Il dissesto idrogeologico costituisce un tema di particolare rilevanza per l’Italia a causa degli impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. L’Italia, per la sua conformazione geologica, geomorfologica e idrografica, è naturalmente predisposta ai fenomeni di dissesto. Dal secondo dopoguerra, l’intensa urbanizzazione, avvenuta senza tenere in debito conto le aree del Paese in cui avrebbero potuto manifestarsi eventi idrogeologici ed idraulici pericolosi e potenzialmente dannosi, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti e vulnerabili e quindi del rischio. D’altro canto l’abbandono dei territori montani ne ha determinato una mancata manutenzione e ancor più, in generale, un venir meno del ruolo attivo delle popolazioni a presidio tanto del territorio quanto dell’ambiente naturale. A ciò si aggiungono anche gli effetti dell’evoluzione climatica con un aumento della frequenza di eventi pluviometrici estremi, ben poco prevedibili, e conseguentemente di fenomeni altamente pericolosi e potenzialmente distruttivi quali piene improvvise, anche in area urbana, o colate rapide di fango e detrito. La conoscenza dei fenomeni di dissesto, in termini di distribuzione territoriale e di pericolosità, è un passo fondamentale per programmare adeguate politiche di mitigazione del rischio. L’ISPRA, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, svolge l’attività di raccolta, elaborazione e diffusione dei dati in materia di difesa del suolo e dissesto idrogeologico riferita all’intero territorio nazionale (artt. 55 e 60 del D.Lgs. n.152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”) e cura inoltre, ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 49/2010, la standardizzazione e gestione delle informazioni correlate e necessarie all’attuazione della Direttiva Alluvioni (2007/60/CE). E’ in questo contesto che l’ISPRA ha proceduto alla raccolta, armonizzazione e mosaicatura dei dati sulla pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico e sulla pericolosità idraulica ai sensi del D.Lgs. 49/2010 e partecipa alla “Cabina di regia” della Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fornendo supporto scientifico e tecnico mediante la produzione di cartografie tematiche e indicatori di rischio, nonché la condivisione di dati e servizi interoperabili anche per la piattaforma Italia Sicura. L’obiettivo del presente Rapporto è quello di fornire un quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità da frana, idraulica e di erosione costiera per l’intero territorio italiano. Il Rapporto presenta inoltre indicatori nazionali di rischio per frane e alluvioni, relativi a popolazione, imprese, beni culturali e superfici artificiali, che costituiscono un importante base informativa per la programmazione degli interventi strutturali e non strutturali di mitigazione del rischio e delle politiche di coesione nel Paese. E’ solo da evidenziare quanto sia significativa l’importanza di mantenere strettamente collegata la mappatura della pericolosità e del rischio, con quella relativa agli interventi destinati al loro contenimento e mitigazione, in esecuzione o già programmati, e ciò anche al fine di valutarne la disponibilità e quindi l’efficacia nel tempo. A tal fine, i dati e le informazioni presenti nel Rapporto possono essere posti in stretta relazione con quelle rese disponibili sempre da ISPRA attraverso la piattaforma ReNDiS e reperibili anche nell’ambito della piattaforma Italia Sicura. Il Rapporto, quindi, insieme alla pubblicazione online delle mappe sul Geoportale ISPRA, altresì condivisibili anche nell’ambito del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINA), e sulla piattaforma Italia Sicura, rappresenta un efficace strumento di comunicazione e contribuisce alla diffusione delle informazioni sulla pericolosità e sul rischio idrogeologico e idraulico in Italia, certamente a supporto delle Autorità ambientali ed a quelle di protezione civile, ma anche delle stesse popolazioni espost
*Presidente dell’ISPRA, Presentazione del rapporto 2015