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Un buon contratto omnibus

Per oltre 3 milioni di addetti del terziario, distribuzione e servizi la Pasqua 2015 ha riservato una bella sorpresa: il rinnovo del contratto nazionale. L’accordo è stato siglato il 30 marzo tra i sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil Uiltucs e l’associazione datoriale Confcommercio, incassando il via libera il 13 aprile, con  il parere favorevole dell’assemblea unitaria dei delegati e delle strutture.

Per la Fisascat si tratta di un importante e significativo risultato anche alla luce del difficile contesto economico e sociale attuale. Questo rinnovo contrattuale assume oggi un significato sempre più omnibus, considerato che già si assiste ad uno spostamento del baricentro produttivo verso il settore terziario, certamente indebolito dalla crisi degli ultimi anni, ma che in futuro giocherà un ruolo strategico per la ripresa economica ed occupazionale.

Entrando nel merito dei contenuti l’intesa, valida per il triennio 2015 – 2017 e già  in vigore dal 1 aprile 2015, introduce importanti novità sul versante normativo, a cominciare dall’introduzione del sistema di classificazione del personale del settore Ict – tecnologie dell’informazione e della comunicazione, da tempo una parte importante e innovativa del terziario avanzato, come anche del settore auto.

Il capitolo sul mercato del lavoro, oltre ad una riconferma delle percentuali di utilizzo del contratto a termine, prevede l’estensione della normativa sull’apprendistato – con la percentuale di conferma del 20% – a tutte le aziende del settore, a prescindere dalla dimensione.

E ancora. Durante il triennio di validità, si potrà attivare a una particolare forma di contratto a tempo determinato, della durata di 12 mesi, finalizzato al sostegno dell’occupazione: la norma punta infatti all’inserimento nel mercato del lavoro di persone in condizioni di particolare svantaggio – lavoratori che hanno terminato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali senza aver trovato ricollocazione, lavoratori autonomi o parasubordinati con un reddito inferiore al reddito annuale minimo escluso da imposizione – per i quali è previsto un percorso formativo a fronte di un inserimento crescente degli inquadramenti contrattuale. Infine l’accordo dà attuazione alla nuova governance della bilateralità di settore.

Per quanto riguarda la parte economica l’aumento previsto è di 85 euro al IV livello, da erogare in 5 tranche con decorrenza 1° aprile 2015. L’accordo riconosce inoltre un elemento economico di garanzia per l’effettiva affermazione del secondo livello di contrattazione, quantificato in 90 euro per le aziende con più di 10 dipendenti e in 80 euro per le aziende al di sotto dei 10 dipendenti da rapportare in scala parametrale per i diversi livelli.

Il grande senso di responsabilità nei confronti dei milioni di lavoratori coinvolti ha consentito di superare vecchie divisioni con l’intenzione di affrontare una crisi economica che ha investito anche il settore commerciale. Nella ricerca della mediazione è stato ribadito il ruolo del secondo livello di contrattazione confermando, nel contempo, la validità e la centralità del contratto nazionale che, in una fase ancora critica per il Paese, contraddistinta da stagnazione dei consumi e incertezze per i prossimi mesi, valorizza il sistema delle relazioni sindacali.

L’aumento economico e l’evoluzione della normativa contrattuale rappresenta una grande conquista per i milioni di lavoratrici e lavoratori del commercio, della distribuzione e dei servizi alle dipendenze di imprese che, non dimentichiamo, subiscono ancora gli effetti della recessione e lo stallo dei consumi, nonostante qualche timido segnale di ripresa.

 

(*) Segretario Generale Fisascat e Fist Cisl

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