La nuova spina dorsale del sistema tecnologico – ma anche della comunicazione, dell’innovazione, forse anche dell’economia – sembra essere l’intelligenza artificiale. E quando si parla di IA (che sia generativa o predittiva), il dato di fatto incontestabile è che, ad oggi, le dinamiche più rilevanti si svolgono lontano dall’Italia. L’inevitabile conseguenza è quindi che, quando si fa ricognizione dei dati comparativi con altri paesi sull’IA, l’Italia fatica a collocarsi tra le posizioni di vertice nelle classifiche.
La cifra fenomenologica che riflette tale differenziale negativo si coglie già nell’osservazione comparata che viene fornita dal “Government AI Readiness Index 2024”, pubblicato da Oxford Insights e giunto alla sua settima edizione. In questa graduatoria, che misura la preparazione dei governi all’introduzione dell’IA, l’Italia si posiziona soltanto al venticinquesimo posto, dietro grandi competitors digitali come Stati Uniti, Singapore e Corea del Sud, e al di sotto di ben tredici paesi europei, tra cui Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania.
L’indice mette in fila 188 paesi, attraverso 10 dimensioni riassuntive di 40 indicatori, valutandone visione, governance, capacità digitali e adattabilità, riassunte nel pilastro “governo”; maturità, capacità innovative e capitale umano, ricompresi nel pilastro “tecnologie”; infine, infrastrutture, disponibilità dei dati, e la loro rappresentatività, nel pilastro “dati e infrastrutture”.
L’analisi dei dati relativi all’adozione dell’intelligenza artificiale nel panorama europeo tra il 2021 e il 2024 evidenzia il persistere di un ritardo strutturale del sistema produttivo italiano rispetto alle principali economie di riferimento. Nel 2021, il 6,2% delle imprese italiane risultava impiegare tecnologie di intelligenza artificiale, un valore inferiore sia alla media europea (7,6%) sia alle performance di Germania (10,6%) e Spagna (7,7%) (tab. 1).
Questo dato preliminare collocava già l’Italia in una posizione di debolezza competitiva, accentuata ulteriormente dall’andamento del 2023, quando la quota di imprese italiane è scesa addirittura al 5%, segnalando una preoccupante contrazione nell’adozione dell’IA. Nel medesimo anno, il resto dell’Europa registrava progressi, con la Spagna al 9,2%, la Germania all’11,6% e la media dell’Unione Europea attestata all’8%.
Nel 2024 si osserva invece una ripresa, con la quota italiana che si attesta all’8,2%, ma tale miglioramento, seppur positivo, risulta insufficiente a colmare il divario con gli altri paesi. La Germania raggiunge infatti un livello pari al 19,7%, più che doppio rispetto all’Italia, mentre la Spagna (11,3%) e la media dell’Unione Europea (13,5%)
continuano a mantenere un vantaggio competitivo significativo. La Francia, che nel 2023 aveva registrato un valore inferiore all’Italia (5,9%), mostra una ripresa più marcata, arrivando al 9,91%.
Tab. 1 – L’Italia in rincorsa. Quota di imprese che utilizzano l’intelligenza artificiale in Italia rispetto a Germania, Francia e Spagna, 2021-2023- 2024 (val.%)

Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat
Anche andando a vedere la dimensione d’impresa, l’Italia non mostra né punti di massimo, né riesce a scardinare le proprie fragilità nel confronto con gli altre tre paesi, neppure rispetto alla Francia, che comunque fatica sulla dimensione più grande (in Italia la quota di imprese con 250 addetti e oltre che si servono dell’IA si attesta ad un 32,5% contro il 32,7% in Francia) (fig. 1).
La Germania prevale su tutte e tre le dimensioni (rispettivamente il 16,9%, 28,2%, 48,2%), la Spagna segue (8,6%, 20,5%, 44%). L’Italia invece rimane ampiamente sotto la media europea, di 4,3 punti percentuali sulle imprese di piccole dimensioni, di 15,3 punti sulle imprese medie, e di 8,7 sulle grandi.
Fig. 1 – Vicini alla media. Quota di imprese che utilizzano l’intelligenza artificiale in Italia rispetto a Germania, Francia e Spagna, per numero di addetti, 2024 (val.%)

Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat
Nel settore dell’informazione e comunicazione, il 34,6% delle imprese italiane utilizza tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, un dato comunque inferiore alla media UE-27, che raggiunge il 48,7%. Analogamente, le attività professionali, scientifiche e tecniche si attestano al 19,6%, a fronte di una media europea più elevata (30,5%), evidenziando una parziale capacità del sistema italiano di competere nei settori più avanzati (tab. 2).
D’altro canto, settori centrali per il tessuto economico italiano, come il commercio (8,22%) e la manifattura (8,2%), registrano livelli di adozione significativamente inferiori rispetto alla media europea, rispettivamente pari a 12,1% e 14,5%.
I settori tradizionalmente meno innovativi, come le attività amministrative e di supporto (7,7%), le costruzioni (6,6%) e l’alloggio e ristorazione (6,5%), si collocano anch’essi al di sotto delle medie europee, rispettivamente pari a 13,5%, 9,7% e 7,6%, suggerendo una scarsa diffusione trasversale delle tecnologie avanzate nel panorama produttivo italiano.
Tab. 2 – Commercio e manifattura non decollano. Quota di imprese in Italia e Unione Europea che usano l’Intelligenza artificiale, per settore di attività 2024

Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat (val, %)
Le imprese italiane che programmano di investire in beni e servizi legati all’intelligenza artificiale nel biennio 2025-2026 in Italia rappresentano il 19,5% (tab. 3).
Per quel che riguarda i servizi non finanziari, più della metà, ovvero circa il 55% delle imprese informatiche, dichiara di avere intenzione di investire sull’IA nel biennio considerato, il dato con la più alta percentuale di imprese.
Gli altri settori maggiormente propensi ad investirci sono le attività editoriali (47,1%) e il settore della produzione cinematografica (39,2%). Mentre per quanto riguarda le attività manifatturiere, di cui circa il 20,4% delle imprese effettuerà investimenti in IA, solo due comparti superano il 30%: fabbricazione di mezzi di trasporto, con il 38,9% delle imprese totali, e il settore della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi, con il 37%.
Tab. 3 – Imprese che dichiarano di voler effettuare investimenti materiali e immateriali nel biennio 2025-2026 sulle tecnologie di intelligenza artificiale, 2024 (val. %)

Le attività di ristorazione (1,4%) e le costruzioni (13%) mostrano invece una propensione molto limitata all’investimento, a causa sia delle minori necessità che della loro capacità di implementazione nelle attività.
Guardando invece alla loro classe dimensionale, e anche ai loro precedenti investimenti sull’intelligenza artificiale effettuati dal 2021 fino al 2024, è evidente che vi è una correlazione positiva tra dimensione aziendale e propensione agli investimenti in IA (fig. 2).
Le imprese di maggiori dimensioni (250 dipendenti e oltre) si confermano protagoniste nel percorso di adozione dell’IA: il 60,5% prevede di intraprendere investimenti nel prossimo biennio, quasi raddoppiando la quota del 27,7% registrata nel quadriennio precedente. Anche le medie imprese (100-249 dipendenti) manifestano un incremento rilevante, passando dal 12,9% al 40,1%, segno di un’attenzione crescente verso le opportunità offerte dall’IA.
Le imprese di dimensioni più contenute mostrano segnali di crescita più timidi: nella fascia 10-49 dipendenti, la percentuale di imprese intenzionate a investire in IA passa dal 3,4% al 16,9%, mentre nella fascia 50-99 dipendenti l’aumento è più marcato, dal 10,3% al 30,9%. Tuttavia, queste realtà rimangono nettamente distanti dalle dinamiche delle imprese più strutturate, evidenziando come le dimensioni aziendali influenzino la capacità di pianificazione strategica e allocazione delle risorse verso l’innovazione. Nel complesso, il quadro delineato suggerisce un progressivo ampliamento della platea di imprese pronte a cogliere le potenzialità dell’intelligenza artificiale.
Fig. 2 – Imprese che dichiarano di voler effettuare investimenti materiali e immateriali nel biennio 2025-2026 sulle tecnologie di intelligenza artificiale rispetto agli investimenti compiuti dal 2021 al 2024, 2024 (val. %)

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat
* Economia Artificiale. Esposizione del mondo del lavoro e delle imprese alla diffusione dell’IA
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