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Inseguendo il passato

La Cop 28 inciderà (finalmente) sulla cultura e sui nostri stili di vita? 

Passeggiava stanco fra gli ulivi. Incurvato in maniera innaturale. Al tramonto della giornata, con il sole che scompariva dietro la montagna, la figura del vecchio sembrava svanire lentamente nel gioco di luci e di ombre, a simboleggiare il tramonto della sua vita.

A tratti ricompariva e sembrava muoversi senza toccare terra. Si immedesimava negli alberi, quasi a confondersi tra i rami, silenzioso per non disturbare gli uccelli e la natura. Era vissuto così, con il rispetto innato, con il sorriso di chi vede solo il bello, con la luce negli occhi di chi si stupisce sempre, come un eterno bambino.

L’impronta della sua vita sul pianeta era sempre stata lieve. Mi sembra di vederlo mentre porta a tavola il suo piatto con quantità irrisorie di cibo, eppure con grande attenzione, quasi con ritualità, ma con la gioia di poter gustare. La carne raramente, senza sforzi per la rinuncia, nella convinzione radicata in lui da sempre che così fosse giusto.

La luce artificiale contenuta, nelle sere a casa: eppure ricordo pochi luoghi tanto luminosi nelle ore notturne. Sarà stato per il fuoco vivace del camino, spesso acceso, o per il sapiente posizionamento delle lampade, che davano suggestioni indimenticabili. E, ugualmente, restavo affascinato per il benessere che la casa trasmetteva. Quel fresco d’estate, pur senza condizionatori, grazie all’aria che circolava tra le finestre aperte o socchiuse. Quel calore d’inverno, naturale, avvolgente, misurato, di cui ancora oggi comprendo poco la generazione, nel ricordo quasi magico partito dall’infanzia. 

E l’accoglienza felice, il libro in mano, con il dito fra le pagine a tenere il segno, sempre uguale, sempre a darti la sensazione che eri atteso.

Unanime soddisfazione è stata espressa per il risultato di COP28, che ha recepito finalmente la denuncia dell’insostenibilità dell’attuale sistema alimentare e le sue responsabilità nella crisi climatica. Occorre ridurre del 50% il consumo di carne entro il 2050. La produzione di cibo è responsabile per circa il 35% delle emissioni; il 20% di queste sono causate soltanto dal sistema degli allevamenti intensivi. La tutela della biodiversità e il contenimento del degrado ambientale, della deforestazione, del consumo delle risorse primarie dipendono molto dalla volontà dei popoli di ridurre le proteine convenzionali, che significherebbe controllare le contaminazioni, la resistenza agli antibiotici, le pandemie…

Eppure, permane difficile il cambiamento che la transizione energetico-ambientale richiede alle abitudini della gente, al punto tale che in alcuni paesi con regimi democratici, gli elettori hanno ‘punito’ i governi che hanno dimostrato maggiore adesione ai nuovi percorsi della sostenibilità. 

Inconsapevolezza? Incoscienza? Certo. Entrambe. Ma soprattutto, è scomparso il rispetto…

Sembrava più un rapporto tra amici. Le caprette erano le mie preferite. Libere. In tutti i sensi. A primavera le pettinava e raccoglieva la lanugine come un bene prezioso, che poi donava a una vecchia amica. Trattava quegli animali con lo stesso rispetto che dimostrava verso le persone. Anche quando rimproverava la gallina che aveva fatto man bassa delle ciliegie, riuscendo a volare sull’albero. O il cane che spaventava gli uccellini…

L’orto ogni anno era in un posto diverso, l’acqua scorreva in quei canali che riusciva a scavare nella terra. Ordinato e colorato, aveva la stessa dignità di uno splendido giardino. L’alba lo coglieva intento a curare le piante, come faceva suo nonno, con il gattino ancora insonnolito, ma che desiderava stargli accanto. 

Sotto il pergolato, appoggiato sul vecchio tavolo di legno, gustava il vino rosso con la sua amica, mentre sfogliava il pacchetto che lei gli aveva portato. La mano indugiava sulla morbidezza del maglione, che aveva l’odore e i colori delle sue capre… 

COP28 lancia l’appello per avviare progetti di agricoltura rigenerativa e benessere animale. Un esempio è l’iniziativa di sostegno alle comunità locali dell’Himalaya per valorizzare conoscenze e tradizioni legate alla lavorazione della lana e del cashmire. Altri sono riferiti al recupero di coltivazioni storiche nei diversi contesti territoriali, capaci di restituire prodotti di alta qualità e contrasto al cambiamento climatico. 

Eppure, la forte presenza alla conferenza di lobbisti dei combustibili fossili desta perplessità. E dubbi sulla reale efficacia delle soluzioni negoziate.

L’abito buono era per le grandi occasioni. Lo custodiva gelosamente nel piccolo guardaroba, fra i pochi suoi vestiti. Quella volta si concesse una divagazione, indossando il maglione appena ricevuto in dono, sotto la giacca. Il pranzo con i suoi amici del Marocco era per lui una festa. Gli piaceva gustare i cibi, gli piaceva la semplicità dell’incontro, poche cose, ma tutte belle, niente sfarzi, niente abbondanza, atmosfera composta, parole essenziali.

