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La sete globale cresce

L’ultimo rapporto sullo stato di siccità del pianeta – Drought in numbers 2022  –  pubblicato lo scorso maggio alla vigilia del 15mo incontro degli Stati Parte della Convenzione ONU sulla Desertificazione non fa sconti sui dati di tendenza. 

 

Numeri cogenti: 

  1. dal 2000, la frequenza e la durata delle siccità è aumentata del 29%;
  2. dal 1970 al 2019, gli eventi estremi dovuti alla meteorologia, al cambiamento climatico e all’acqua hanno determinato il 50% dei disastri e il 45% delle morti ad essi correlate, soprattutto nei Paesi del sud del mondo;
  3. Le siccità rappresentano il 15% dei disastri naturali, ma hanno prodotto il prezzo umano più elevato, 650.000 morti dal 1970 al 2019; 
  4. I fenomeni di siccità hanno determinato una perdita economica di circa 124 miliardi di dollari; 
  5. Nel 2022, più di 2,3 miliardi di persone vivono l’emergenza dell’acqua.
  6. Oltre 160 milioni di bambini nel mondo sono esposti a fenomeni di siccità severa e prolungata

 

Gli ultimi sette anni sono stati disastrosi a livello globale per i fenomeni legati all’acqua, lo dice anche Organizzazione Metereologica mondiale (Omn). Mentre aumenta l’intensità delle precipitazioni in una più estesa fascia del pianeta, con effetti di devastazione che abbiamo visto in questi ultimi giorni in India e Australia, il deficit di pioggia si abbatte sul sudest asiatico e il Medio Oriente, su ampie regioni dell’Africa e dell’America latina, centrale e settentrionale. 

 

Si salvano in pochi, insomma, o forse non si salva nessuno in questo scenario beffardo: la comunità internazionale è alle prese con il decennio ONU per le azioni sull’acqua. Ma il cambiamento climatico rende più frequente e grave la siccità, che poi è uno dei motori dell’aridità dei suoli, della fragilità ecosistemica, e dunque della instabilità economica e sociale che scaturiscono dal crollo dell’agricoltura. 

 

La sete della Terra è ormai tangibile anche in Italia nelle fratture delle zolle dei campi, nel prosciugamento dei fiumi divenuti corridoi di sassi e sabbia.  La desertificazione avanza ovunque nel nostro Paese, solo una delle calamità annunciate dai diversi rapporti internazionali sul cambiamento climatico in cui l’Italia compare sempre come paese ad alto rischio, e ultimo in ordine di tempo  un rapporto dell’Unione Europea sulla siccità della pianura padana che con tutta evidenza è rimasto lettera morta. 

 

E’ urgente una contrazione sul consumo diretto di acqua: sono 40-50 litri pro capite al giorno, il diritto minimo fissato dall’Onu. La siccità richiama infatti alle infallibili 3 R – risparmiare, riutilizzare, recuperare – perché la cura per l’acqua, che è l’altra faccia della siccità ed è compito di tutti, parte dalla eliminazione degli usi perversi e delle perdite, enorme giacimento a cui attingere in tempi siccitosi. Secondo le statistiche dell’Istat sull’acqua (2019-2021), in Italia si perde oltre il 36% dell’acqua immessa in rete per gli usi civili. 

 

Ma c’è dell’altro: serve ripensare la vita sul pianeta. Secondo la rete Water Footprint Network c’è un lavoro immenso da fare per un uso più equo delle risorse idriche. Un kg di carne bovina richiede fino a 15.000-20.000 litri di acqua, soprattutto per produrre i mangimi; un kg di carne di maiale 6.000, un kg di grano 1.000, un kg di zucchero 1.700, un kg di mele 822, un kg di formaggio 3.000, un kg di cioccolato 17.000. 

Non ce lo possiamo più permettere. Le prospettive non possono che peggiorare se non invertiamo la rotta. 

 

Da qui a pochi anni le proiezioni sono inquietanti. Entro il 2030, si stimano circa 700 milioni di persone sfollate a causa della siccità. Entro il 2040, un bambino su quattro vivrà in zone a scarsità idrica estrema. Entro il 2050, la siccità potrebbe colpire tre quarti della popolazione.  La politica non può più far finta di nulla.

 

*giornalista, già componente dell’OMS, membro della Society for international development

 

 

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