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La scelta di Gigi (non della Cisl)

I segretari passano, le organizzazioni restano. Questo vale anche per la Cisl. I segretari, quando scade il mandato, non rappresentano più l’organizzazione di appartenenza e possono fare ciò che vogliono. Ed è ciò che legittimamente ha fatto Gigi Sbarra. Esistono poi le considerazioni se fosse opportuno fare determinate scelte o meno. 

Dico subito che tra le cose da non fare, come invece hanno dichiarato parecchi iscritti Cisl, ci sia quella di dimettersi dal sindacato indignati dalla scelta fatta da Gigi. Lo chiamo Gigi come lo abbiamo sempre chiamato in Cisl e come ha fatto anche la presidente del Consiglio in situazioni ufficiali.

L’opportunità di fare certe scelte sta nella coscienza delle singole persone e Gigi non rappresenta più la Cisl e non è la Cisl. Lo dirà la storia, cioè il tempo, se, essendo stato un buon dirigente cislino, gli verrà riconosciuta una rappresentanza storica del sindacato. 

Insomma, non sarà un comunicato dell’attuale segretaria Fumarola, a garantirgli la consacrazione. Comunicato in cui, tra l’altro, si poteva anche evidenziare, oltre gli auguri, il valore dell’autonomia della Cisl dai partiti e dai governi. Come credo che la nota abbia indispettito molto gli attivisti cislini del centro e del nord che si sono sentiti esclusi leggendo l’enfasi, solo, verso i problemi del sud.

Il Piemonte, come le altre regioni del nord, stanno vivendo una drammatica situazione economica e occupazionale, per cui meritano altrettanta attenzione. Dimenticarsene e sintomo di scarsa professionalità e visione. Essere ex cislini “iconici” non è dato automaticamente dal ruolo ricoperto, ma da ciò che ognuno è come persona e da cosa ha trasmesso con valori, etica, competenze, capacità, conoscenza. Non basta essere segretari nazionali, territoriali o con qualsivoglia incarico per essere la Cisl ex post. Spesso si finisce nel dimenticatoio, passato l’effetto annuncio.

Torniamo quindi a chiederci se era opportuno fare questa scelta dopo solo tre mesi dall’uscita dal sindacato, premettendo che non è il primo segretario che va nel centrodestra ma il terzo e nemmeno il primo che viene cooptato in un Governo.

La cooptazione di Gigi in seno al governo di centrodestra è sicuramente parte di una strategia di avvicinamento del sindacato alle scelte del Governo Meloniin cui lo scambio è stata l’approvazione della legge sulla partecipazione promossa dalla Cisl, stravolta dalla destra. Una legge totalmente cambiata rispetto all’idea cislina iniziale ed è la prima legge che si basa sulla volontarietà e non sull’obbligo di applicarla e rispettarla. Ma se guardiamo ai mesi di amministrazione della destra, la Cisl ha ottenuto obiettivi parziali e teorici come la legge sulla non autosufficienza, la quale, sebbene approvata, ha attualmente solo una sperimentazione e molto limitata come accesso per gli utenti. Oppure scelte incoerenti, come il sostenere la riduzione delle aliquote irpef, mentre siamo sempre stati per la progressività “costituzionale”.

Questo schema è l’atto finale/iniziale di una strategia perseguita da Meloni di cui Gigi è il soggiacente non il protagonista, e ricorda molto il duo Sacconi-Bonanni(ma chi se li ricorda?) però con l’obiettivo di aprire ancora di più la frattura tra Cisl, Cgil e Uil per creare un blocco

sindacale di centrodestra contrapposto al movimentismo cgiellino. Su questo però hanno molte responsabilità sia Landini, sia la Schlein che hanno creato il blocco massimalista di sinistra su cui non poteva poggiarsi la ripresa dell’unità d’azione sindacale. Nemmeno Gigi, cosciente di ciò che stava facendo e dove portava la Cisl ha lavorato per ripristinare un minimo di unità.

Detto questo, ricordo a chi nella Cgil esulta e strumentalizza la scelta di Gigi – non della Cisl – che si fa il paio con la contrapposizione e opposizione, a prescindere, scelta dal sindacato guidato da Landini. Un’altra strada che non porterà a nulla di favorevole per il mondo del lavoro.

La controprova sarà come reagiranno Cgil e Cisl alla proposta del presidente di Confindustria Orsinie sollecitata dal governatore della Bankitalia, Panetta.

La responsabilità vera cade su chi ha consentito a Gigi di portare la Cisl a essere un sindacato privo di autonomia, come invece è sempre stata. Un sindacato dove i più tenaci cislini contro i vari governi erano quelli con tessera della Dcin tasca proprio per rimarcare, ovviamente con i contenuti, il carattere contrattualista della Cisl. 

Oggi manca un’analisi, una visione, ma la colpa non è tutta di Gigi e non sarà dell’attuale segretaria. Ricade e ricadrà sul gruppo dirigente assuefatto, anestetizzato per autoconvenienza, silente e consenziente. Sono stati chiusi gli uffici in cui si facevano analisi socio-economiche su cui poggiare l’azione sindacale, si è perso un rapporto organico con gli intellettuali. 

La Cisl naviga a vista sul tatticismo e quindi su di esso si

possono innestare i personalismi. La Cisl si è “revocata” una strategia, perché averla comporta scelte difficili, gravose, dove a volte occorre dire dei no, anche ai governi cosidetti o considerati amici.

La responsabilità di dove sta andando la Cisl ricade sul gruppo dirigente nazionale e in egual modo ripetuto con copia-incolla sui territori dove si scelgono i segretari in base alla fedeltà più che alle competenze, dove si vive in scia al dirigente superiore. 

Però, paradossalmente bisogna ringraziare Gigi di questa scelta perché ha dato uno scossone alla Cisl, l’ha portata di nuovo a discutere, sebbene forse solo per qualche giorno, e molto fuori dagli organismi statutari, perché è già partita l’operazione: “giustificare e addormentare il dibattito”. Gigi, oltretutto, si accorgerà ben presto che alla Meloni interessava l’operazione politica di “acquisizione del personaggio”. Però non hanno calcolato il dna del sindacalista Cisl in cui non c’è omogeneità di

voto, ma pluralismo politico e non passerà molto tempo che il tutto si avvierà sul binario morto dell’indifferenza. Salvo il fatto di averci rimediato un altro flop. Ai molti attivisti e pensionati Cisl che hanno detto di volere restituire la tessera, se sono arrivati a leggere sin qui, dico di fermarsi. Non fatelo. Vi sarete convinti che la Cisl siamo noi, che non esiste oltretutto un’alternativa sindacale confederale, che la capacità di uno spirito critico ma costruttivo è alla base di una Cisl in cui abbiamo il compito di tenere accesa una fiamma.

Non quella del passato e del nostalgico tricolore che arde, piccolina, in un simbolo di partito, ma quella del futuro, della prospettiva di speranza e tutela del mondo del lavoro, della competenza e della conoscenza che è propria dei militanti cislini liberi, autonomi, plurali, contrattualisti e non basta una sedia, una scrivania, un ruolo altolocato, per avere e/o essere tutto ciò.

La Cisl siamo noi, nessun altro e i fatti lo dimostreranno.

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