono che per noi giovani qui non ci sia futuro, non ci siano possibilità, che tutto sia in mano ai vecchi. Mi chiedo perché il futuro deve essere sempre altrove, da un’altra parte?”» (Gabriella)

«Avrei bisogno di opportunità, di speranze, di concretezze, di sentirmi al sicuro, di ampliare le mie conoscenze, di visite in altri paesi per scoprire la vita che potrei vivere e costruire nella mia città…  Credo che più di ogni altra cosa io abbia bisogno di crescere e conoscere, attraverso esempi concreti, che siano motivo di ispirazione, vorrei poter vivere in una società in cui il rispetto, l’educazione, la lealtà, il coraggio, il progresso, la collaborazione, la fratellanza siano tanto cari alla gente, da sentirmi finalmente a casa! Mi piacerebbe studiare, leggere e commentare libri o giornali, vedere mostre d’arte, avere momenti di confronto in cui si parla di arte, di musica, di ambiente, di piante, di animali,  anche in inglese,. Un posto in cui poter organizzare eventi per la nostra città, per renderla pulita, piena di musica, di danza, di quadri, un posto in cui poter dare e ricevere, in cui ognuno fa qualcosa». (Francesca)

«In quanto giovane ho bisogno di una guida costante, nonostante mi senta grande ed autonoma, ho bisogno dei limiti, che ogni volta all’inizio disprezzo, ho bisogno di essere ascoltata, non sentita, di essere osservata, capita. Si sa, alle volte neanche io stesso riesco a capirmi, sono spaesata, cieca davanti ai pericoli, lunatica. Ho bisogno di trovare la vera essenza del divertimento, che non sta nel bere, che non sta nel fumare. Il vero divertimento per me sta nel poter mostrarsi nudo con addosso solo passioni da rincorrere. Ho di uno spazio in cui crescere e questo spazio per me oggi è il Centro Tau». (Emanuela)

«Vorrei crescere con l’ispirazione della musica, del cinema, della televisione, di internet. A molti sembra che noi giovani oggi dimostriamo di essere più fragili rispetto le vecchie generazione, forse è vero, ma penso che siamo più disponibili generosi, non abbiamo più quella mentalità ideologica, aspiriamo a rapporti autentici, cerchiamo sempre la verità, non trovando la verità dagli adulti, la cerchiamo dentro di noi, fra di noi. La verità è che ci troviamo di fronte situazioni che ci preoccupano molto: la disoccupazione, l’instabilità psicologica, comportamenti violenti, l’incapacità di rispondere ai numerosi problemi della vita. Vogliamo liberarci da alcuni dubbi sul l’esistenza e dalle paure di fronte al futuro, paura che arriva fino al punto da minare un impegno affettivo. A volte anche se proviamo un certo disagio anche nei confronti dei nostri genitori, cerchiamo di appoggiarci a loro, ma sappiamo che questo appoggio non può essere a “tempo indeterminato”. Ai genitori chiediamo soldi, casa, siamo sostenuti o meglio mantenuti. Noi vogliamo affrontare la realtà, accettare ed essere accettati, accettare la vita ed incominciare ad agire nella realtà. Il rischio è quello di essere facilmente attratti dalle “vie facili” di guadagno, attratti a conoscere le sette sataniche, la mala vita e il bullismo». (Filippo)

