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L’oligarchia mondiale: il club Bilderberg

Come ogni anno, si tiene il tradizionale incontro del Club “Bilderberg”. Quest’anno, nel mese di giugno, si è tenuto a Watford, una cittadina alle porte di Londra. All’ordine del giorno c’erano i temi dell’occupazione, crescita, nazionalismo e populismo, big data. Sul fronte geopolitico si parlerà di Medio Oriente, Africa e cyberguerra, tema salito nell’agenda dell’informazione mondo. Gli argomenti caldi di questo nostro periodo. Per l’Italia erano presenti l’amministratore delegato di Telecom Franco Bernabé; l’amministratore delegato di Intesa San Paolo Enrico Tommaso Cucchiani; la giornalista Lilli Gruber, Mario Monti e Alberto Nagel (ad di Mediobanca).

 

Per capire un po’ di più del “Club Bilderberg” abbiamo intervistato il sociologo Domenico Moro. Autore di un interessante saggio, pubblicato dalla casa Editrice Aliberti, dal titolo: “Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo”.

Moro, sul club Bilderberg in questi anni si è costruita una letteratura “complottistica” e perfino esoterica. Lei cerca di farne , invece, una analisi strutturale. Qual è il nodo centrale della sua analisi?

Il nodo essenziale è costituito dal collegare Bilderberg e la trilaterale, ai rapporti sociali esistenti a livello mondiale, alla struttura economica, e soprattutto all’esistenza di una nuova classe capitalistica transnazionale. Bilderberg e la trilaterale sono organizzazioni internazionali che rispecchiano il carattere di questa nuova classe capitalistica, di questa nuova classe borghese. Infatt,i all’interno del Bilderberg sono rappresentate le imprese multinazionali sia nella loro attività produttiva sia nella composizione del capitale e troviamo soggetti che siedono in consigli d’amministrazione di banche, imprese industriali, assicurative di paesi diversi.

Veniamo al club: qual è la sua “connotazione” ideologica e qual è la sua composizione “sociologica”?

Per quanto riguarda la connotazione ideologica si tratta di un club che ha come obiettivo quello di facilitare le attività delle grandi imprese, quindi la sua ideologia è quella neoliberista basata sul mercato autoregolato, sulle privatizzazioni, sul ritiro dellostato dalla attività economica, sulla riduzione del Welfare state. In sostanza, l’ideologia è abbastanza coerente con quello che sta accadendo in Europa: autonomia della BCE dai ministri del tesoro. Come abbiamo visto dai pochi documenti di queste organizzazioni, l’obiettivo è quello di ridurre il livello di democrazia raggiunto negli anni 70. C’è un libro di Crozier e Huntington che è il rapporto di una delle prime riunioni della Trilaterale, nella quale si parla della crisi della democrazia, si dice che c’è un eccesso di partecipazione, che produce un aumento della domanda dello Stato verso i servizi. Noi oggi vediamo che questi elementi negativi vengono applicati attraverso il processo di unificazione europea; infatti, esso contribuisce ad eliminare questo eccesso di democrazia, specie in Francia a e Italia dove la sinistra politica è ancora molto forte.

Per la composizione sociologica, anche questa è interessante. Ci sono tre settori più importanti: gli agenti del capitale e cioè manager e proprietari di grandi imprese e di banche o assicurazioni (per esempio nell’incontro che si è svolto in questi giorni in Inghilterra abbiamo 29 rappresentanti del settore industriale, 8 del settore mass media e 28 delle banche; poi 36 politici, di alta levatura che nei singoli stati ricoprono ruoli essenziali, oppure politici a livello sovranazionale, per esempio politici europei come Barroso; un terzo settore che comprende esponenti del mondo culturale, vicino al mondo liberista, intellettuali appartenenti a società di consulenza, università, finanziati da fondazioni: questi sono 28. Quindi abbiamo tre grandi gruppi che ci fanno dire che gli incontri del Bilderberg sono l’incontro di politici, intellettuali e grandi imprenditori. Quindi è il momento in cui questi soggetti si riuniscono per definire linee guida di indirizzo dell’economia e della politica.

Parlando delle dinamiche interne al club usa una metafora: quelle delle “porte girevoli”. Lo può spiegare in breve?

Le “porte girevoli” sono un sistema per cui questi esponenti di questa elite transnazionale passano da un settore all’altro: abbiamo parlato dei tre settori, però questa non è una divisione netta, perché ci sono persone che passano da un settore all’altro: pensiamo a Monti che è passato da consigli d’amministrazione alla politica, ma anche all’università, è stato preside della Bocconi. Le porte girevoli sono diffuse in America, dove si passa da un settore all’altro con una certa frequenza.

Nel suo libro parla anche della “Trilaterale”. Una organizzazione “gemella” del “Bilderberg”. Qual è l’organizzazione più opaca?

