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Le nuove qualità dei territori e dell’ abitare nelle città del domani

Possiamo affermare che negli ultimi decenni il governo delle trasformazioni territoriali si è evoluto con lo studio (purtroppo non sempre applicato) dei valori della sostenibilità urbana e di nuovi indicatori relazionati al valore sistemico della qualità del vivere, se progettata nel rispetto dei parametri di produzione e consumo energetico. 

Questi studi e prime pratiche virtuose stanno indirizzando la valutazione delle qualità su progetti di quotidianità capaci di garantire la gestione costante del territorio, delle sue vocazioni, dei suoi valori materiali e immateriali. 

Come sempre le buone intenzioni sono insufficienti se non correlate a politiche mirate che contengano e controllino la rendita, dettino le nuove regole ecologiche, riorganizzino il sistema fiscale sulle costruzioni e sulla proprietà. In altre parole è necessario superare le regole arcaiche che hanno determinato le forme attuali della città dispersa, grande consumatrice di energia e di suolo, con tempi di mobilità inaccettabili e con un rapporto spesso impossibile anche per valori primari come la salute.

Se la qualità energetica (il benessere) delle città si ottiene trasformandole da organismi energivori a organismi produttori di energia, allora dobbiamo progettare il futuro con le relative qualità, risanare il presente, muoverci progettualmente, socialmente ed economicamente con le comunità energetiche urbane. Queste comunità, se gestite in termini culturalmente e produttivamente teorici e strategici, potranno essere la matrice della riqualificazione.

A conferma del valore dei parametri energetici nella progettazione, mi riallaccio a un’esperienza professionale[1] che definisce e norma un “metodo qualitativo ecologico per il dimensionamento urbano nella ricerca/attuazione di processi qualitativi e di resilienza”.

La riqualificazione ecologica urbana diventa così un fattore strategico che considera il suolo sul quale la realtà urbana insiste come bene comune e risorsa non rinnovabile, esplicatore di funzioni e supporto di servizi eco-sistemici. Se, ad esempio, sappiamo che il terreno non impermeabilizzato assorbe CO2, è inutile continuare a parlare genericamente di non consumo di suolo senza valutare i rapporti quantitativi e qualitativi tra aree permeabili e impermeabili, tra aree cioè capaci di innescare processi di resilienza. 

Dimensionamento ecologico 

È ormai condivisa la necessità di un’infrastrutturazione verde per aumentare la resilienza urbana; questa sarà costituita da un sistema di aree permeabili, giardini pubblici e privati, tetti e facciate verdi, alberature, fasce verdi lungo fiumi e strade, ecc. Tale infrastrutturazione sarà idonea a definire un’offerta che nasca da un dimensionamento “ecologico” del piano che consenta di stimare analiticamente le superfici necessarie per mantenere almeno invariate le risorse naturali e ambientali attualmente utilizzate.

Il parametro da tenere in considerazione è l’emissione di CO2 da parte delle città. Questo dato si può stimare facilmente con studi recenti sull’efficienza energetica (edifici, mobilità, ecc.) e la loro classificazione. Si procede quindi alla stima delle emissioni di CO2 nella Città consolidata proponendo, per la Città di recente formazione e per l’Area di compensazione ecologica agricolo-urbana, un dimensionamento commisurato al contributo per la compensazione di tali emissioni, grazie a molteplici attività compensative (come le biomasse vegetali) che potranno trovare spazio in aree periurbane e contermini alla città consolidata.

Il metodo di compensazione

Gli edifici sono responsabili della produzione del 40% delle emissioni totali di CO2 in atmosfera. È indispensabile attenuare questa quantità enorme di emissioni attraverso la compensazione della CO2equivalente. La CO2 che viene presa in considerazione è infatti la CO2 equivalente (CO2eq.), ovvero l’indice che rappresenta l’impatto in atmosfera di tutti i gas serra: quindi non solo il biossido di carbonio, ma anche il metano, i perfluorocarburi e l’ossido di azoto. La CO2eq. può essere ricavata applicando la procedura per l’emissione dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) che ne riporta il valore come risultato dei calcoli di dispersione energetica degli edifici. Le emissioni di CO2 vengono compensate tramite l’acquisto di crediti sul mercato volontario, generati da interventi di forestazione o dalla generazione di energia da fonti rinnovabili. Le emissioni inquinanti degli edifici vengono espresse in termini di CO2eq. e racchiudono i principali composti emissivi derivanti dall’uso di combustibili per la copertura del fabbisogno energetico di riscaldamento e di raffrescamento.