«Siamo stati rinchiusi in una serra d’ignoranza, non ci è permesso respirare l’aria vera, l’aria del mondo: soffocati in una bolla trasparente, quasi a farci credere che non siamo poi così distanti dagli altri, interamente costruita d’ignoranza mista alla paura del diverso, di ciò che non conosciamo. Ho visto tante piante ancora non fiorite essere costrette, a malincuore, ad estirpare le proprie radici per scappare, e ne ho viste tante altre chinarsi lentamente verso il suolo, sconfitte dalla miseria e dalla povertà, per baciare per l’ultima volta quel suolo che gli ha dato la vita e che, non per volontà sua, dovrà riprendersela indietro. La realtà è dura, lo so perché la vivo, ma sono anche arrabbiata. Si sa, infatti, che le piante sono esseri viventi, che ogni secondo respirano e si muovono e lottano per la loro esistenza: allora, ditemi, perché rimaniamo immobili, pietrificati di fronte alla corruzione? Perché le nostre foglie non si agitano al vento del cambiamento, perché ci accontentiamo di una condizione che non può soddisfare e, soprattutto, perché siamo così passivi nell’accettare che i prossimi semi debbano sopportare le stesse contraddizioni che noi subiamo? Scusate, ma io non ho più intenzione di chiudere gli occhi davanti a questo oltraggio alla dignità umana, e penso che nemmeno voi siate più disposti a girare la testa dall’altro lato. E’ ora che il giardino del Sud abbia la sua rivincita sui pregiudizi, sulla corsi e ricorsi storici e sulle differenze sociali che gli sono state imposte: non si parla di soldi, non si parla di raccomandazioni. Io parlo di rivalutazione delle nostre possibilità, di lavoro onesto, di volontà, di miglioramenti costruiti dal basso e di mani tese in aiuto di chi ha bisogno; per queste cose, non c’è bisogno di giardinieri politicanti o strozzini travestiti da banchieri. Per queste cose, non c’è bisogno di mille telefonate ad uffici che tanto non risponderanno. Per queste cose, non c’è bisogno di lasciarsi stritolare dai tentacoli della mafia. Vedo, nel futuro, radici che si legano insieme, che si tengono strette come mani, come ricordi, come tradizioni, e foglie che si accarezzano alte in cielo, verdi come la speranza. Vedo, nel futuro, una luce più calda, un profumo più fresco, una risata più allegra. Vedo, nel futuro, bambini che corrono per strada felici, perché sentono, nel profondo, la libertà che gli pulsa nelle vene». (Norma)

«Oggi ciò che manca di più nella nostra realtà è lo spazio. Uno spazio fisico ma anche mentale, che significa possibilità, futuro e speranza». (Giorgia)

Dalle riflessioni dei giovani è possibile acquisire tante indicazioni e chiavi di letture per comprendere il loro vissuto e le loro aspirazioni, per capire cosa ci chiedono, cosa si aspettano, cosa vogliono. Ci danno un ritorno sul senso, sull’importanza e sull’efficacia del lavoro sociale ed educativo, del lavoro che produce cultura, cittadinanza, cambiamento e sviluppo. I ragazzi ci hanno presentato analisi chiare, lucide, spesso drammatiche per le storie di vita che si nascondono, per bisogni che non saranno mai soddisfatti, per i desideri che moriranno ancor prima di nascere, ma anche una grande voglia di non fermarsi, di capire le trame della storia, la volontà di “cambiare direzione” alle storie, di realizzare dar vita a nuovi processi e nuovi percorsi.

 

Lavorare con i giovani nella prospettiva del “futuro anteriore”

significa partire dai giovani e nel contesto attuale la grande sfida del lavoro sociale è quella di non farsi trascinare dalle continue emergenze e da risposte contingenti, non pensare a soluzioni assistenzialistiche o alla fornitura di sevizi, occorre attivare culture partecipative, competenze digitali, processi di convergenza che tengono conto delle risorse individuali e di comunità, del patrimonio sociale. Programmare e realizzare tante piccole cose che un giorno ci consentiranno di agire cittadinanza solidale in un territorio ecosostenibile.

Il Centro Tau ha cercato e cerca ogni giorno di offrire opportunità ed esperienze continuando ad essere fortemente impegnato nello sviluppo di processi innovativi nel settore dell’educazione e del contrasto alla povertà educativa, economica, sociale e culturale delle periferie urbane, sperimentando la “cultura come metodo educativo” e la “cultura come campo di educazione” e agendo attraverso strategie di connessione e di deghettizzazione , di rifunzionalizazione del territorio, di emancipazione e di sviluppo della comunità.

