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L’esperienza ferrarese in tema di “inserimento dei giovani”

L’ “esperienza ferrarese” (come siamo ormai abituati a intitolare i nostri appunti in merito alla nostra attività per l’inserimento al lavoro dei giovani) ha senso di essere divulgata se il racconto “qualitativo” che ne viene fatto è accompagnato da dati quantitativi che ne dimostrino sia la concretezza dei risultati conseguiti, sia la sua possibile replicabilità anche in altri analoghi contesti territoriali, economici, formativi.

Anzi, partiamo proprio da qui; cioè vediamo come e dove la sperimentazione del Progetto PIL (Percorsi di Inserimento Lavorativo, attivo da 20 anni presso l’Ateneo di Ferrara) si è diffusa con successo oltre i nostri confini.  

Il Percorso di Inserimento Lavorativo “PIL” (che affina e compendia tutte le precedenti esperienze in tale ambito avviate già a partire dal 1996 col titolo Progetto CAT – Contratti A Termine, quindi col titolo CPE – Contratti di Prima Esperienza)  è stato sviluppato anche nel Corso di Laurea di Scienze Politiche dell’Università di Bologna nell’a.a. 2011-2012; più recentemente è stato realizzato (con il titolo “Progetto LM+”) all’Università di Pavia, strutturato su 5 Corsi di laurea Magistrale e all’Università Statale di Milano col titolo “Progetto Ulisse”. In precedenza i percorsi PIL erano stati sperimentati con successo all’Università di Verona (Progetto Psila), di Roma e del Molise.

Per quanto riguarda i risultati quantitativi conseguiti in particolare nel territorio ferrarese sul tema “giovani e lavoro”, riassumiamo in circa 2mila i giovani (neo-diplomati; laureandi e giovani laureati) che sono stati coinvolti attivamente nel Progetto CAT dal 1996 al 2014 presso la Società chimica ora LyondellBasell (oggi il percorso CAT è stato sostituito dall’azienda in altro Progetto formativo “autonomo”) e in oltre 1.500  gli inserimenti nelle aziende di giovani laureandi e neo laureati che hanno seguito i Percorsi CPE, PIL e “Master studio-lavoro”, a partire dall’anno 2000 fino ad oggi, con oltre 400 aziende attivamente coinvolte (diverse delle quali “fidelizzate” e quindi partecipanti a più edizioni dei Progetti PIL). Da notare che circa il 40% dei giovani inseriti, al termine del percorso di formazione-lavoro è stato confermato al lavoro a tempo indeterminato dalla stessa azienda ospitante.

Dal punto di vista delle modalità operative dei suddetti Progetti, ne sintetizziamo di seguito le originali innovazioni, dando priorità all’illustrazione del Progetto CAT, sia perché cronologicamente il primo da noi attivato per l’inserimento al lavoro di giovani, sia perché da esso sono poi stati acquisiti i “passaggi” fondamentali per i successivi percorsi di “istruzione-lavoro” (CPE; PIL, “Master studio-lavoro”). 

Nel 1996 un Accordo sindacale sottoscritto da Montell (oggi LyondellBasell), Unione Industriali di Ferrara, RSU Montell e FULC Territoriale) formalizza l’avvio della sperimentazione del “Progetto CAT” per contratti a termine di durata annuale, inseribili in percorsi formativi scuola-lavoro. I soggetti promotori e gestori di tale iniziativa sono la Direzione aziendale, il Centro di Formazione dell’Amministrazione provinciale di Ferrara, il sindacato confederale rappresentato dalla FULC.

Ma i principali soggetti interessati all’esperienza sono sicuramente i giovani. A loro si propone di sperimentare un percorso scuola-lavoro, la cui originalità consiste nel ridurre al minimo indispensabile le fasi di stage iniziale e di formazione propedeutica al loro inserimenti in azienda, per dare spazio ad un rapporto di lavoro vero e proprio, a tempo determinato (con la possibilità del passaggio del rapporto di lavoro a tempo indeterminato al consolidarsi degli organici a seguito dell’incremento delle produzioni e del complesso delle attività aziendali)  con tutte le prerogative di un inserimento attivo e professionalizzante nell’area produttiva dell’impresa.

