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Il piano francese da 100 miliardi, tutti da spendere nel 2021

Il governo francese ha presentato nel settembre scorso il proprio Piano (da 100 miliardi di euro) per rilanciare l’economia che verrà finanziato al 40% dal Recovery Fund della UE, il doppio del piano di ripresa avviato dopo la crisi finanziaria del 2008. Esso prevede che l’indebitamento aggiuntivo venga assorbito a partire dal 2025 attraverso la crescita. Sono escluse nuove tasse e anzi se ne prevede la riduzione sulle imprese per oltre 10 miliardi all’anno.

I tre i pilastri sui quali si regge la strategia francese sono: transizione ecologicacompetitività e coesione sociale. Gli stimoli economici non sono tanti destinati direttamente al potere d’acquisto delle famiglie, quanto alle aziende (in particolare piccole e medie), ed ai lavoratori.

Alla transizione ecologica sono stati destinati 30 miliardi di euro (il 30% del Piano “France Relance”,  come richiede l’Europa), con l’obiettivo fondamentale di raggiungere “emissioni zero” entro il 2050: fra le “voci” più importanti: 6,7 miliardi per il rinnovamento energetico degli edifici, privati e pubblici; 1,2 miliardi per la decarbonizzazione delle imprese; 1,2 miliardi per una mobilità più ecologica; 4,7 miliardi per il miglioramento della rete ferroviaria anche locale; 7 miliardi fino al 2030, dei quali 2 nel biennio 2021-2022, per lo sviluppo dell’idrogeno verde; 2,5 miliardi per la tutela della biodiversità.

Il secondo pilastro è dedicato alla competitività e alla apertura di nuovi mercati, in particolare nel settore industriale, con una riduzione permanente delle imposte sulla produzione per 10 miliardi l’anno (come abbiamo detto più sopra); un sostegno al finanziamento delle imprese, soprattutto sotto forma di capitale e di prestiti partecipativi, per 3 miliardi; la ri-localizzazione della produzione industriale, per la quale sono stati previsti sussidi diretti per 1 miliardo. Il quarto Programma di investimenti per l’avvenire, per lo sviluppo delle nuove tecnologie, nel biennio 2021-22 userà 11 dei 20 miliardi a disposizione fino al 2025.

Per quanto riguarda la coesione sociale, va anzitutto messo in risalto come il Governo francese, per salvaguardare l’occupazione ed i salari, consideri fra gli strumenti fondamentali il ricorso a dispositivi per la riduzione dell’orario di lavoro (“activité partielle”), integrandoli con adeguati percorsi di formazione. Peraltro, già nella fase di lockdown dello scorso anno, il Governo aveva fatto ricorso a provvedimenti di riduzione dei tempi di lavoro; dopodiché ha provveduto, sempre nella logica della riduzione dell’orario di lavoro,  alla creazione di un doppio dispositivo finalizzato al sostegno dell’occupazione e dei salari: l’uno per far fronte tempestivamente a crisi aziendali di breve periodo (APDC – dispositivo di Attività  Parziale “de Droit Commun”); l’altro, quale dispositivo di Attività Parziale di Lunga Durata (ADPL).

Questa politica di contrasto alla crisi e per prevenire i licenziamenti è una sorta di part-time (una riduzione del 40 o 50% dell’orario) con un finanziamento delle ore non lavorate del 60%. E’ questa, quindi, la principale misura per garantire l’occupazione ed un sostegno di lunga durata alle imprese dalle quali solo può poi derivare nuovo lavoro (e sviluppo). La riduzione di orario è prevista per 3 mesi (estendibili a 6 mesi), mentre per crisi aziendale grave si estende a 24 mesi (con accordo sindacale), sempre che ci siano le condizioni di un rilancio dell’impresa.

Un miliardo di euro è stanziato per il biennio 2020-21 per la formazione professionale a sostegno di 250mila lavoratori a orario ridotto (questa è la previsione di ordine numerico riferita ai posti di lavoro messi in discussione dalla vicenda pandemica) che necessitano di una riconversione parziale o totale.