Il nostro percorso ha avuto un momento difficile,

nel 2013 a Palermo non sono più stati finanziati i Centri Socio Educativi (attivi dal 1998) e ciò ha messo a grave rischio la prosecuzione dei processi attivati e l’esistenza del Centro stesso. Ad un certo punto eravamo pronti ad arrenderci, le risorse si riducevano e l’attesa delle istituzioni non prospettava nulla di buono. Per i ragazzi era un dramma… E quando tutto sembrava segnato, a garantirne la continuità dell’esperienza del Centro Tau sono intervenuti nel 2014 Save the Children Italia che ha inserito il Centro Tau tra i “Punti Luce” dell’iniziativa “Illuminiamo il Futuro” finalizzata al contrasto della povertà educativa e la Fondazione Vismara. L’esperienza sviluppata negli ultimi tre anni ha consentito di implementare una nuova progettualità pluriennale, 2017-2020 con l’obiettivo di “programmare” e “traghettare” il Centro Tau nel suo quarto decennio di impegno sul territorio. Per lo sviluppo del nuovo progetto alla Fondazione Peppino Vismara e a Save the Children si sono aggregati la Fondazione con il Sud e Enel Cuore Onlus. I quattro enti sostenitori hanno concordato sull’opportunità di intervenire per consolidare l’esperienza a partire dall’acquisizione della struttura ed alla ridefinizione del progetto intervenendo sulla capitalizzazione dell’esperienza sociale e del lavoro educativo generato sul territorio. Ne è venuto fuori un progetto articolato e innovativo che si appresta a sviluppare i “primi passi” e con grandi prospettive. L’attenzione ricevuta da sostenitori attenti e importanti ha dato nuovo impulso al lavoro ed all’immaginazione di percorsi che speriamo presto possano costituire nuovi impulsi al cambiamento.

 

Il nuovo progetto

Individua come finalità generale del progetto lo “sviluppo di una comunità educante che da un lato mira alla costruzione di soggetti resilienti ossia capaci di reagire, con i mezzi e le risorse che la comunità mette a disposizione o sa coltivare, alle continue esperienze di fallimento sempre presenti nei quartieri/enclave; dall’altro lato, con una funzione connessa con la prima, metta a valore le risorse dei singoli e dei gruppi capitalizzandole sul territorio ed orientandole allo sviluppo locale”.

Il valore aggiunto della nuova progettualità si basa quindi sull’esperienza pluriennale dell’associazione Inventare Insieme e si sviluppa attraverso un ribaltamento del centro di gravità di tutte le iniziative: se finora il centro di gravità delle attività è stato il centro socioeducativo, con la nuova progettualità il centro di gravità diventa la comunità educante che si vuole costituire, facendo del centro socioeducativo un mero strumento finalizzato allo scopo. Si tratta di un’operazione che rivoluziona la prospettiva di intervento perché porta sulla comunità educante il patrimonio costruito in questi anni e così facendo lo mette a valore perché lo rende patrimonio rigenerativo.

Gli obiettivi strategici individuati per il quarto decennio e che si aggiungono ai dodici dei decenni precedenti sono:

a) Attivare la “comunità educante evoluta” finalizzata al superamento della povertà educativa e sullo sviluppo locale

b) Accrescere il protagonismo generativo dei giovani e dei cittadini

c) Incubare attraverso start up processi innovativi nell’ambito dell’educazione, dell’arte, della cultura, dell’utilizzo delle nuove tecnologie, della formazione

d) Promuovere processi cooperativi di comunità e di sviluppo locale del territorio

 

Tre processi consentiranno di raggiungere gli obiettivi strategici:

–  Un quartiere che educa!Il processo “Comunità Educante Zisa” orientato al superamento della povertà educativa e sviluppato attraverso la promozione di processi integrati tra le agenzie educative presenti sul territorio e l’attivazione di percorsi educativi individualizzati e di gruppo finalizzati a rafforzare le competenze di base e quelle trasversali e quindi a promuovere il successo scolastico e lo sviluppo di processi di orientamento al lavoro e di cittadinanza attiva.

