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Il fundraising e le professioni della raccolta fondi nel no profit

Il terzo settore e le imprese sociali rappresentano un’opportunità di rilancio dell’occupazione e dell’economia italiana. Un ulteriore impulso proviene dalla recente Riforma del Terzo Settore, che incentiva ancor più l’attività di fundraising, ovvero la raccolta fondi da privati per finanziare startup, progetti, iniziative e idee innovative in campo sociale. Il mercato delle donazioni in Italia sta crescendo, e con esso la necessità di nuove competenze e professionalità per i futuri e le future fundraisers. Guardiamo allora quali sono le opportunità offerte dal fundraising, concentrandoci su tre aspetti: i volumi delle donazioni per l’economia sociale, le novità introdotte dalla Riforma del terzo settore in questo campo, le competenze della professione del fundraiser.

Il boom delle donazioni per l’economia sociale

L’importanza e i numeri dell’economia sociale italiana sono palesi. Il cosiddetto Terzo Settore (gli enti privati impegnati in attività di utilità sociale) ha superato le 336 mila organizzazioni operative, con più di 780 mila dipendenti e oltre 5 milioni di volontari, che contribuiscono ogni anno alle attività di enti e cooperative sociali, per un fatturato complessivo di settore che raggiunge diverse decine di miliardi di euro l’anno. Per questo i cosiddetti white Jobs (professioni sociali e sanitarie, servizi alla persona, educazione e cultura) sono tra le professioni più ricercate nel 2018

Qui le professioni più ricercate nel 2018

Ma il vero e proprio boom si registra sul fronte delle donazioni, come conferma la III edizione del Report Giving Italy di Vita, il magazine specializzato nel settore. Secondo il Report, nel 2016 in Italia è stata superata per la prima volta la soglia dei 5 miliardi di euro per le donazioni offerte da privati. La principale fonte di fundraising per il non profit sono i cittadini, seguiti dalle aziende con 873 milioni di euro, divise tra fondazioni d’impresa (200 milioni) e imprese vere e proprie (673 milioni). Contribuiscono poi le scuole (oltre 724 mila euro raccolti fino a ottobre 2017), gli enti culturali (oltre 200 mila euro e più di 6 mila mecenati) e i lasciti testamentari. Basti pensare che l’11% degli italiani ha intenzione di fare testamento solidale. Eppure, il fundraising sta velocemente virando verso una sempre maggiore digitalizzazione delle relazioni tra donatore e beneficiario. Questo ovviamente condiziona le modalità di donazione e le professionalità necessarie per gestire gli strumenti (piattaforme, contatti, flussi finanziari ecc.).

La Riforma del Terzo settore agevola il fundraising

Si sta dunque aprendo un mondo nuovo per il fundraising nel sociale, e la recente Riforma del terzo settore lo ha profondamente incentivato: vediamo come. Il nuovo Codice unico del Terzo Settore introduce diverse novità di tipo fiscale, come la normativa sul 5×1000 e il Servizio Civile Universale, la definizione degli Enti del Terzo settore (ETS) iscritti al Registro Unico nazionale del Terzo settore e altre novità per le Imprese Sociali.

Nello specifico delle donazioni, il Codice del Terzo Settore definisce la raccolta fondi come “il complesso delle attività ed iniziative poste in essere da un ente del Terzo settore al fine di finanziare le proprie attività di interesse generale, anche attraverso la richiesta a terzi di lasciti, donazioni e contributi di natura non corrispettiva“. Oltre alla raccolta fondi, la Riforma incentiva le donazioni al non profit, con l’aumento della detrazione Irpef e della deduzione Ires dal 26% al 30% sulle somme investite nell’impresa sociale rispettivamente dai privati e dalle imprese. In alternativa è possibile la deduzione, fino al 10% del reddito netto.

La defiscalizzazione coinvolge anche le donazioni che avvengono con il crowdfunding, lo strumento di raccolta fondi online utile a finanziare un progetto o un’iniziativa. Il nuovo Codice del Terzo Settore introduce infatti agevolazioni per il social lending, il prestito tra privati via Internet. Secondo il Report Global Digital 2018, in Italia quasi i tre quarti della popolazione è online e l’83% di chi naviga sostiene almeno una volta all’anno un progetto a finalità sociale. Ci sarà molto da lavorare, dunque.

Servono fundraiser per il no profit, e non solo

Le immense opportunità create dall’aumento dei volumi delle donazioni e dagli incentivi recentemente introdotti per Legge, sta stimolando le organizzazioni non profit e le imprese sociali ad assumere professionalità specializzate nella raccolta fondi: i fundraiser. Si tratta della figura professionale che gestisce la raccolta fondi per favorire la sostenibilità economica e finanziaria delle cause sociali delle organizzazioni che operano senza finalità di lucro pubbliche o private.

Nell’articolo 1 del Regolamento di Assif (Associazione Italiana Fundraiser) viene definito come colui o colei che opera in modo professionale ed etico nella definizione e realizzazione delle strategie di comunicazione sociale, marketing sociale e raccolta fondi per organizzazioni del non profit. L’Assif individua 4 tipi di fundraiser:

  • Fundraiser professionista: il/la manager della raccolta fondi che si occupa della pianificazione strategica e coordina l’intera attività di raccolta fondi
  • Professionista del fundraising: si occupa della pianificazione e talvolta della realizzazione concreta di aspetti tecnici del fundraising, come il direct marketing, il database dei donatori ecc.
  • Operatore/trice del fundraising: si occupa solo della realizzazione concreta della raccolta fondi, all’interno di uno o più settori specifici del fundraising
  • Consulente di fundraising: accompagna dall’esterno l’organizzazione nella pianificazione strategica dell’attività di fundraising

Come è evidente, le competenze richieste stanno diventando sempre più complesse. Perciò per lavorare come fundraisersi consiglia di affiancare l’esperienza sul campo con percorsi formativi specialistici. Vi sono interessanti corsi erogati dalla stessa Assif o da altri enti come The FundRaising School o La Scuola di Roma Fundraising, per citarne solo tre.  Ovviamente per investire in un settore dinamico e in costante evoluzione occorre sempre stare sul pezzo: seguire forumconvegni,meetinged eventi organizzati dalle principali sigle e associazioni di settore. Per questo, segnaliamo il prossimo Festival del FundRaising, la più grande conferenza italiana sul tema.

A Roma, dal 16 al 18 maggio prossimo, si riuniranno 800 fundraiser per oltre 60 workshop. Un giro a 360° nel mondo della raccolta fondi con grandi professionisti e giovani talenti. Uno spazio unico per condividere idee, creare innovazione e trovare spunti concreti per lavorare nella raccolta fondi.

Autore: We Can JobPer approfondimenti su formazione e lavoro visita il sito Wecanjob.it

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