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L’opportunismo di Trump e la solidarietà dei popoli

Sia chiaro, mi unisco alla gioia di tutti e in particolare dei Palestinesi che hanno smesso di essere birilli del bowling colpiti da bombe che fanno sempre strike (soprattutto quando i birilli stanno in prossimità di ospedali, scuole e mense).
Sono però colpito dal cinismo (forse non cosciente) di giornali e telegiornali che annunciano: “i Palestinesi di Gaza stanno tornando alle loro case”. Ma quali case? Sono macerie (61 milioni di tonnellate, dato di 3 giorni fa) diventate tombe per le tante vittime sepolte nei loro crolli. Capisco i modi di dire, ma est modus in rebus. Non lo dimentichiamo. Mai.
Entro nella cronaca di domenica 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America e presupposto di quello che sarà il genocidio e l’etnocidio dei nativi americani.
Le cose sono cambiate rapidamente; in breve sequenza (forse non ordinata) abbiamo avuto l’assemblea dell’ONU che si svuota lasciando isolato Netanyahu con le sue ridicole carte geografiche; il bombardamento del luogo del negoziato con dentro i negoziatori (soprattutto arabi ed emiri in affari con il burattinaio); l’arresto delle navi della Flotilla in acque internazionali che darà adito a tante denunce di Paesi e giuristi presso le Corti di giustizia.
E poi, Il mondo, compresa Israele, si è riempito e si continua a riempire di manifestanti come non si vedeva da tempo.
Allora il burattinaio si pone la domanda: Che cosa mi conviene di più, stare con uno o con molti? La risposta è ovvia: con molti. 
Allora, caro Netanyahu fatti da parte, che tra l’altro vado di fretta perché venerdì si decide il Nobel della pace e io non posso essere secondo a Obama (il povero non sa che il Nobel si dà per le azioni dell’anno precedente e che MAI sarà dato a chi ha una politica sull’immigrazione e l’accoglienza come la sua).
E i Palestinesi? Sono scomparsi dall’accordo? Quanti popoli e quanti stati?
A questa sceneggiatura ci penserò dopo, tanto controllo tutto io. È vero che la riserva (indiana) che lasciamo sarà più grande di quella che avevamo previsto con Netanyahu, ma non più grande di quelle che abbiamo lasciato agli Apaches, ai Navajos e comunque ai nativi; in tutti i casi è piena di macerie che ben sostituiscono i deserti senza pascoli che abbiamo lasciato ai pellerossa.
Ma il controllo è mio (dice il burattinaio) e potrò decidere quando vorrò anche in base alla convergenza degli interessi di tutti (al tempo: miei, e dei partner in stretta convergenza con i miei e i nostri affari). 
Il piano dal ‘cessate il fuoco’ in poi è fumoso? È ovvio, il burattinaio dovrà decidere secondo le regole dell’opportunismo e delle sue opportunità.
L’applauso della piazza degli ostaggi a Tel Aviv e i fischi a Netanyahu hanno sancito il successo dell’operazione.
È giusto per i Palestinesi (e noi con loro) godere della gioia di poter mangiare, curarsi e dormire in una tenda; ma noi che mangiamo tutti i giorni, che ci curiamo (anche se male) e che possiamo studiare non dobbiamo perdere il valore della solidarietà sociale, e allora ‘Palestina libera e non solamente sfamata’.

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