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Il mercato del lavoro si muove, ma troppo lentamente.

Nel secondo trimestre 2016 la nostra economia ha rallentato, in linea con le tendenze internazionali. Il Pil non ha avuto variazioni congiunturali, mentre ha avuto una variazione tendenziale del + 0,8% sullo stesso periodo dello scorso anno. Sono migliorati invece gli indicatori del lavoro, come si vede complessivamente nel Prospetto 1: sono aumentate le ore lavorate (tendenziali + 2,1%), gli occupati sono cresciuti di + 189.000 unità sul trimestre precedente (+ 0,8%), mentre la crescita su base annua ha raggiunto le  439 mila unità in più (+ 2,0%). 

Questi dati sono ancora più interessanti se visti da vicino: hanno riguardato infatti nuovi occupati 15-34 anni (+ 223 mila su base annua), e i soliti richiestissimi over 50, ossia 50-64 anni, con un aumento congiunturale dello 0,6% e tendenziale dello 1,7%.

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L’Istat fornisce un dato importante sul coinvolgimento dei giovani al mercato del lavoro: è quello tendenziale dei NEET che sono scesi di 252 mila unità.

Sul territorio l’aumento degli occupati è più alto nel Sud (+1,4%), mentre è + 0,8% e dello + 0,6%, rispettivamente al Centro e al Nord.

Il tasso di disoccupazione congiunturale scende di poco (- 0,1%) e arriva all’11,5%. Il calo tendenziale è di  -109 mila disoccupati.

Cala il numero di inattivi, sia congiunturale (-1,6%) che tendenziale (-3,5%), attestandosi a 13,653 milioni di unità. Per l’Istat questo calo sarebbe legato soprattutto alle figure degli scoraggiati.

Riportiamo una serie di dati forniti dal rapporto statistico dell’Istat, relativi agli ultimi 22 trimestri:

 

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Il Prospetto 3 sottoriportato rappresenta una fotografia dei dati tendenziali (variazioni 2° trim. 2016 rispetto al 2° trim. 2015) degli occupati per alcune tipologie indicate:

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Nell’anno di riferimento considerato, il numero degli occupati è aumentato di 439 mila unità, di cui

292 mila a tempo pieno e 147 mila a tempo parziale; tra questi ultimi 53 mila hanno un part time cosiddetto involontario, cioè sono costretti ad accettare un tempo ridotto, pur volendo un tempo pieno.

Il numero totale dei nuovi occupati va ora suddiviso per le due famiglie di lavoratori: i dipendenti che sono 380 mila e i 59 mila indipendenti.

I 380 mila dipendenti si dividono tra i 308 mila permanenti (fissi), di cui 180 mila a tempo pieno e

128 mila a tempo parziale e i 72 mila con contratto a termine.

I 59 mila nuovi indipendenti sono a loro volta suddivisi in 37 mila a tempo pieno e  22 mila a tempo parziale. Tra gli indipendenti diminuiscono di 43 mila gli imprenditori con dipendenti, mentre aumentano di 124 mila quelli senza dipendenti.

Sempre nello stesso periodo di riferimento diminuisce di 22 mila il numero dei collaboratori.

Per quanto riguarda le classi di età dei nuovi occupati si assiste ad un fenomeno niente affatto normale e rassicurante: alla fine dell’anno esaminato sono stati assunti 223 mila lavoratori di 15-34 anni, 309 mila lavoratori tra 50-64 anni e sono stati espulsi 90 mila lavoratori di 35-49 anni! 

Su questo aspetto come su altri (in particolare il rapporto tra politiche del governo, sostegno allo sviluppo ed all’occupazione, costi e benefici dei vari tipi di intervento) il dibattito non è certo chiuso.

 

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