I Fondi interprofessionali continuano a rappresentare la principale leva utilizzata dalle imprese per aggiornare le competenze dei lavoratori. È questo uno dei principali orientamenti emersi dal XV Rapporto Isfol sulla Formazione Continua (2013-14), che mostra il progressivo aumento delle adesioni delle imprese ai Fondi interprofessionali.
Una spinta sostenuta da una doppia tensione: da un lato, la diminuzione dei finanziamenti per la formazione continua erogati dalle Regioni; dall’altro, una conoscenza sempre più diffusa dello strumento dei Fondi interprofessionali, che ha interessato negli anni anche settori e territori “meno attenti” al tema degli investimenti formativi.
I numeri descrivono un sistema, quello dei Fondi interprofessionali, che nel 2014 (fino al mese di settembre) annoverava tra le proprie fila oltre 1 milione e 120 mila unità di impresa, considerando tra queste anche le unità “cessate” e “sospese”.
Si tratta di una realtà che è giunta a rappresentare il 69% delle imprese potenzialmente aderenti (869.000 aziende) e l’83% dei dipendenti (oltre 9,5 milioni). Sia che la si guardi dal lato “imprese” o dal versante dei “lavoratori”, i dati restano positivi: rispetto al 2013 è aumentato il numero di adesioni sia di imprese (+9,5%) che di dipendenti coinvolti in attività formative (+7,3%). La “mappa delle adesioni” conferma il considerevole peso delle micro-imprese, che rappresentano l’84,3% delle aziende aderenti ai fondi per i dipendenti (tab. 1).
Tab. 1 – Ripartizioni % degli aderenti ai Fondi per classi dimensionali, esclusi i Fondi per dirigenti, al netto delle cessazioni (settembre 2014).
Fonte: Isfol, XV Rapporto sulla Formazione Continua (2013-2014). Elaborazione ISFOL su dati MLPS/INPS (Banca dati Uniemens).
Si tratta di uno degli aumenti più significativi registrati negl’ultimi anni, a conferma – come ribadito nel Rapporto – “(…) della forte capacità di attrazione del sistema dei fondi in concomitanza della contemporanea “debolezza” del canale regionale”. Su questa scia sono migliorate anche le “performance” delle Regioni del sud, un’area territoriale del Paese dove il percorso di adesione ai Fondi interprofessionali è apparso in prima battuta lento, per poi riprendersi gradualmente nel corso degli anni, fino a contenere, nel 2014, il 28,1% delle imprese aderenti (+1% rispetto al 2013) (tab. 2).
Tab. 2 – Distribuzione per macro aree territoriali delle adesioni e dei lavoratori delle imprese aderenti (valori assoluti e ripartizione % per area regionale – settembre 2014)*
*Al netto delle imprese in cui non è presente alcun dato sul numero di lavoratori.
Fonte: Isfol, XV Rapporto sulla Formazione Continua (2013-2014). Elaborazione Isfol su dati Mlps/Inps e Istat (Banca dati Uniemens).
Contestualmente alla crescita delle adesioni, i dati del monitoraggio Isfol registrano un significativo incremento delle attività formative. Rispetto al 2012, sono quasi raddoppiati i progetti approvati; da gennaio 2013 a giugno 2014 sono stati coinvolti nei piani formativi più di 3 milioni di lavoratori e hanno riguardato circa 78 mila e 500 imprese.
È più frequente che in passato la richiesta di accesso da parte delle imprese a piani formativi individuali, che valorizzano l’uso del voucher come strumento di finanziamento di più agevole gestione. Tuttavia, i piani formativi aziendali continuano a rappresentare l’ampia maggioranza di quelli approvati (80%). Aumenta, inoltre, la percentuale di imprese che realizza in proprio le iniziative di formazione (66,4%), anche se gli enti formativi esterni e le società di consulenza continuano a rappresentare organismi attuatori di riferimento per le imprese, soprattutto nel caso dei piani formativi destinati ai dirigenti (Fondi per i dirigenti) per i quali le aziende richiedono percorsi più strutturati e con un contributo qualitativo che enti esterni e società di consulenza possono apportare nella costruzione di percorsi formativi ad hoc.
Tab. 3 – Piani formativi approvati per tipologia, progetti, imprese coinvolte e lavoratori (gennaio 2013 – giugno 2014).
Fonte: Isfol, XV Rapporto sulla Formazione Continua (2013-2014). Elaborazione Isfol su dati su dati del Sistema permanente di monitoraggio delle attività finanziate dai FPI.
Rispetto ai contenuti, la maggioranza dei piani formativi sono finalizzati al mantenimento/aggiornamento delle competenze dei lavoratori (55,4% dei piani approvati). Da non trascurare, soprattutto se letta alla luce della lunga crisi del sistema economico nazionale, è la percentuale di piani formativi approvati che puntano ad accrescere la competitività e l’innovazione dell’impresa (35,2% del totale, +7,9% rispetto al 2013).
La relazione esistente tra i processi di innovazione e la formazione del personale rappresenta un altro interessate aspetto su cui il Rapporto Isfol propone stimolanti riflessioni. Sul tema, nel documento sono riportati i risultati della prima indagine nazionale del 2013, denominata Intangible Assets Survey, che analizza la spesa delle imprese in attività mirate allo sviluppo del proprio “capitale immateriale”, valutando l’impatto che l’investimento in asset intangibili (ricerca e sviluppo, branding, software, design, organizzazione aziendale, formazione aziendale) può avere in termini di competitività e innovazione. Tra i diversi “asset” individuati, la “formazione aziendale” rappresenta l’attività più diffusa tra le (circa) 81 mila imprese italiane che nel 2012, nonostante la crisi economica, hanno investito in almeno uno degli “assett” presi in considerazione dall’indagine. Il 37,8% delle imprese con almeno 10 addetti ha, infatti, organizzato uno o più corsi di formazione, ma la spesa delle imprese in attività di formazione resta alquanto contenuta (anche in ragione di costi unitari bassi), nonostante rappresenti l’investimento “intangibile” più diffuso tra le imprese italiane.
Figura 1 – Spesa negli investimenti intangibili. Anno 2012 (v.a. in migliaia di euro).
Fonte: Isfol, XV Rapporto sulla Formazione Continua (2013-2014). Dati Isfol su Rilevazione statistica sugli investimenti intangibili delle imprese (Intangible Assets Survey).