La  politica destinata alla coesione sociale si concretizzerà in una serie di misure quali: 7,6 miliardi per finanziare l’attività lavorativa parziale di lunga durata e  ridurre il numero dei licenziamenti; piano giovani per favorirne la formazione (1,6 miliardi) e l’inserimento nel mercato del lavoro (3,2 miliardi più 1,3 miliardi per i percorsi di inserimento);  Naturalmente anche un notevole sforzo per gli investimenti nella sanità (6 miliardi, dei quali 2,5 per i servizi sul territorio) e 5 miliardi destinati agli enti locali.

Il documento del Governo francese di 296 pagine redatto già nel settembre scorso, dedica al tema dei giovani un capitolo di ben 54 pagine. Per quanto riguarda, appunto, le iniziative che il Governo ha in programma a favore dei giovani sono previsti 6,1 miliardi con una trentina di misure di cui diamo conto delle principali, in breve.

1. Accompagnamento alla creazione di primo inserimento lavorativo per 15mila giovani (40 milioni di euro) e per altri 2.500 non diplomati con una dote di 10mila euro per giovane.

2. Accompagnamento intensivo a 240mila giovani che rischiano di rimanere tagliati fuori dal mercato del lavoro (69 milioni di euro)

3. Incremento di fondi per la “Garanzia giovani” in modo da favorire l’inserimento al lavoro di giovani: già inseriti da 100 a 150mila nel 2020 e previsto l’inserimento nel 2021 da 340 a 420mila nel 2021 grazie ai percorsi già in atto (211+100 milioni di euro)

4. Aiuti per un inserimento di giovani nel mondo del lavoro del 3% (o 5% se si tratta di aziende con più di 250 addetti) sul totale delle assunzioni di apprendisti nel primo anno di lavoro in modo da aumentare del 10% tali assunti nel 2021 sul 2020 (spesa 1.200 milioni di euro). Analoghi aiuti per i contratti di professionalizzazione nel primo anno (spesa 800 milioni di euro).

6. Contratto di iniziativa occupazionale per 50mila giovani nel 2021 (269 milioni).

7. 30mila posti di paramedici con bachelor dal 2021 al 2023 (180 milioni)

8. 35mila giovani nel 2021 nell’economia sociale e solidale (206 milioni)

9. 3mila posti supplementari nello sport e animazione nel biennio 2021-2022  (12 milioni)

10. 100mila giovani al lavoro nel biennio con specifiche competenze (417 milioni)

11. Contro la dispersione scolastica misure per 35mila giovani dai 16 ai 18 anni per costruire un mestiere professionale (245 milioni)

12. Qualificazione post bachelor per 100mila giovani (700 milioni)

13. Piano giovani per chi abita in zone rurali o periferiche (5 milioni all’anno)

14. Stage di eccellenza per 50 milioni di euro

15. Neo bachelor per insegnanti (40 milioni all’anno)

16. Fondi per l’educazione popolare di giovani e l’associazionismo creando 2mila posti di lavoro (21 milioni nel biennio)

17. Servizio civile: 564 milioni nel biennio per un aumento di 100mila giovani (da 145mila a 165mila nel 2020 e altri 80mila nel 2021 arrivando così a 245mila giovani volontari)

18. Aiuto all’occupazione con 4mila euro per assunto per 579mila contratti nel biennio (1.100 milioni).

19. Aiuti all’impresa autonoma per 80mila giovani (22 milioni)

20. Prestiti per studiare: 15mila euro per aumentare la dotazione annuale di 5 volte (20 milioni) e formazione nei mestieri della sanità (150 milioni).

21. Misure di micro credito e di sviluppo per giovani di aree periferiche (5 milioni) e per mille giovani nella transizione ecologica con 8mila euro di sostegno (4 milioni per anno).

22. Incremento del compenso agli stagisti portando la cifra a 500 euro (più 150 euro all’ingresso) per una spesa di 80 milioni.

Inoltre sono stanziati 100 milioni per misure a favore dell’handicap e 900 milioni per la formazione professionale.

* Associazione CDS Cultura di Ferrara, Direttore dell’Annuario Socio Economico Ferrarese
** Socio CDS

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