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L’economia della birra, in crescita in Italia

Tradizione vuole che l’Italia sia da sempre uno dei maggiori produttori e consumatori di vino al mondo. Tuttavia, negli ultimi anni, accanto al vino crescono la produzione e il consumo di birra, una bevanda che ormai sembra essere apprezzata trasversalmente in tutto il Paese, senza distinzioni di appartenenza sociale, sesso ed età. Il mercato della birra è pertanto in continua espansione, ponendosi come un importante approdo per coloro che vogliano investire o fare impresa in un settore economicamente vitale.

Secondo il rapporto intitolato La birra piace sempre più agli italiani, pubblicato a maggio ed elaborato da Althesys per conto dell’Osservatorio Birra della Fondazione Birra Moretti, il consumo di birra nel nostro Paese è in continua ascesa, con delle performance davvero interessanti.

Negli ultimi due anni, gli italiani hanno consumato più quantitativi della bevanda al luppolo rispetto a quanto accedeva negli anni pre-crisi: se nel 2007, infatti, ogni italiano beveva in media 31,1 litri di birra, nel 2016 si è arrivati a toccare quota 31,5 litri, con un incremento di 0,7 litri pro-capite rispetto al 2015. In totale, nel 2016, in Italia sono stati consumati ben 19 milioni di ettolitri di birra, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2015.

Si tratta di un dato piuttosto interessante, poiché va in marcata controtendenza con quelli che riguardano gli altri consumi del settore alimentare. Dal 2013 a questa parte, infatti, quando i consumi delle famiglie italiane hanno ripreso a crescere dopo la crisi iniziata nel 2007, il consumo di birra è aumentato a velocità doppia rispetto ai consumi di alimentari e di bevande non alcoliche, arrivando a toccare un incremento dell’8,9%. Numeri che fanno davvero ben sperare e che mettono gli operatori del settore nelle condizioni di espandere e consolidare il proprio giro d’affari in maniera sempre più capillare e diffusa.

Se il consumo risulta così elevato e in così rapida ascesa, stesso dicasi per quel che riguarda la produzione. In Italia, infatti, alla crescita della domanda è corrisposto un incremento nei livelli della produttività nazionale della bevanda, produttività che, lo vedremo più sotto, ha coinvolto in grande misura le imprese artigiane. Anche in questo caso, il dato è in controtendenza rispetto a quanto accade se prendiamo in considerazione la media della produzione di tutti i beni di consumo.

La picchiata cominciata nel 2007 nella produzione di birra e dei beni di consumo in genere si è interrotta nel 2010, mentre è continuata per tutti i beni di consumo fino a oggi. In particolare, va detto che la crescita della produttività dei birrifici ha fatto registrare performance davvero notevoli, superando già nel 2014 i livelli del 2007 e non accennando in nessun modo a diminuire.

Fatto ancor più incoraggiante se si mette l’Italia a paragone degli altri Paesi europei. Leggendo il Rapporto La birra piace sempre più agli italiani, scopriamo infatti che tra il 2010 e il 2015 il nostro Paese ha fatto registrare una crescita del 9,4% nella produzione di birra, posizionandosi al primo posto in Europa, per di più con uno scarto davvero consistente rispetto alla Spagna, seconda in questa speciale classifica, dove la crescita è stata del 4,7%. Regno Unito, Olanda e Germania, Paesi in cui la tradizione nel settore è senza dubbio più antica e radicata, hanno invece sofferto una contrazione più o meno consistente.

A questi dati corrisponde, chiaramente, un’importante ricaduta sul mondo imprenditoriale e su quello del lavoro: aumentano infatti il numero degli attori dedicati alla produzione di birra e il numero dei lavoratori coinvolti nel comparto. Davvero una bella notizia, in un periodo in cui la ripresa post-crisi stenta a decollare. Va inoltre detto che le performance positive del comparto in Italia sono dovute in buona parte anche al coinvolgimento delle imprese artigiane, grazie alle quali sta aumentando non solo il volume economico del settore ma anche, se così possiamo dire, la “cultura della birra”.

È il birraio e presidente del Gruppo Birrai di Confartigianato Veneto, Ivan Borsato, a raccontare con entusiasmo in una recente dichiarazione le performance del settore dei birrifici artigiani: “Il movimento italiano della birra artigianale nasce nel 1996 circa, da un pugno di persone, al massimo una decina di birrifici artigianali. […] Nel 2017, si parla di più di 1.000 birrifici in tutta Italia. Oggi, il settore ha un volume importante, con una produzione media per birrificio che va da 5/600 ettolitri a più di 1.000 ettolitri all’anno, con picchi per gli impianti più grandi che possono arrivare anche 20/25mila ettolitri prodotti all’anno. Tutto questo crea anche un indotto che sbarca nell’agroalimentare, con la coltivazione di orzo da malto e luppolo in crescita esponenziale negli ultimi anni”.

Insomma, sembra che quello della birra sia davvero un settore nel quale investire e nel quale provare a fare impresa, anche d’eccellenza. L’Italia, infatti, che vede il suo mercato interno in continua espansione, sta a tutti gli effetti diventando, come testimoniano le parole di Ivan Borsato e i dati del rapporto La birra piace sempre più agli italiani, anche un produttore di rilievo di birre artigianali.

 

 (*) L’articolo originale è in WeCanBlog. 

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