“Nucleare? Costi fuori mercato. La fusione e i piccoli reattori? Promesse, rimaste tali sulla carta”. È il mantra (ormai sgonfiato) di certi ambientalisti “ufficiali”.
Lo ripete l’amico Silvestrini, presidente del Kyoto club, sul Corriere della Sera. Parla di costi del nucleare che, pur essendo una energia verde, non ha mai ricevuto supporti, in un’intervista in cui lui stesso ricorda dati istruttivi: nonostante incentivi “forse troppo generosi” (parole sue) da oltre dieci anni, le rinnovabili sono ferme al 37% di energia prodotta sul totale del paese. E questo, ovviamente, ma lui non lo dice, comprendendo (la quota maggiore) l’idroelettrico. Sole e vento, purtroppo, restano una quota limitata. Inoltre: riusciamo a fare, “ogni anno” non più di 800 MW annuali di rinnovabili. “Vorremmo farne, invece, ricorda Silvestrini, “5/7 mila all’anno, nei prossimi nove anni”! Credo che la possibilità che un asteroide ci cada sulla testa conti, al confronto delle probabilità, più chances.
Il nucleare costa, cari amici, perché, essendo una tecnologia importante, complessa e avanzata, sconta un capitale iniziale elevato. Che, a differenza degli investimenti in rinnovabili e fossili, non gode di alcuna forma di supporto finanziario. Ciononostante, nel mondo ci sono 54 nuove centrali progettate, autorizzate e in costruzione. Segno che le esigenze di ricorso al nucleare, ormai, sopravanzano gli stessi costi di investimento.
Anche perché, caro Silvestrini, una centrale nucleare dura tra i 60 e gli 80 anni (un impianto eolico tra i 15 e i 20, meno di un terzo). I costi fissi iniziali del nucleare si ammortizzano in un terzo della sua vita attiva. E dopo si ha energia sicura, in abbondanza, generata in ogni tempo e a costi stabili. Lo ha capito l’Europa che, con resistenze ideologiche, sempre più flebili, di qualche Stato in cui contano i Verdi, si è convinta che per raggiungere i target emissivi, occorre (Taxonomy) incentivare il nucleare.
Quanto a fusione e piccoli reattori: non sono affatto “promesse sulla carta”. Sui progetti di primi dimostratori (impianti in rete) di “fusione nucleare” sono stati raccolti (in Europa) 2 miliardi di investimenti “privati”. Difficile che un privato investa su una “promessa sulla carta”. Quanto ai piccoli reattori, si calcolano oltre 70 modelli allo stato di progetto avanzato, 12 e più in sviluppo (sul mercato tra due o tre anni) alcuni che entreranno sul mercato tra pochi mesi e altri già dispiegati. Quale “promessa sulla carta”?
Si rassegni Silvestrini: il nuovo nucleare è una poderosa realtà. È ecologico, sicuro e darà energia abbondante. Senza di esso la transizione e i target ce li dovremmo, semplicemente, scordare.
*Presidente Associazione Italiana Nucleare