Il Progetto CAT prevede l’accesso di soggetti in possesso di un titolo di studio minimo: licenza media integrata di un attestato di specializzazione biennale. L’assenza di limiti superiori ai titoli di studio ha fatto registrare nel tempo una crescente presenza di diplomati di scuola secondaria e di laureati (fino a oltre il 90% dei partecipanti alle selezioni).

Già dalle prime edizioni CAT (dal 1996 al 1999 partecipano 967 giovani) si nota la presenza pressoché paritetica di maschi e femmine: queste ultime vengono allocate, come peraltro i maschi, in tutte le tipologie di orario di lavoro compresi il lavoro a turno, notti e festività comprese. 

Il Progetto CAT -cosi come lo sarà il Progetto PIL negli anni successivi, a partire dal 2000 fino ad oggi- si basa sulla convinzione che la contaminazione tra studi e pratica lavorativa, oltre che favorire processi aziendali anche innovativi di ricerca e produzione, accresce l’apprendimento e l’occupabilità dei giovani, in quanto il percorso formativo così integrato rappresenta una “dote” in termini di orientamento e di accompagnamento per l’entrata nel mercato del lavoro.

Si consideri che i giovani inseriti in azienda, seppure inesperti, sono in grado -in quanto legittimati per effetto del rapporto regolato dal contratto collettivo di lavoro- di partecipare alla “comunità di pratica” come tutti gli altri operatori “fissi” del gruppo di lavoro che ben volentieri aiutano il nuovo inserito a svolgere autonomamente mansioni operative.

Nel contempo i giovani allocati hanno non solo il vantaggio di un’occupazione pienamente retribuita come da contratto nazionale di lavoro, ma hanno soprattutto l’opportunità di entrare in contatto con un sistema organizzativo, gestionale ed operativo avanzato, acquisendo in tal modo un credito formativo spendibile sul mercato del lavoro, oltre che nell’ambito della stessa azienda ospitante.

L’altro fondamentale aspetto organizzativo che dà validità ai progetti sperimentati a Ferrara sul tema studio-lavoro, riguarda la scelta di inserire i giovani in azienda (dopo una prima, breve fase di stage orientativo) direttamente nei gruppi di lavoro operativi di impianti industriali e/o di gruppi di ricerca, considerando i contesti sociali di lavoro come contesti di apprendimento; vale a dire che l’apprendimento è assolutamente favorito dal far parte  di una comunità di pratiche in cui il giovane ha la possibilità di accesso agli usi delle tecnologie e delle tecniche. Nella scuola sarà sempre più utile – senza nulla abdicare alla propria vocazione universale – partire dalle esperienze concrete di vita e lavoro dei giovani e tramite essi sviluppare ampi approfondimenti che possano portare ad una conoscenza dell’arte del dialogo, della comunicazione, delle relazioni, della capacità di decidere, organizzarsi, lavorare in équipe, diagnosticare, risolvere problemi.

Infine, i progetti PIL e “Master studio-lavoro” (sviluppati a valle dell’esperienza CAT di cui hanno assimilato le fondamentali concezioni di occupabilità e operatività dei giovani in comunità di pratiche) essendo promossi dall’Università nei confronti delle aziende (nei progetti Cat, invece, il soggetto proponente muove dal campo della “domanda di lavoro”) è stata studiata ed adottata una innovativa procedura di “selezione reciproca” tra i giovani e le aziende aderenti al progetto PIL. In un primo passaggio sono le imprese che individuano (tramite i colloqui di selezione) gli “idonei” tra i diversi giovani (i quali hanno precedentemente scelto le aziende con le quali svolgere il colloquio di selezione) inserendoli in una graduatoria di preferenze; in un secondo tempo, sono i giovani a scegliere in quale impresa allocarsi fra tutte quelle che li hanno dichiarati “idonei”.

 

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