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La disabilita’ dimenticata nelle comunicazioni obbligatorie

 

La condizione delle persone disabili nel mercato del lavoro continua ad essere oggetto di informazioni statistiche ed amministrative asistematiche, sporadiche, frammentate, omissive. A dispetto delle stesse norme approvate dal Parlamento e recepire da decretazione del Presidente della Repubblica.  E’ il caso delle omissioni nel rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie dove non esiste nessun riferimento alle persone con disabilità.

 

1. Con quella relativa al 2013 siamo alle seconda edizione del Rapporto sulle Comunicazioni obbligatorie (CO) (1). Questa edizione segna un ulteriore sviluppo della messa a punto della reportistica, trattandosi di data base innovativi e da tarare progressivamente. 

In tale rapporto viene confermato il significato delle informazioni relative alle CO in quanto “insieme complesso e dettagliato di elementi conoscitivi su movimenti di assunzione, trasformazione, proroga e cessazione dei rapporti di lavoro generati dai molteplici soggetti datoriali attivi nel mercato”. Un sistema di dati che fornisce informazioni sulla domanda di lavoro reale così come richiesta dal datore di lavoro, nell’estensione più ampia del termine.

Dalla natura obbligatoria degli atti da comunicare da parte del datore di lavoro derivano le informazioni riguardanti i rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato. Ne sono quindi esclusi altri, anche interessanti rispetto al lavoro. Di questi due rapporti di lavoro, comunque significativi, è possibile rintracciare la dinamica sull’intero ciclo di vita, dall’attivazione alla cessazione, esplorandone un insieme di altre caratteristiche.

Si tratta di informazioni riguardanti i flussi. Ad altre fonti il compito di informare sugli stock di manodopera.

Le elaborazioni confrontano le dinamiche trimestrali dei rapporti di lavoro attivati e cessati in tre anni di attività (2010, 2011, 2012). All’interno di questa dinamica sono effettuate le disaggregazione per genere, area geografica, settore di attività, tipologia contrattuale e cittadinanza dei lavoratori (2).

2. La valenza delle elaborazioni relative alle CO, pur nella parzialità, è molteplice, e di ciò sono consapevoli gli estensori:

a. è integrativa alle  fonti statistiche, di natura censuaria o campionaria, ed ad altre fonti amministrative quali ad esempio quella dell’INPS; ciò propone la  necessità di affinamento progressivo dell’integrabilità tra le fonti stesse; alcuni elementi sono stati già evidenziati nella presentazione del primo rapporto 2012 (3) e  nello stesso rapporto 2013;

b. ha un contenuto specifico e diretto rispetto all’andamento degli atti amministrativi derivante da varie normative relative ai rapporti di lavoro, consentendone il monitoraggio e la valutazione, almeno quantitativa, al fine di suggerire ipotesi di modifiche o introdurre atti gestionali specifici.

La messa a fuoco di tendenze così come emergono da questi dati non ha effetti di breve periodo.  Fenomeni non approfonditi rischiano di essere messi da parte, resi marginali. Non a causa del dimensionamento, non approfondito. Perché nemmeno osservati. Si pensi al raffronto di serie storiche che possono essere invalidate da omissioni iniziali.

3. Infatti, nella reportistica relativa alle CO non tutte le potenzialità informative ed elaborative sono state messe in campo. Ci si riferisce in modo specifico alla capacità di lettura delle dinamiche del mercato del lavoro per le persone con disabilità ed al confronto, sincronico e diacronico, con l’intera popolazione lavorativa e con altri bacini di lavoro.

Mancano le informazioni di base da elaborare? Non ci pare.

Specificazioni, pur generiche, alla condizione di persona con disabilità nelle comunicazioni oggetto di elaborazione, sono presenti nei vari moduli di trasmissione dei dati da parte del datore di lavoro (4)  in caso di attivazione, trasformazione, cessione del rapporto di lavoro.

