Buongiorno a lei Signora, volevo chiederle se è disposta a scambiare alcuni pensieri sulla transizione ecologica. Un tema che la riguarda direttamente…
Certamente sono a disposizione.
La sua storia è preziosa per l’umanità, è stato uno strumento di emancipazione. Oggi sembra che questa identità sia messa in discussione. Non le pare?
Andiamo con ordine. Incominciamo dalla mia identità profonda. Lei ha colto nel segno; sono stata uno strumento di emancipazione. In Europa sono arrivata attraverso gli arabi, la prima cartiera della storia, così dicono alcuni fonti, nasce a Samarcanda. In Europa la prima cartiera nasce a Fabriano, attorno al 1200, dove si trova anche un museo dedicato a me. Consiglio di visitarlo. Sono più povera rispetto al papiro e alla pergamena, ma molto più ricca di umanità rispetto a loro. Con me l’uomo ha sperimentato la profondità: attraverso la scrittura e la lettura. Tenga a mente questo concetto.
Veniamo alla seconda parte della domanda;lei ha affermato che la mia identità oggi è messa in discussione. Pare di capire che, per voi umani, io sia un problema più che continuare ad essere uno strumento di emancipazione. Il problema è l’umanità e il suo modello di sviluppo.
Lei è abile Signora…
Vuole i numeri che confermano la mia tesi?. Sono pronta a fornirli, ma sappia che questi numeri sono un duro atto di accusa alla vostra insipienza.
Ecco i dati: Il primo: gli italiani consumano ancora troppa carta, 200 chilogrammi pro capite all‘anno, l‘equivalente di ben 80 risme di fogli A4. Il Secondo: una famiglia di 4 persone consuma, in termini di carta, l’equivalente di 2 alberi all‘anno. Non vi sembrano davvero tanti, troppi? E non cogliete lo spreco enorme in un pianeta che ha bisogno, come l’ossigeno, di più alberi, e non il contrario? Il Terzo: ricordiamoci che, oltre gli alberi, la carta per arrivare sulle nostre scrivanie, e poi puntualmente nei cestini, ha bisogno dell’acqua. E non poca. Per produrre una tonnellata di carta bianca servono 440mila litri di acqua. Quindi, sprecare meno carta significa, automaticamente non sprecare alberi e acqua. Un contributo davvero importante all’eco-sistema naturale sotto pressione e alla sostenibilità intesa come stile di vita quotidiano.
Sono dati che fanno pensare…
Non solo pnsare ma anche spingere ad agire presto. A cominciare dalla nostra vita quotidiana. La vera rivoluzione è nei piccoli gesti quotidiani: imparare a differenziare, riciclare , a evitare sprechi. Imparare la circolarità delle cose.
Questo atteggiamento è un’altra cosa rispetto all’economia dello spreco. Poi certo c’è la politica che può fare tanto per favorire l’economia circolare.
Un’altra fonte di possibile risparmio può essere la digitalizzazione…
Certamente! Ma c’è anche il risvolto della medaglia, ovvero il consumo di internet. Si calcola che, secondo un recente report di Shift Project, le tecnologie digitali sono responsabili del 4% delle emissioni di gas serra, una cifra che potrebbe raddoppiare già entro il 2025. Nel suo complesso, internet è responsabile di circa il 7% del consumo energetico globale. Peggio ancora: la sua fame di elettricità sale dell’8% ogni anno che passa. Per cui dovremmo cercare di alimentare i grandi server, dove sono custoditi i dati con le energie rinnovabili. Non mancano esperienze al riguardo .
Tornando alla digitalizzazione come risparmio di carta è vero. Porto due dati: uno micro e un altro macro.
Nel micro: per esempio, chiedendo di ricevere le bollette online si risparmiano circa 300 grammi di carta alla volta e non si paga l’invio del documento. Un dato macro, tra i tanti, sono i 440 milioni di euro: tanto solo negli ultimi dodici mesi la Pubblica Amministrazione è riuscita a risparmiare grazie all’abbandono della tradizionale carta e penna in favore della posta elettronica.
Tornando alla sua identità, la carta come strumento di emancipazione, minacciata da alcuni fattori tipo la digitalizzazione dei quotidiani. C’è una fosca previsione: per qualcuno entro il 2040 i quotidiani cartacei scompariranno . Che ne pensa?
Lasciamo perdere le previsioni. La digitalizzazione dei quotidiani ha portato indubbiamente dei vantaggi, uno tra i tanti l’enorme diffusione di notizie (qui si innestano altri problemi). Il punto non questo. Il punto è altro. Con il digitale si perde la profondità della scrittura. Al riguardo scriveva il filosofo Heidegger : «La macchina per scrivere occulta l’essenza dello scrivere e della scrittura. Essa sottrae all’uomo la dignità essenziale della mano, senza che egli faccia convenientemente esperienza di tale sottrazione e riconosca che qui è già mutato il riferimento dell’essere all’essenza dell’uomo».Per questo dal punto del giornalista è deleterio perdere l’abilità della scrittura a mano. Il blocchetto dovrebbe essere sempre dentro la tasca del giornalista. Dal punto di vista del lettore la profondità, che è fatta di tatto e lettura, la garantisce solo la lettura di un quotidiano cartaceo. Per questo penso che il quotidiano non sparirà. Nemmeno la carta sparirà.
Così alla fine parlando della Carta abbiamo parlato del destino dell’umanità. Le sono grato per questa opportunità. Buona vita!