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Il lavoro per gli immigrati in Italia e’ sempre piu’ difficile

Il Ministero del Lavoro, per migliorare l’attività di natura previsionale, soprattutto in una fase di incertezza economica quale quella attuale, ha elaborato recentemente un nuovo modello che permette di effettuare una proiezione, sulla base della serie consolidata fornita dalle comunicazioni obbligatorie, della domanda di lavoratori stranieri prevista nei diversi settori produttivi. Le proiezioni, al contrario delle previsioni, sono di breve periodo e rappresentano un utile strumento di valutazione soprattutto per coloro che sono chiamati ad assumere decisioni istituzionali quali, ad esempio, l’adozione dei decreti per la determinazione delle quote di nuovo ingresso di immigrati per motivi di lavoro.

 

Le politiche per l’immigrazione vengono quindi promosse in un’ottica di coerenza con le dinamiche interne del mercato del lavoro rispetto ai nuovi bisogni degli immigrati. Bisogni, spesso, non dissimili da quelli dei lavoratori italiani coinvolti nella risoluzione di problemi dettati dall’attuale situazione, segnata dalla crisi.

Il quadro generale di analisi è desumibile dalla tabella 1, che mostra un’incidenza percentuale delle assunzioni di cittadini stranieri sul totale pari al 19,6%, composto dall’8,2% della componente UE (840.227 unità) e dall’11,4% della componente extra UE (1.159.663 unità).

Quest’articolazione presenta, però, delle sensibili difformità a livello territoriale: disaggregando i dati in base alla distribuzione geografica delle sedi in cui si svolge l’attività lavorativa, si coglie una maggiore concentrazione dei contratti della forza lavoro straniera, in particolare extracomunitaria, nelle regioni centro-settentrionali, mentre nelle regioni meridionali non solo il numero di assunzioni di cittadini stranieri, in proporzione, è il più basso (11,2% del totale, contro il 26,8% e il 20,3%, rispettivamente, delle aree settentrionale e centrale), ma la quota di attivazioni destinate alla componente UE della forza lavoro è più alta di quella rilevata per la componente extra UE (6,1% contro 5,1%).

Tab. 1: Rapporti di lavoro attivati per ripartizione geografica (a) e zona di cittadinanza dei lavoratori interessati. Anno 2012

Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Sistema informativo delle Comunicazioni Obbligatorie

Sulla base dell’elaborazione del patrimonio informativo rappresentato dal sistema delle Comunicazioni Obbligatorie (CO), è inoltre possibile osservare le principali caratteristiche del mercato del lavoro dipendente e parasubordinato da una diversa angolazione di analisi, diversa ma non opposta rispetto a quanto sia possibile fare attraverso i dati contenuti nell’indagine campionaria delle Forze Lavoro (RCFL) Istat.

Si tratta, infatti, di fonti informative complementari che, se opportunamente integrate sotto il profilo analitico, pongono nella felice condizione di esplorare simultaneamente lo stock di quella platea che tecnicamente è definita “offerta di lavoro”, nonché la dimensione dinamica della “domanda”. Per tale ragione, dopo aver analizzato – attraverso i dati della Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro di Istat – le macro-caratteristiche della condizione occupazionale dei lavoratori stranieri, in particolare extracomunitari, è opportuno gettare uno sguardo sulla dinamica dei flussi di contrattualizzazione e cessazione dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato assumendo, pertanto, una prospettiva datoriale.

La localizzazione geografica costituisce un fattore determinante nel definire l’articolazione dei flussi di assunzione dei lavoratoristranieri, ma, come è naturale che sia, anche la dimensione settoriale ha un peso rilevante (tab 2). A tale proposito, l’analisi della disaggregazione delle assunzioni, registrate nel corso del 2012 per settore di attività economica, mette in evidenza come il comparto che presenta la quota più alta di attivazioni che hanno riguardato lavoratori stranieri sia l’Agricoltura (33% del totale), cui seguono, nell’ordine, Costruzioni (26,8%), Industria in senso stretto (20,9%) e Servizi (16,3%).

Tab. 2: Rapporti di lavoro attivati per settore di attività economica e zona di cittadinanza dei lavoratori interessati. Anno 2012

Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Sistema informativo delle Comunicazioni Obbligatorie

Dal Rapporto del Ministero del lavoro emergono quindi alcune questioni chiave legate all’occupazione straniera. Innanzitutto bisogna rilevare che la crescita marginale dell’occupazione registrata nel 2012 è da ascrivere in oltre otto casi su dieci all’aumento del numero di lavoratori stranieri nel comparto dei servizi alle famiglie (+73 mila), mentre in tutti gli altri settori gli incrementi sono molto modesti o negativi. La contrazione della domanda di lavoro ha quindi riguardato la componente più tradizionale della forza lavoro straniera, quella occupata soprattutto nel Nord, nell’industria, nelle costruzioni ed alcuni comparti dei servizi. La conferma viene dall’ analisi dei rapporti di lavoro attivati e riservati a lavoratori di cittadinanza straniera.

La crescita della disoccupazione straniera è, quindi, dovuta alla fuoriuscita di lavoratori stranieri dai comparti produttivi tradizionali, a cui si aggiunge una componente di “giovani”– spesso di seconda generazione – in fase di transizione dalla scuola alla vita adulta e professionale.

Oltre a ciò va evidenziato il consolidamento del fenomeno della bassa qualificazione. La presenza dei lavoratori stranieri è infatti minima nelle professioni qualificate e massima in quelle non qualificate, dove un occupato su tre è straniero. Negli ultimi anni si è dunque accentuato il processo di concentrazione, soprattutto delle donne immigrate, su poche professioni.

In estrema sintesi, i temi della permanenza nello status di disoccupazione, della progressiva ridefinizione della domanda di lavoro e dei livelli di qualificazione rappresentano e rappresenteranno nei prossimi anni le questioni chiave della valorizzazione della forza lavoro straniera, ormai in larga misura stabile nel nostro paese

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