–  Giovani protagonisti!Il processo “Creatività” finalizzato a sviluppare iniziative di cittadinanza attiva e protagonismo giovanile attraverso le arti, la cultura, la musica, il cinema, i media, le nuove tecnologie. Il progetto consentirà di consolidare l’esperienza della redazione giovanile “Iammonline”, di scrittura generativa “New Book Club”, di produzione musicale “Zisound” e di cittadinanza attiva ed europea attraverso l’esperienza dell’associazione “I ragazzi del Centro Tau”.

–  La comunità diventa Cooperativa! Il processo “Convergenza” finalizzato a promuovere iniziative di consolidamento, convergenza e infrastrutturazione sociale attraverso la capitalizzazione del lavoro sociale sviluppato nei 25 anni di attività dall’associazione e la “generazione” di iniziative di cooperazione comunitaria e di sviluppo del territorio avendo quale polo il Castello della Zisa e l’adiacente parco inseriti nell’itinerario Arabo Normanno patrimonio Unesco.

 

Il progetto offre la possibilità a bambini e giovani del territorio di poter fruire di un “Open Space”, una “Officina di Promozione Socio Culturale, uno spazio aperto, educativo, formativo, innovativo, bello, dotato di “visioni culturali”, di “processi” e di spazi adeguatamente attrezzati gestiti da educatori ed esperti con grande competenza professionale. Il progetto implementa un  “laboratorio aperto e permanente di futuro” generativo di opportunità lavorative e di processi di sviluppo locale.

Il progetto consentirà di acquistare i locali all’interno dei quali il Centro Tau opera da 25 anni, il miglioramento e il potenziamento degli spazi e delle attrezzature, la modellizzazione del processo di comunità educante, lo sviluppo di progetti educativi per bambini e adolescenti su 42 mesi, l’orientamento e l’accompagnamento formativo per ragazzi e giovani, la continuità e l’implementazione dei processi innovativi “Iammonline”, “Zisound”, “New Book Club” “ZisArt” e l’attivazione di processi di convergenza sul capitale sociale generato dall’esperienza del Centro Tau.

L’impatto auspicato dal progetto

è quello, in primo luogo, circoscritto dal quartiere Zisa di Palermo pur riconoscendo che ricadute positive potranno manifestarsi anche in altre zone della città, dato che l’impatto è riferito alla dimensione socio-educativa, alla resilienza della periferia e alla “portata” delle attività progettuali.

Dal punto di vista sociale l’impatto auspicato è quello di un’accresciuta coesione sociale del territorio, la crescita di relazioni di reciprocità e fiducia (ispessimento del capitale sociale positivo e liberante), lo sviluppo di modalità di auto aiuto, la crescita delle opzioni educative generate dal territorio, il contenimento della dispersione scolastica, del disagio e della devianza giovanile, compreso contenimento della recidiva per coloro che sono esposti a percorsi devianti.

Il progetto consente di sviluppare forme innovative di integrazione tra i ragazzi/e il territorio, promuovendo uno stile relazionale aperto, in grado di favorire l’attivazione di nuovi spazi di partecipazione. In particolare, la valutazione dell’impatto sarà riconducibile a:

– valorizzazione del ruolo della comunità territoriale in qualità non solo di destinataria di servizi, ma anche di agente di cambiamento fondamentale, in grado di promuovere la costruzione di un welfare generativo.

