Il Giubileo del 2025 si è aperto ufficialmente il 24 dicembre 2024 con il rito di apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro da parte di Papa Francesco. Durante l’anno si attendono a Roma fra 30 e 35 milioni di pellegrini che si aggiungeranno al già enorme numero annuale di visitatori (oltre 50 milioni nel 2024, con una crescita del 45%). È una crescita dirompente, che se da un lato genera delle significative ricadute economiche, dall’altro ha delle importanti conseguenze sull’ambiente.
Mega eventi come il Giubileo o le Olimpiadi, infatti, capaci di muovere decine di milioni di persone, nonostante tutta la buona volontà, non possono mai essere ad impatto zero. Anche se spesso lo si sente dire. Proviamo a fare due conti alla buona, senza alcuna pretesa di precisione, soltanto per quanto riguarda la produzione di CO2 legata ai mezzi di trasporto con i quali i pellegrini arriveranno a Roma. Se ammettiamo che la metà di loro (16 milioni) utilizzerà l’aereo, considerando un volo medio di due ore, avremo la produzione di 500 kg di CO2 (250 kg per l’andata e altrettanto per il ritorno) per pellegrino e, quindi, un totale di 8 milioni di tonnellate di CO2 prodotta, soltanto con il viaggio. Più o meno come una grande centrale elettrica a carbone.
E poi ci sono da considerare l’aumento del traffico in città, la gestione dell’enorme quantità di rifiuti prodotti, il peggioramento della qualità dell’aria, il consumo fisico del patrimonio non soltanto culturale e storico ma anche naturale.
Per compensare soltanto la CO2 prodotta dai viaggi aerei (stimata in maniera del tutto aleatoria), considerando che un albero assorbe in media 10 Kg di CO2 all’anno, bisognerebbe che ognuno degli attesi 32 milioni di pellegrini che si recherà a Roma si impegnasse a piantare 3 alberi e a prendersene cura per 10 anni. Niente di che, dopotutto. Si tratterebbe di un semplice atto di amore per il creato — semplice, chiaro e fonte di grande gioia — che ci attenderemmo ogni pellegrino, dopo aver letto la Laudato si del Papa, volesse attuare senza indugi. Purtroppo, temo che non sarà così. E quindi? Come può conciliarsi il Giubileo con il magistero di un Papa che ha fatto della questione ambientale un messaggio centrale del suo pontificato? Magari immaginando delle forme diverse che non prevedano l’afflusso a Roma di un così alto numero di pellegrini. Prima o poi bisognerà pur considerare che una singola città, per quanto grande e ben organizzata, non può sostenere il peso del numero crescente di pellegrini che vogliono varcare una porta santa. Nel Giubileo del 1500 si stima che i visitatori a Roma furono non più di 300.000; cinque secoli dopo, nel 2000, 22 milioni di persone si recarono a Roma. Quest’anno ne arriveranno 32 milioni.
Qual è il limite immaginabile? Cento milioni? Duecento? Sapendo che i tempi della Chiesa si misurano in secoli, il momento per muoversi è ora. Magari ritornando alle radici del Giubileo, a quell’anno giubilare durante il quale venivano liberati gli schiavi, condonati i debiti e restituite le terre ai legittimi proprietari.
Un anno in cui la terra riposava senza che la si coltivasse, in un atto di armonia con il pianeta di cui abbiamo perduto le tracce. Eppure, dovrebbe essere proprio questo il senso dell’anno giubilare: un anno di riconciliazione con le persone e con le creature che con le quali condividiamo la Terra. Un anno in cui la perversa aggressione al pianeta che ci ospita, alla casa comune, dovrebbe subire un rallentamento; un cessate il fuoco, per rimanere sui temi della contemporaneità.
E allora immaginiamo un Anno Santo che sia di riposo dallo sfruttamento delle risorse e dalla rincorsa inesausta al profitto. Non è vero che non c’è alternativa al mondo in cui viviamo. Non è vero che chi immagina un mondo diverso è un’ingenua anima bella a cui si risponde solo con un sorriso e una pacca sulle spalle. Il Papa ha la forza di dimostrare che il mondo può essere diverso.
Per il prossimo Giubileo, quello straordinario del 2033, nel bimillenario della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, lasciamo riposare la terra, non voliamo dall’altra parte del mondo per ottenere l’indulgenza plenaria e utilizziamo il tempo e il denaro risparmiati per “dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti”. Sarebbe un bel Giubileo.
*da Repubblica, 06/01/2025