La lettura di questi dati amministrativi può essere quindi fatta in termini specifici, in termini comparati, in termini disaggregati.

E una lettura a riguardo è estremamente necessaria per verificare andamenti specifici per le condizioni di disabilità in una fase di tendenze occupazionali difficili come quella analizzata.

C’è da chiedersi il perché non siano stati elaborati i dati nei termini in cui sono disponibili. In questo caso non può essere invocata né la mancanza di risorse economiche né di quelle professionali. La prima, perché non è da individuare alcun aggravio di costi. La seconda, perché la comunità tecnico professionale (quella degli enti strumentali del Ministero del Lavoro) preposta alla elaborazione del rapporto ha sufficienti competenze per procedere in questa direzione.

Tali interventi elaborativi possono contribuire a colmare un vuoto di informazioni e consentire le valutazioni dentro l’impianto proposto dal programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (adottato con DPR del 4 ottobre 2013). 

Le informazione provenienti dalle CO, oggetto del rapporto, possono arricchire le dinamiche occupazionali delle persone disabili in due accezioni: chiarire quanto queste persone accedano agli strumenti del collocamento ordinario, non attivando il sistema di supporto previsto dalla legge n.68 del 1999; quanto invece l’inserimento lavorativo sia supportato dall’insieme di elementi (depotenziati in fase di crisi)  di deterrenza  e di agevolazione messo in campo dalla citata legge.  

Si tenga conto che tra le CO – in quanto adempimenti della L.68 del 1999 da parte del datore di lavoro – vi è l’invio del “prospetto informativo”, utile strumento per quantificare le vacancies dei datori di lavoro nei confronti dell’obbligo di assunzione di persone disabili (nei termini in cui tale invio è stato modificato e le cui modifiche gestionali è necessario monitorare).

4. Le carenze di fonti informative nazionali relative alle persone con disabilità sono oggetto di dibattito da oltre un decennio. Una data recente e fondamentale è stata la Conferenza in occasione dell’Anno europeo delle persone con disabilità (2003). Per l’occasione fu effettuata un’indagine ISTAT che, per mancanza di altra produzione più completa, viene ancora presa a riferimento. 

Ulteriore contributo da parte dell’ISTAT, su base campionaria e di tipo percettivo, è stato realizzato nel 2012, con l’indagine “Inclusione sociale delle persone con limitazioni dell’autonomia personale. Anno 2011”) (5). Una parte ha riguardato alcuni profili della dinamica occupazionale confrontando soggetti con limitazioni funzionali con la popolazione generale. 

Nell’ultimo Censimento nazionale della popolazione vi è stato un tentativo, non apprezzato dall’associazionismo, di introdurre alcune domande ispirate alla Classificazione Internazionale della Salute, del Funzionamento, della Disabilità (ICF) dell’OMS (6) .  

Momenti “istituzionali” di approfondimento relativi al mercato del lavoro sono le relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n.68 del 1999, previste con scadenza biennale ed arrivate alla VI edizione (ormai dovrebbe essere maturo il termine per l’aggiornamento). Queste relazioni, che forniscono attualmente il quadro più completo a disposizione per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro delle persone con disabilità, si configurano come un grande sforzo da parte dell’ISFOL, istituto che non sempre è suffragato – per le modalità previste di raccolta dei dati – dalla collaborazione di Regioni e dei referenti territoriali.

Molto frammentate e non confrontabili sono le fonti regionali e territoriali e quindi i dati conseguenti.

Rimane aperta la questione più complessiva dell’integrazione dei sistemi informativi interessati (lavoro, salute, sociale, istruzione formazione), che potrebbe avere una prima concretizzazione nel programma Garanzia Giovani e nel relativo monitoraggio.

5. Eppure il citato Programma biennale parla espressamente non solo della necessità di informazioni nazionali ma ne indica la sua esplicitazione dentro la reportistica ordinaria e la elaborazione in modo comparato con la popolazione generale (7).