– promozione di una consapevole cittadinanza attiva atta a sviluppare significativi processi di solidarietà all’interno della comunità territoriale;

– riduzione dell’abbandono scolastico e acquisizione di competenze utili spendibili nel sistema dell’istruzione e del mondo occupazionale;

– valorizzazione delle risorse individuali dei giovani e migliorare la capacità socio-relazionale dei minori destinatari del progetto

– Innalzamento della qualità dei servizi e degli interventi finalizzati a contrastare la povertà educativa, il disagio sociale e la devianza

– Incremento di iniziative di cittadinanza attiva

– Sviluppo di processi di Cooperazione di Comunità

 

Dal punto di vista economico l’impatto auspicato è quello della realizzazione di percorsi di start up generati dai processi artistici, culturali, mediali, formativi generati e all’attivazione di processi finalizzati alla sostenibilità e all’autonomia economica del Centro Tau.

Gli effetti attesi delle attività correlate al processo socioeducativo innescato, alla famiglia e ai servizi coinvolti nella presa in carico, saranno connessi agli aspetti sia micro: promozione della persona/famiglia; che macro: riduzione dei costi sociali dovuti alla dispersione scolastica, agli interventi di giustizia, agli interventi assistenzialistici e di contenimento del disagio.

 

Il “patto costitutivo” della “Comunità educante sarà sviluppato con l’obiettivo di  consolidare sistemi capaci di mettere in campo un ventaglio di opportunità, con percorsi flessibili e personalizzati. Un sistema non più residuale e perciò stesso capace di dare risposte ai giovani attraverso l’attivazione di un sistema policentrico costruito sulla promozione di opportunità e responsabilità individuali, sociali e i istituzionali.

Partenariati virtuosi con una capacità di indirizzamento e sostegno delle istituzioni e della comunità locale da realizzare in tempi non contingenti (legati all’esecuzione dei progetti), dentro piani pluriennali ed in spazi non occasionali (legati spesso a luoghi dell’esclusione) sviluppati dentro territori da rendere sempre più accoglienti ed abitabili.

La sostenibilità futura

del processo/progetto è fondata principalmente quattro piste di lavoro:

  1. Attivazione strutturata fin da subito di iniziative di fund raising a livello locale e nazionale.
  2. Organizzazione di iniziative ed eventi di carattere artistico (collegate alle iniziative turistiche e culturali afferenti al Castello della Zisa e al percorso Arabo Normanno.
  3. Capitalizzazione delle risorse logistiche e strumentali del Centro TAU attraverso l’erogazione di servizi formativi e progettuali.
  4. Sviluppo di attività economiche capaci di “mettere a reddito il “capitale sociale” attivato negli anni attraverso il lavoro di potenziamento del protagonismo e delle abilità e competenze dei giovani coinvolti.

 

Le strategie organizzative rimangono le stesse di quelle messe in pratica sin dall’inizio:

–     La Programmazione pluriennale, orientata a processi di “convergenza” finalizzati ad individuare “piste” sostenibili;

–     L’Addizionalità, caratterizzata dall’attivare di processi di sistema e di sistematizzazione dell’esistente offrendo servizi aggiuntivi, integrati alle agenzie educative territoriali.

–     La Valutazione concepita all’interno del processo progettuale, punto di arrivo e di ripartenza finalizzata ad ottimizzare nel tempo i processi attivati.

–     Lo sviluppo di un partenariato, aperto, multiattoriale, integrato, capace di “superare” le appartenenze, per dare centralità alle persone ed agli obiettivi in una dimensione fortemente autopoietica.

 

Un’esperienza che può essere replicabile

in tutti quei contesti che, come il quartiere Zisa di Palermo, sono “periferie urbane” caratterizzate da degrado sociale, povertà, deprivazione economico culturale, presenza di criminalità, anche organizzata, ma soprattutto dall’assenza di politiche pubbliche orientate a garantire pienezza della cittadinanza e prospettive di sviluppo locale. Laddove si riesce a vedere la periferia come luogo di riscatto e non soltanto un limite o una frontiera di demarcazione sarà possibile pensare nuovi processi partecipativi, di sviluppo che, soprattutto al Sud, potranno essere i veri presupposti del cambiamento.

 (*) Coordinatore del Centro Tau di Palermo e dell’ Associazione “Inventare Insieme (onlus)”

 

Il Progetto TAU 2020

 

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