1. I recenti pronunciamenti governativi (Ministro e Presidente del Consiglio) hanno evidenziato ed enfatizzato il contributo delle persone immigrate ai fenomeni di molestia e femminicidio (1).
Tralasciamo gli aspetti di inopportunità dell’occasione dei pronunciamenti, avvenuti in coincidenza della “Giornata mondiale per la eliminazione della violenza contro le donne” – in cui, tra l’altro, si ricordava il caso specifico di Giulia Cecchettin e la presentazione delle iniziative della Fondazione.
2. Si è aperta nell’intero sistema dei media (giornali, tv, social (2)), la questione della veridicità delle tesi governative. Formulate queste con approssimazione nella lettura e valutazione dei dati a disposizione. E quindi coinvolgenti, non in maniera diretta e resa esplicita, altri motivi interpretativi e finalità.
Infatti. Indagini e ricerche, anche provenienti da fonti ufficiali, hanno mostrato la non sostenibilità delle tesi governative. Perché espressamente smentite dai dati (i report dell’ISTAT (3) riportano la categoria di italiani e stranieri, non di immigrati né tantomeno clandestini/illegali). Oppure, come riguardo al contributo dei clandestini/illegali nella violenza di genere, compresi i femminicidi, non esistono i dati perché finora le situazioni di irregolarità non sono state oggetto di indagini statistiche. Piuttosto di casistica riportata nella cronaca (con la solita drammatizzazione di cui rischiamo di essere spettatori)(4).
3. Nel 2023 si sono verificati 334 omicidi (+3,7% rispetto al 2022): 117 donne e 217 uomini. L’aumento ha riguardato soltanto le vittime di sesso maschile (+10,7% rispetto al 2022), mentre le donne uccise sono diminuite (-7,1%).
Sono 96 i femminicidi stimati nel 2023 soprattutto per mano di partner o familiari. ( In questi casi l’omicidio è spesso motivato con l’idea di mettere fine alla sofferenza della donna, o con segnali di squilibrio psicologico, nel caso delle donne più anziane).
Il contesto in cui avvengono gli omicidi di donne è prevalentemente quello familiare/affettivo (81% circa).
Le donne straniere sono uccise perlopiù in ambito familiare (14 su 16 casi).
Il 94,3% delle donne italiane è vittima di italiani, il 43,8% delle donne straniere di propri connazionali.
A novembre 2024 ammonterebbero a 101 i femminicidi in Italia.(5)
4. La determinazione del contributo dell’immigrazione e della clandestinità alle violenze sulle donne – se proprio se ne vuole parlare nell’errato approccio separato dalla politica di accoglienza ed integrazione – ha bisogno di indagini più mirate dentro l’area degli stranieri prima di affrettare ipotesi. Ed è difficile conoscere con esattezza quanti cittadini stranieri vivano in Italia senza regolare permesso di soggiorno. Per la Fondazione ISMU, nel 2022 la componente irregolare si attesta attorno alle 506 mila unità, a fronte di circa 6 milioni di stranieri presenti sul territorio (circa l’8% sul totale degli stranieri). Rispetto al 2021, si registra un lieve calo degli irregolari (-2,5%), dovuto principalmente all’avanzamento delle pratiche relative alla sanatoria del 2020.
L’accertamento può essere effettuato nell’immediato coordinando il lavoro dei vari comparti – quali ad esempio forze dell’ordine (6), sanità, giustizia – che, già svolgendo indagini, possono introdurre la caratterizzazione immigrazione-illegalità. Così risulterà utile interpellare la rete attiva degli sportelli antiviolenza.
Ma fondamentale, ai fini della prevenzione, implementare l’insieme delle misure previste dalle convenzioni internazionali e dalle normative italiane. Ormai è acquisito che il femminicidio è sul versante della prevenzione della violenza contro le donne il punto terminale in un continuum di segnali di allarme spesso sottovalutati sia dalla persona interessata, sia da interlocutori istituzionali preposti alla prevenzione/repressione del fenomeno.
A tal riguardo è stato preannunciato dalla ministra delle Pari Opportunità e la Famiglia la costituzione di un tavolo per la redazione di un testo unico, sulla base dei lavori della Commissione Bicamerale. L’obiettivo è unificare le normative esistenti, e introducendo, in un approccio integrato, anche strumenti di empowerment femminile.
5. Viene “colpevolizzato” un fenomeno, l’immigrazione, in cui politiche e strategie messe in campo in questi anni sono fallimentari, inefficaci, controproducenti, miopi negli obiettivi.
E si intende da parte del Governo presentare il fenomeno migratorio accentuandone i risvolti di pericolosità, di ordine pubblico, di politica securitaria. Senza tener presente le necessità della tenuta demografica, attualmente declinata in interventi di scarso impatto, sia nel breve che nel lungo periodo. Non in grado la compagine governativa, per deficit culturali, conoscitivi e di opzioni politiche, a concepire l’immigrazione come risorsa necessaria allo sviluppo economico e alla tenuta del welfare.
note
1. Nelle trattazioni relative alla violenza di genere ed in specifico per la uccisione di donne, vengono distinte due categorie: il femmicidio e femminicidio . Nel nostro caso viene usata la seconda categoria. (vedi I concetti di femmicidio e femminicidio – Centro di Ateneo per i Diritti Umani). “la forma estrema della violenza di genere contro le donne, prodotto dalla violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato attraverso varie condotte misogine, quali i maltrattamenti, la violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale, che comportano l’impunità delle condotte poste in essere, tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una condizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle istituzioni e all’esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia”. A queste categorie specificate al femminile, si sono avviate indagini collegate al gender, indagini quali quelle dell’ Osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi, transcidi
Da aggiungere che l’ONU nel 2023 aveva indicato cinque avvertimenti nei confronti di molestie e femminicidi. https://unric.org/it/cinque-fatti-essenziali-da-sapere-sul-femminicidio/
2. Dal 2020 L’Istituto Nazionale di Statistica, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità, ha iniziato ad analizzare il fenomeno della violenza di genere nell’ambito dei social media, al fine di osservare come questo fenomeno viene rappresentato e analizzare come gli stereotipi di genere sono veicolati nello spazio virtuale.
In particolare, è stato promosso un progetto di analisi del sentiment sulle interazioni generate dai social media (Twitter – X, pagine pubbliche di Instagram e Facebook, Webnews) volto a osservare come i social producano e/o riproducano stereotipi di genere, amplifichino il linguaggio violento oppure generino indignazione e quali nuove forme di violenza di genere possono generarsi online (cyber-violenza). (https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/stereotipi/).
3.
Vedi ISTAT Report novembre 2024.Vittime di omicidio.2023.
4.
Indagini e ricerche fanno riferimento allo stesso quadro normativo esistente in Italia a protezione delle donne dalla violenza, compreso il femminicidio. Vedi “La violenza sulle donne in Italia -analisi della problematica e cenni normativi” in Diritto.it.
5.
Vedi https://femminicidioitalia.info/ricerca?q=anno%202024
6.
Vedi Ministero degli Interni. Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Direzione Centrale Polizia Criminale.Donne vittime di violenza. 8 marzo 2024.