Innanzitutto per questione di merito: la condizione di disabilità va considerata come specificazione all’interno di condizioni generali: ciò vale nelle informazioni come nelle policies; in secondo luogo per metodo: il programma biennale, come prima attuazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili, già recepita in legge, ha assunto il profilo giuridico di Decreto del Presidente della Repubblica. Nei termini previsti è impegnativo da parte delle amministrazioni interessate.

6. E’ necessario quindi recuperare la mancata elaborazione dei dati. Ciò può essere effettuato con un addendum all’attuale rapporto da predisporre in occasione della VII Relazione al Parlamento e comunque impostare il lavoro per il rapporto del prossimo anno e rendere strutturale la parte relativa alla disabilità. Solo in questo modo si realizza una piena evidenza della condizione delle persone disabili non in modo separato. Tale modalità conferma la persistenza della percezione di marginalità e di comportamenti discriminatori anche all’atto di sistemi informativi, che sono alla base di interventi necessari all’affermazione di cittadinanza.  Cittadinanza che non può essere inficiata dalle fallaci campagne relative ai falsi invalidi.

[1] Vedi Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Rapporto annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie. 2013.

[2] A titolo esemplificativo sintetico riportiamo di seguito l’indice del rapporto 2013.

01. LA DINAMICA TRIMESTRALE DEI RAPPORTI DI LAVORO

1.1 I rapporti di lavoro attivati per genere, area geografica, tipologia contrattuale e cittadinanza dei lavoratori

1.1.1 I lavoratori interessati da attivazioni

1.2 I rapporti di lavoro cessati per genere, area geografica, tipologia contrattuale e cittadinanza dei lavoratori

1.2.1 I lavoratori interessati da cessazioni

BOX 1. I – Dinamica delle principali cause di cessazione dei rapporti di lavoro

02. I RAPPORTI DI LAVORO ATTIVATI

2.1 L’analisi per ripartizione geografica e settore di attività

2.2 Le principali caratteristiche delle attivazioni

BOX 2. I – Il contratto di apprendistato

BOX 2. II – I Rapporti di lavoro intermittente

2.3 I lavoratori interessati da attivazioni

3. I RAPPORTI DI LAVORO CESSATI

3.1. L’articolazione territoriale e settoriale

3.2. Tipologie contrattuali, durate effettive e motivi di cessazione

BOX 3. I – I licenziamenti

3.3. I lavoratori interessati da cessazioni

4. L’ANALISI REGIONALE

4.1 I rapporti di lavoro attivati

BOX 4. I – Il contratto di apprendistato nelle Regioni

4.2 I rapporti di lavoro cessati

BOX 4. II – I licenziamenti e il territorio

4.3 I lavoratori per settore di attività economica

5. I RAPPORTI DI LAVORO CHE HANNO INTERESSATO LAVORATORI STRANIERI

BOX 5. I – I lavoratori stranieri e le principali cittadinanze

 

[3] A riguardo vedi in Click lavoro  le comunicazioni all’atto della presentazione del primo rapporto,  effettuate il 27 giugno 2012  da Emanuele Baldacci – Istat, Direttore del Dipartimento per l’integrazione, la qualità e lo sviluppo delle reti di produzione e di ricerca (DIQR); Luigi Fabbris – Università di Padova, Comstat; Andrea Brandolini – Banca d’Italia, Servizio Studi di struttura economica e finanziaria 

[4] Ad esempio il Modulo unificato LAV presenta tre campi con riferimento alla condizione di disabilità  di cui vengono suggerite le indicazioni per la compilazione:

a) Assunzione effettuata ai sensi della L.68/99 (Indicare se l’assunzione è stata effettuata in ottemperanza

agli obblighi della L.68/99);

b) Legge 68 data nulla osta/convenzione ( Si inserisce la data del nulla osta di avviamento rilasciato dal servizio competente, ovvero la data della convenzione stipulata con il medesimo servizio, nel caso in cui l’assunzione è computabile ai sensi della legge n° 68 del 12 Marzo 1999. La comunicazione è valida anche ai fini degli adempimenti di legge relativi agli uffici “disabili e categorie protette”

c) Legge 68 numero atto ( Si inserisce il numero dell’atto di cui al campo precedente ).

