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Intelligenza Artificiale. La sfida che il sindacato non ha ancora assunto

Da qualche anno l’Intelligenza Artificiale si sta diffondendo nei vari ambiti della vita personale e sociale determinando diversi cambiamenti. La sua influenza, non sempre ben definita, e un’informazione provocatoria e grossolana, stanno provocando preoccupazioni e paure, spesso non corrispondenti alla realtà dei fatti. 

L’incertezza e la preoccupazione circa gli effetti dell’IA derivano essenzialmente dal fatto che le decisioni sono solo in parte programmate e in parte frutto dell’applicazione degli algoritmi per cui mantengono una componente imponderabile che può dar luogo a scelte anche di dubbia razionalità. 

L’ambito della vita collettiva, nel quale i cambiamenti provocati dall’IA risultano più evidenti e diffusi è quello del mondo del lavoro. Alcune informazioni scioccanti, provenienti in genere dai giganti del web, parlano di possibili riduzioni dei posti di lavoro con licenziamenti di massa e una rivoluzione delle competenze per cui il futuro del lavoro risulta sempre più problematico. 

Una prima ricognizione su alcune esperienze in corso ci dice che l’IA nel mondo del lavoro presenta potenzialità e rischi, ed influisce in modo significativo sulla quantità e qualità dell’occupazione. Circa l’effetto quantitativo dell’IA sull’occupazione va tenuto presente che alcuni posti di lavoro possono diminuire in quanto completamente automatizzati, altri possono essere trasformati mutando il loro contenuto in termini di competenza, altri ancora possono nascere ex novo-per effetto dell’impatto della stessa IA. L’esito occupazionale finale dipende dal settore coinvolto e dalle scelte dei protagonisti, mentre in questi processi sono in generale più esposti e vulnerabili i lavoratori a più alta competenza, l’occupazione femminile e gli anziani. 

Gli effetti in termini di qualità del lavoro possono riguardare il livello di produttività, l’orario di lavoro, le condizioni contrattuali, i trattamenti retributivi e la salute e sicurezza del lavoratore. Di fronte a questo quadro, in fase di progressiva definizione, l’esito dell’applicazione dell’IA, per la sua stessa essenza dipende dalla qualità della regolazione stabilita dalle parti sociali. 

Per questo appare preoccupante che, di fronte ad una prospettiva così profonda ed estesa di trasformazione del lavoro, e ad una attuale condizione media dei lavoratori, caratterizzata da precarietà, competenza medio-bassa e sotto salario, e con una contrattazione collettiva in grande ritardo sul rinnovo della metà dei contratti nazionali, il sindacato non abbia sviluppato un’iniziativa complessiva d’attacco, necessaria a tutelare e promuovere i diritti dei lavoratori. 

E’ pur vero che a livello aziendale la contrattazione è riuscita a raggiungere alcuni accordi significativi e, ad esempio, i metalmeccanici hanno recentemente presentato un piattaforma rivendicativa di tutto rispetto; ma, nel complesso, il sistema di relazioni industriali risulta nettamente in ritardo. Un ritardo che influisce negativamente anche sulla evoluzione delle organizzazioni imprenditoriali, come dimostra la condizione attuale di Confindustria che, mentre l’industria italiana vive una fase di crisi che coinvolge anche le filiere che in passato furono protagoniste del “miracolo italiano” (acciaio e auto), non riesce ad eleggere un presidente di qualità adeguata alle esigenze di innovazione e di rinnovamento del settore. 

Una nuova iniziativa strategica del sindacato che, tra l’altro, attraverso un approccio flessibile e sperimentale, potrebbe offrire precisi indirizzi idonei alla politica per un intervento legislativo efficace, dovrebbe, a mio avviso, poggiare su due indispensabili condizioni. 

Un intervento adeguato alla qualità della trasformazione del lavoro che, partendo da un rilancio della contrattazione collettiva tra le parti sociali, estenda l’intervento anche alla concertazione con il governo e sviluppi nuove forme di partecipazione dei lavoratori nell’impresa. In concreto, si tratterà di promuovere i diritti dei lavoratori e la tutela delle loro condizioni umane di fronte all’applicazione dell’IA, garantendo che le decisioni fondamentali siano assunte da esseri umani e non dalle macchine. 

Una strategia innovativa di questo genere richiede un collegamento organico alla ripresa del processo di autonomia e unità sindacale. Le attuali tre confederazioni sindacali risultano strutturalmente inadeguate ad affrontare questo intervento per cui occorre riprendere quel processo fallito negli anni ’80 del secolo scorso per l’opposizione del Pci. Tutti conosciamo le difficoltà di tale traguardo, ma il futuro del sindacalismo confederale rimane sempre più legato a tale obiettivo. Spetta innanzitutto all’attuale classe dirigente di Cgil-Cisl-Uil comprendere tale legame e agire di conseguenza.

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NEWSLETTER NUOVI LAVORI – DIRETTORE RESPONSABILE: PierLuigi Mele – COMITATO DI REDAZIONE: Maurizio BENETTI, Cecilia BRIGHI, Giuseppantonio CELA, Mario CONCLAVE, Luigi DELLE CAVE, Andrea GANDINI, Erika HANKO, Marino LIZZA, Vittorio MARTONE, Pier Luigi MELE, Raffaele MORESE, Gabriele OLINI, Antonio TURSILLI – Lucia VALENTE – Manlio VENDITTELLI – EDITORE: Associazione Nuovi Lavori – PERIODICO QUINDICINALE, registrazione del Tribunale di Roma n.228 del 16.06.2008

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