Gli piaceva osservare i bambini, con gli occhi tristi di chi ha dovuto abbandonare la propria terra, anche se nati qui, addirittura più consapevoli dei genitori. Gli piaceva ascoltare le storie, le favole che venivano da lontano, dilettandosi a individuare similitudini e diversità con quelle della nostra gente. Dopo il pranzo si sedeva sulla poltrona, l’unico lusso nella casa, con il maschietto in braccio, a rispondere alle domande, ad assecondarlo nella sua enfasi descrivendo il Marocco, a consolarlo delle cattiverie subite dai compagni di scuola.

Quando andava via, immancabilmente ringraziava per la giornata, esprimeva la gioia per averli vicini, così come il dispiacere per vederli sradicati dal loro paese.

E rientrava a casa, pensando all’intera sua famiglia, ormai stabile al di là dell’oceano, fuggita decenni orsono per inseguire un sogno. Almeno un sogno! Ai giovani marocchini che aveva appena lasciato, però, era negato anche quello.

Non c’è giustizia climatica renza riconoscimento dei diritti umani

I disastri ambientali sono causa pure delle migrazioni e del loro aumento negli anni recenti. La  COP28 affronta il tema e si associa all’appello ai leader mondiali per azioni efficaci e mirate, nella direzione di aumentare la solidarietà con i paesi e le comunità più vulnerabili e maggiormente soggetti alle crisi climatiche e di favorire la mobilitazione inclusiva di tutta la società.

L’agenda di COP28 apre uno spazio ai diritti e ai bisogni dei bambini, riconoscendo gli effetti sproporzionati su di loro dei cambiamenti del clima. Evidenzia la necessità di mettere i più piccoli al centro dei processi decisionali per un futuro più sicuro e sostenibile. 

Ma, in generale, non c’è giustizia climatica senza giusta considerazione dei diritti umani, constatato che il cambiamento esaspera le disuguaglianze socio-economiche e culturali, peggiorando paradossalmente le condizioni di vita di coloro che meno sono responsabili delle emissioni. Non è solo questione di godimento di diritti inviolabili, dall’acqua, al cibo, alla salute e alla vita, ma della necessità di definire i criteri per ridisegnare un mondo più equo, inclusivo e sostenibile per la nostra generazione e per quelle future.

Non ricordo di averlo visto mai maneggiare denaro. Ho il ricordo, invece, della sua immagine porgere bottiglie del proprio olio a tanti. E ricordo la casa sempre piena di persone, quelle con i calli alle mani, con le piccole cose della campagna avvolte nei grandi fazzoletti, portate come oggetti preziosi e offerte con il sorriso. 

Ricordo la fatica di tutti per salvare i due peri d’inverno, laggiù in fondo nascosti e protetti dal grande muro a secco del terrazzamento. Per non rinunciare a uno dei sapori più incredibili che io abbia mai provato. Incredibile, se associato a un frutto informe e brutto; a un albero duro, aspro, nessuna concessione all’estetica, ma forte e misterioso. L’emblema della biodiversità della nostra terra nella mia visione di ragazzino. 

Ricordo l’impegno di tutti, e la perizia, e la sapienza dei più vecchi, per costruire solo con la vanga e le mani i canali di terra per condurre l’acqua nei punti desiderati, capace di superare pendenze evidenti, spinta da un’energia vitale.

Ricordo quella gente. Veri custodi della diversità vegetazionale e animale, della conoscenza tradizionale, dei valori dell’uomo, del rapporto spirituale con il pianeta.

Ricordo…

COP28 riconosce l’importanza di inclusione e protezione delle comunità indigene, che rappresentano il 5% della popolazione e tutelano l’80 per cento della biodiversità mondiale. Eppure, ancora oggi queste non sono considerate nei processi delle decisioni e dei negoziati sulla crisi climatica. E seppur si convenga come siano insufficienti gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili, la Conferenza non è riuscita a dichiarare con trasparenza la volontà e la necessità di abbandonare i combustibili fossili, responsabili principali dell’inquinamento. Contraddizioni confermate dall’adozione del Fondo per Perdite e Danni, affidato però alla Banca Mondiale, che i Paesi in via di sviluppo criticano per i metodi poco trasparenti e causa dell’incremento del loro debito pubblico.

Certamente gli obblighi vincolanti per gli Stati al fine di affrontare la crisi climatica e ambientale sono definiti e chiari per innescare il cambio di paradigma dello sviluppo, dalla ristretta visione del business a quella di un pianeta per la gente. Se non fosse per una certa ‘timidezza’ manifestata da COP28, che frena l’innesco delle indispensabili modificazioni culturali e socio-economiche.

Ritornai dai miei pensieri che era quasi buio. Vedevo appena la sua sagoma sotto l’ulivo in fondo al sentiero. Scompariva piano piano, in lenta dissolvenza, come i colori del suo mondo.

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