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Usare di più la cooperazione strutturata

Sono convinto, vedendo quello che sta succedendo in questi giorni, che il tema centrale su cui noi dobbiamo riflettere è quello della Difesa. 

Intanto dobbiamo prendere atto del fatto che non si tratta di aumentare i bilanci nazionali, però si tratta anche di dire che non è vero che facendo una difesa Europea noi spenderemo di meno. Ci sono strutture e mezzi di cui noi non siamo ancora attrezzati e su cui noi dobbiamo spendere insieme di più. Penso, per esempio, allo scuro scudo europeo, alla risposta agli attacchi cibernetici, ai missili di lunga gittata. 

Se non si fa così, non ci sarà un esercito comune. Proprio per questo, ritengo sbagliata la linea di Von der Leyen che è quella di rivedere il patto di stabilità per consentire agli Stati membri, ciascuno per conto proprio, di spendere di più. La scelta giusta è quella di fare investimenti nuovi insieme. 

Il secondo punto è che è abbastanza evidente che è difficile immaginare che si possa costruire una difesa comune a 27. Allora, ci sono due strade da percorrere. Una buona strada è quella indicata da Gentiloni con la Pinotti alcuni anni fa; aveva proposto insieme alla Francia la Germania e la Spagna una “Schengen della Difesa”. Nel 1985, poiché non si riusciva a risolvere il problema della libera circolazione delle persone, fu firmato un trattato fra alcuni Paesi, però essendo chiaro che poi sarebbe stato inserito nel trattato comune. Questa è una prima strada, che fra l’altro abbiamo percorso anche per il Trattato di Premium, per quanto riguarda il controllo di polizia e la Corte di Giustizia. 

La seconda strada è quella della cooperazione strutturata che potrebbe effettivamente prevedere l’associazione del Regno Unito che si sta sganciando dagli Stati Uniti e dispone della deterrenza nucleare. In questa maniera sarà possibile individuare i settori nel quale dobbiamo prendere delle decisioni comuni per rafforzare quello di cui l’Europa oggi non dispone. 

Nello stesso trattato è possibile dare delle risposte anche di carattere politico. Per esempio, per quanto riguarda la questione della eventuale aggressione di altri Stati o quella di decidere comportamenti comuni sulla pace o sulla guerra o quella di affrontare la questione politica del comando militare. 

Tutto ciò nel Trattato di Lisbona non c’è; quindi, se si sceglie la strada di un Trattato tipo Schengen, significa modificare anche il Trattato di Lisbona per creare un sistema di autorità politica. Se si sceglie l’altra strada, quella della cooperazione strutturata (non quella della cooperazione rafforzata che richiede almeno nove paesi) può essere fatta anche da un numero più limitato di paesi. 

*Presidente Movimento Federativo Europeo

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