L’organizzazione più opaca è sicuramente il Bilderberg perché di questo sappiamo relativamente poco. Sappiamo i partecipanti e gli argomenti di cui si discute, ma non permette la partecipazione di giornalisti, se non di quelli invitati personalmente. Mentre la Trilaterale produce libri, documentazioni e rapporti, anche se pure esa non permette ai giornalisti di partecipare. Entrambe le organizzazioni hanno questa loro capacità di essere molto riservate, soprattutto perché si basano sul sistema della cooptazione.

Nel “Bilderberg” sono presenti personalità appartenenti a schieramenti di destra e di sinistra. Come è possibile una simile “coabitazione”?

È possibile questa coabitazione proprio perché il mondo della politica si sta adeguando sempre più al modello americano, fondato su un bipartitismo bipartisan. Cioè secondo molti studiosi il sistema americano è come se fosse governato da uno stesso partito con due ali: l’ala-sinistra e un’ala di destra, però appartenenti come ad uno stesso partito. Queste due ali convergono poi sugli elementi fondamentali determinanti, sulle scelte di economia, di politica internazionale, con delle sfumature; però c’è una tendenza ad una convergenza bipartisan, dovuta a d un sistema elettorale maggioritario. Ciò provoca che le posizioni politiche vengono schiacciate verso il centro che è moderato, che esprime gli interessi di un establishment economico più forte. Ecco, in Europa si sta realizzando, anche in Paesi come l’Italia, questo stesso modello, in virtù delle modificazioni delle leggi elettorali che tendono a far convergere al centro al politica. Quindi non meraviglia questo fatto. Anzi, anche la sinistra social-democratica ha aderito al pensiero neoliberista e si è fatta promotrici delle trasformazioni dell’economia europea.

Quello che emerge dalla lettura del libro è l’influenza del “Bilderberg” nellapolitica occidentale. In che modo avviene questo e qual è un esempio di questa influenza?

L’esempio di questa influenza è la deregolamentazione delle attività delle banche e delle attività finanziarie. Per esempio nel Bilderberg ci sono esponenti del gruppo dei 30, che sono i maggiori banchieri a livello mondiale tra cui Trichet e Draghi. In passato ha esplicitato l’indicazione che bisognava deregolamentare il mercato dei prodotti finanziari e le regolamentazioni introdotte dopo la crisi del 29, come quella che separava le banche di investimento dalle banche di raccolta del risparmio. Separazione portata avanti proprio per la crisi del 29. Il ritorno della banca universale è il prodotto di queste logiche portate avanti da queste organizzazioni, il gruppo dei 30, che poi è collegato al Bilderberg. Ma anche l’euro, i processi di privatizzazione. Si tratta di linee guida che vengono elaborate, pensate in gruppi come al trilaterale, il Bilderberg, e molti altri. Non si tratta di cupole di tipo mafioso, ma si tratta di un network di persone importanti che tendono a portare avanti politiche coerenti con alcuni aspetti di fondo del modo di produzione capitalistico-mondiale, per ridurre ostacoli alla mobilità del capitale mondiale.

Dopo la lettura del libro si pongono alcuni interrogativi sulla democrazia occidentale. Per lei sono oligarchiche. Quali sono le vie di uscita dalle tendenze oligarchiche?

La via d’uscita è quella di ristabilire una democrazia effettiva, che non si basi sulla governabilità, cioè come subalternità del governo della nazione all’interesse di pochi, perché la governabilità non vuol dire efficienza. Noi dobbiamo rafforzare il potere del parlamento. Negli ultimi vent’anni si è fatto uso dei decreti legge in maniera sconsiderata. La politica ha perso credibilità perché non è riuscita a risolvere problemi dei cittadini. I politici hanno pensato soprattutto agli affari delle grandi imprese, delle grandi banche. Il problema vero è la subalternità dei politici ai pochi. La vera casta è quella di soggetti che prendono 5-6milioni all’anno e incidono sulle scelte dei governi. Ci vuole un ruolo maggiore del Parlamento e delle organizzazioni di massa, bisogna portare avanti una maggiore partecipazione del livello di base dei cittadini.

Bisogna poi aggiungere che il Bilderberg viene accusato di essere una cupola che gestisce il nuovo ordine mondiale, in realtà non esiste un ordine mondiale, perché la realtà attuale, del capitalismo nazionale e transazionale non è una realtà di ordine ma di caos, infatti gli interessi di questa nuova classe capitalistica portano a creare instabilità in tutto il mondo, ad esempio, distruggendo gli Stati. Quindi è fuorviante pensare ad un nuovo ordine mondiale gestito da poche persone; queste poche persone hanno una grande influenza, ma il problema è che per fare i loro interessi creano tutt’altro che un ordine mondiale, ma una destabilizzazione e anche una tendenza al conflitto armato, per esempio l’attacco alla Libia e alla Siria, gestito da nazioni come Francia e Inghilterra, che hanno interessi economici in Libia.

Dal sito www.rainews24.it (http://confini.blog.rainews24.it/2013/06/07/l%e2%80%99oligarchia-mondiale-il-club-bilderberg- intervista-a-domenico-moro/#sthash.s8pWEqRJ.dpuf )

 

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