Nel segno dell’innovazione. È questa una delle principali indicazioni che emerge dall’indagine campionaria Isfol sull’Offerta di formazione professionale (OFP) in Italia. Negli anni della crisi, gli organismi formativi hanno mostrato dinamismo e capacità di adattamento ai mutevoli scenari economici, mettendo in campo diverse strategie d’azione per animare un sistema che realizza annualmente 63 mila corsi di formazione professionale e coinvolge quasi 1 milione di allievi.
Sia a livello territoriale che extra territoriale, l’esigenza di rispondere agli effetti della crisi ha spinto la quasi totalità degli enti (98%) raggiunti dall’indagine ad intraprendere azioni finalizzate prevalentemente a differenziare la propria offerta formativa e ad ampliare le proprie reti di relazioni alla ricerca di nuovi mercati. Si tratta di 1.225 strutture – statisticamente rappresentative dell’universo di enti formativi attivi accreditati presso le Regioni italiane – dislocate prevalentemente al Sud (34,1%), al Nord-Ovest (24,7%) e al Centro (23,9%). Il 62,4% di esse ha avviato almeno un’attività formativa finanziata attraverso fondi pubblici, che coprono circa il 63% dei finanziamenti di cui le strutture formative si sono avvalse nei tre anni precedenti alla rilevazione (tab. 1).
Tab. 1 – Strutture con attività formative finanziate con fondi pubblici
Fonte: Isfol, L’Offerta di Formazione Professionale regionale in Italia. I risultati dell’iìndagine Isfol-OFL
Oltre la metà delle strutture ha iniziato ad erogare formazione solo a partire dal 2000, ma più di un quinto possiede una lunga tradizione in campo educativo, avendo iniziato a operare nel settore tra il 1950 e il 1990. Le strutture più consolidate sono quelle presenti nel Nord-Est (43,9%), mentre nel Mezzogiorno la maggior parte degli enti (40,6%) ha avviato le prime attività solo dopo il 2005.
In questo quadro generale, la leva dell’innovazione ha rappresentato per il 25% degli enti un elemento utile al mantenimento di adeguati livelli di qualità dei servizi formativi erogati. L’indagine mostra come dal 2009 il 41,1% degli organismi formativi abbia provveduto ad introdurre in maniera strutturale una serie di innovazioni di “prodotto o di servizio”, attivando, ad esempio, nuovi servizi di supporto alla formazione (come il bilancio delle competenze), nuove dotazioni strumentali (piattaforme e-Learning, videoconferenza), introducendo innovazioni di carattere metodologico (come l’utilizzo del coaching) così come la realizzazione di corsi di formazione a distanza o misti (in presenza e on-line).
Gli interventi appena descritti non rappresentano gli unici aspetti su cu gli enti di formazione sono intervenuti. Accanto alle innovazioni di “prodotto o di servizio”, troviamo innovazioni di carattere “organizzativo”, introdotte dal 24,7% degli enti e che hanno riguardato principalmente la sperimentazione di nuovi modelli di qualità totale, nuove modalità di organizzazione del lavoro (decentramento decisionale, lavoro di team, riconoscimento responsabilità individuali) o il consolidamento di partnership territoriali attraverso accordi formali ed informali per progettazione. Il 22,1% ha introdotto, invece, innovazioni “di processo” avviando, ad esempio, processi di informatizzazione delle procedure amministrative o la revisione del ciclo di produzione delle attività formative, mentre il 12,1% ha introdotto innovazioni relative alla dimensione del “marketing” attraverso l’adozione di nuovi mezzi o tecniche di promozione pubblicitaria o l’inserimento in nuovi mercati e l’utilizzo di nuove fonti di finanziamento.
Tab. 2 – Innovazioni introdotte dagli enti formativi dal 2009
Fonte: Isfol, L’Offerta di Formazione Professionale regionale in Italia. I risultati dell’iìndagine Isfol-OFL
Sebbene risultino ancora meno diffuse rispetto ad un’ampia gamma di servizi forniti alle persone e alle imprese (come il tutoraggio, la progettazione di percorsi formativi individualizzati, la gestione e il coordinamento di attività formative su commessa…), le attività legate alla definizione di strumenti e metodologie di intervento in grado di intercettare esigenze complesse partendo da un’attenta osservazione dei fabbisogni professionali espressi a livello locale, stanno assumendo progressivamente un maggiore peso specifico nei processi di innovazione avviati da molte strutture formative. Proprio su questo aspetto, l’indagine ISFOL-OFP mette in luce l’adozione sistematica, da parte degli organismi formativi, di procedure per la realizzazione di analisi dei fabbisogni: il 61,4% di esse, concentrate prevalentemente al Centro (61,7%) e al Sud (65,7%), ha dichiarato infatti di rilevare i fabbisogni professionali delle aziende sia mantenendo rapporti diretti con il tessuto imprenditoriale locale, sia utilizzando (come nel 51,5% dei casi) indagini svolte dagli attori istituzionali.
Il puntuale e continuo monitoraggio dei fabbisogni professionali risponde ad un’esigenza specifica: definire percorsi formativi di qualità, con contenuti personalizzabili, fruibili e progettati sulla base dei bisogni professionali degli utenti e delle loro diverse esperienze lavorative e si accompagna, altresì, ad un marcato bisogno di condivisione delle metodologie di raccolta e analisi dei fabbisogni formativi e professionali, nell’ottica di definire un sistema di comunicazione inter-istituzionale a rete diffusa, aperto a istituzioni, imprese e cittadini, e promuovere un uso condiviso dei flussi informativi raccolti nei diversi contesti territoriali.
Come a più riprese evidenziato dall’indagine ISFOL-OFP, tale esigenza si colloca all’interno di un più ampio bisogno di mutamento della governance dei sistemi formativi regionali, che trova espressione – tra gli altri aspetti – nella ricerca di una maggiore integrazione tra le politiche formative e politiche del lavoro, stimolando la ridefinizione di un’offerta formativa calibrata su nuovi profili professionali e nuove competenze e promuovendo sinergie collaborative efficaci fra operatori della formazione e imprese, fra cittadini e istituzioni.