[5] Vedi http://www.istat.it/it/archivio/77546

[6] Riguardo all’inserimento delle domande relative alle condizioni di disabilità all’interno dell’associazionismo dedicato furono sollevate alcune questioni a cui l’ ISTAT rispose:   “Obiettivo del censimento generale della popolazione è quello di produrre un quadro informativo statistico sulle principali caratteristiche strutturali della popolazione: rientrano, pertanto, nel piano di rilevazione tutte le variabili necessarie a definire la struttura familiare e le caratteristiche anagrafiche e socio-economiche dei residenti sul territorio italiano. Molti quesiti contenuti nel questionario di censimento sono richiesti obbligatoriamente a livello internazionale e sono gli stessi rilevati in tutti i Paesi dell’Unione Europea; tra questi non rientrano quelli volti a raccogliere informazioni sullo stato di salute”. Rispetto ai dati sulla disabilità l’Istat aggiunge che “nel Regolamento europeo per i censimenti, nel Foglio di famiglia del 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni sono state inserite anche quattro domande riguardanti le difficoltà che una persona può incontrare nello svolgere alcune attività della vita quotidiana. Tali domande (che non hanno come obiettivo quello di raccogliere informazioni sullo stato di salute) sono state formulate a partire dalle indicazioni del Washington group on disability statistics (WG) e recepiscono quanto previsto dall’International classification of functioning, disability and health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

“Per rilevare il fenomeno della disabilità in Italia, l’Istat conduce una indagine campionaria sulle Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari, che fa riferimento a una batteria di quesiti predisposti da un gruppo di lavoro dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulla base della classificazione Icidh dell’Organizzazione mondiale della Sanità – aggiunge l’Istat – . L’indagine, pur tenendo conto dei limiti degli strumenti utilizzati e della complessità ed eterogeneità del fenomeno, rappresenta la principale fonte statistica a livello nazionale per lo studio delle caratteristiche socio-demografiche, degli stili di vita e dello stato di salute delle persone disabili. L’Istat ha anche il compito di costituire un insieme coordinato e integrato di fonti statistiche sulla disabilità che consenta di fare programmazione sulla base di dati completi e affidabili. In particolare il sito “Disabilitàincifre” (www.disabilitaincifre.it) fornisce dati statistici sulle persone con disabilità in Italia e fa parte del progetto “Sistema di Informazione Statistica sulla Disabilità” promosso dal Ministero della Solidarietà Sociale e realizzato dall’Istat”. (28 novembre 2011)

[7]  Nel DPR viene esplicitato all’interno della Linea di intervento 2, riguardante l’occupazione, a proposito di Ricerche e Dati: “Vi sono elementi discriminatori nell’offerta di dati e statistiche sulla condizione delle persone con disabilità e nello stesso tempo carenza nella qualità e quantità dei dati disponibili. Da qui vanno attivate la seguenti iniziative: 1. i dati disponibili dovrebbero integrare le fonti amministrative con quelle statistiche, per permetterne un utilizzo più efficace a supporto della definizione di politiche; 2. i dati sulla situazione occupativa delle persone con disabilità – con le necessarie attenzioni legate al genere, all’età, alla professionalità – dovrebbero essere svolti con la stessa frequenza e periodicità dei dati disponibili sulla situazione occupazionale nel mercato ordinario, identificando gli stessi elementi utili a definire politiche attive del lavoro, attualmente non sufficienti per sviluppare politiche nel campo dei diritti alle persone con disabilità…”

 

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