Interventi di forestazione

Molte città hanno ormai iniziato la valutazione della quantità di biossido di carbonio sequestrato e stoccato grazie alle specie vegetali presenti negli spazi verdi urbani e periurbani. Gli interventi di forestazione generano crediti di CO2 sul mercato volontario in seguito alla certificazione di un ente terzo. È possibile ricavare dalla letteratura scientifica la quantità di CO2 media, compensata nel corso dell’intero ciclo di vita di una specie vegetale. Si consideri che mediamente un albero assorbe annualmente dai 20 ai 50 Kg di CO2 in funzione della sua dimensione e del suo stato di salute; ha senso però fare delle valutazioni sull’intero ciclo di vita che può assumersi tra i 40 e i 50 anni. Ogni specie ha una sua superficie di occupazione, variabile nelle diverse condizioni meteo-climatiche, per un corretto funzionamento ecologico e un buon inserimento nell’ambiente. Anche questo deve far parte di un progetto generale di paesaggio che entri in questi dettagli (per esempio: l’evidenza degli Ecotopi), in quanto non è indifferente immaginare una riforestazione fitta oppure uno spazio con vegetazione rada, come anche tutte le possibili consociazioni che un determinato sistema paesaggistico suggerisce.

Fabbisogno energetico degli edifici e relative emissioni di CO2

Le emissioni inquinanti degli edifici vengono espresse in termini di CO2eq. e racchiudono i principali composti emissivi derivanti dall’uso di combustibili per la copertura del fabbisogno energetico di riscaldamento e di raffrescamento. Per il calcolo è utile quindi conoscere l’anno di costruzione dell’edificio, la superficie disperdente, la classe energetica.

Stabilita la classe energetica e le superfici disperdenti (mq) possiamo calcolare:

  • kg di gasolio o gas metano annualmente utilizzato 
  • kg di Co2eq annualmente emessi nell’atmosfera.

Quindi mediante apposite tabelle e approssimazioni, necessarie in base alle tipologie delle piantumazioni arboree (tipo e posizionamento: lineari, a quinconce, ecc.), possiamo calcolare:

  • gli alberi equivalenti necessari per compensare la CO2 emessa
  • la superficie necessaria per piantumare tali essenze arboree.

Il valore delle emissioni di CO2 varia in funzione del combustibile usato ed equivale a 2.380 g per litro di benzina consumato, 1.610 g per litro di Gpl consumato, 2.750 g per kg di metano consumato, 2.650 g per litro di gasolio consumato.

Per concludere: i valori della qualità ambientale devono riprendere il loro ruolo.  Il territorio italiano ingenerale non è poi così fragile come la vulgata tende ad accreditare; l’Italia è un Paese che ha forza e predisposizione alla resilienza ed è ancora in grado di rigenerarsi.

L’approccio olistico e sistemico applicato al concetto di qualità nelle trasformazioni territoriali e urbane, passa certamente dall’assunto che il territorio studiato per la conoscenza è un territorio conosciuto per il progetto ed è per questo che comunicare e accogliere sono verbi significativi per il nostro futuro.

Sono di questi giorni i dati sulle morti causate dall’eccesso di caldo dell’ultimo anno. Abbiamo necessità di futuro e c’è urgenza di intraprendere progetti e azioni capaci di invertire la tendenza senza favorire fenomeni ambientali e climatici negativi che cambieranno sempre di più la vita di molte persone, spesso le più deboli, le più vulnerabili.

Per la qualità delle città si dovrà pensare a come strutturare concretamente una nuova alleanza con la natura. 

Se le comunità energetiche intraprenderanno realmente il processo virtuoso di strutturarsi attraverso un nuovo modo di produrre e consumare energia, potranno essere il luogo di progettazione per i futuri assetti territoriali, lo spunto per iniziare a ripensare in maniera strategica le città di domani; non è solo un problema di governance, ma di condivisione e di qualità.

La trasformazione del modo di consumare e produrre energia se diventa patrimonio culturale e pratica attuativa delle nuove comunità, può diventare la chiave per la trasformazione in termini sistemici della città e del territorio.


“Piano Urbanistico di Tertenia”, con Manlio Vendittelli, Pietro A. Polimeni, Maurizio Imperio, Giovanni Sammarco.  

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