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No al trattamento coatto delle persone con disagio mentale

1. La  Convenzione di Oviedo, redatta nel 1997 dal Consiglio d’Europa, esplicita condivisibili finalità:      proteggere l’essere umano nella sua dignità e nella sua identità e garantire ad ogni persona, senza discriminazione, il rispetto della sua integrità e dei suoi altri diritti e libertà fondamentali riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina.

E prevede, pur con alcuni limiti derivanti dal procedere del tempo e delle innovazioni, positive indicazioni agli Stati membri. 

E’ stata poi seguita da tre specifici protocolli aggiuntivi, il primo dei quali (Parigi, 12 gennaio 1998) ha vietato la clonazione umana, il secondo (Strasburgo, 4 dicembre 2001) si è soffermato sull’adozione di regole per il trapianto di organi e di tessuti tra umani, il terzo (Strasburgo, 25 gennaio 2005) si è occupato della ricerca biomedica.

 

2. Nel 2014, il Comitato di Bioetica del Consiglio d’Europa ha iniziato a lavorare, al fine della creazione di un quadro giuridico, su una “bozza di protocollo aggiuntivo relativa alla tutela dei diritti umani e della dignità delle persone affette da disturbi mentali per quanto riguarda il ricovero involontario e il trattamento involontario”.  

Ebbene è in conclusione, da parte del Comitato, la stesura di questo protocollo aggiuntivo che rischierebbe di facilitare il ricorso alla introduzione—reintroduzione di trattamento coatto e    istituzionalizzazione per soggetti con disturbi mentali, non in grado di esplicitare il proprio consenso alle cure.

Le principali obiezioni al provvedimento sono di natura giuridica ma anche di acquisizioni culturali e scientifiche rispetto all’approccio verso il disagio mentale così come riportato in estratto dallo specifico toolkit 0viedo

 

Estratto dal toolkit (insieme di strumenti) Oviedo

Il trattamento ed il ricovero involontario in psichiatria sono proibiti alla luce della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (CDRP). Vìolano, tra l’altro, i diritti alla non discriminazione, capacità giuridica, libertà e sicurezza e salute. La CRPD è ratificata da 46 dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. 

La sua adozione creerebbe un conflitto giuridico tra gli obblighi degli Stati a livello regionale (Consiglio d’Europa) e quelli a livello internazionale (CRPD). Negli Stati europei che hanno ratificato la CRPD si applicheranno due diversi standard. 

Si rischia di consolidare l’istituzionalizzazione delle persone con disabilità, mentre la pratica è condannata dalla CRPD, dal Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità e dal Relatore Speciale sui Diritti delle Persone con Disabilità. 

 Il protocollo va contro il cambiamento di paradigma ed è crescente il rifiuto alla coercizione che sta sempre più emergendo all’interno delle Nazioni Unite e della comunità medico-scientifica 

 

3. Le prese di posizione contrarie  sono state sostenute,  ad esempio dal’ EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, insieme all’ENUSP (Rete Europea degli (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria), ad Autism Europe, ad Inclusion Europe, all’MHE (Mental Health Europe) e all’IDA (International Disability Alliance).

In una lettera inviata  al Segretario Generale del Consiglio d’Europa si esprimevano «le più profonde preoccupazioni e contrarietà» all’adozione di quel progetto di Protocollo Aggiuntivo, sottolineando che «qualsiasi autorizzazione al trattamento coatto e all’istituzionalizzazione delle persone con disabilità costituisce una violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, in particolare degli articoli 14 (Libertà e sicurezza della persona), 15 (Diritto di non essere sottoposto a tortura, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti), 17 (Protezione dell’integrità della persona) e 25  (Salute)».
Più recentemente l’EDF e altri organismi avevano aggiunto il rilevo « che le organizzazioni di persone con disabilità non fossero state consultate in modo significativo in questo processo, così come prevede l’articolo 43 della Convenzione ONU in merito ai “processi decisionali riguardanti le questioni relative alle persone con disabilità».

 

4. Questo progetto, nonostante le forti posizioni contrarie, sarà messoin approvazioneall’iniziodi giugno di quest’anno, in seno al Comitato di Bioetica del Consiglio d’Europa per poi proseguire nel suo iter. 

Per l’imminenza della scadenza a livello europeo, il Forum Europeo sulla Disabilità e l’Associazione Mental Health Europe hanno deciso di rafforzare gli sforzi per opporsi al progetto e chiedere il ritiro del Protocollo, lanciando a fine marzo un kit di strumenti di sostegno (toolkit) per l’azione contro il discusso progetto.

A livello nazionale va segnalata la lettera della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) agli esponenti del Governo italiano (Presidente del Consiglio, Ministri della Salute, degliAffari Esteri e Cooperazione Internazionale e della Disabilità). Nella lettera oltre alla propria opposizione, sono state ricordate le preoccupazioni di vari autorevoli esponenti (delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, del Relatore Speciale sui Diritti delle Persone con Disabilità, del Relatore Speciale sul Diritto alla Salute, del Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, del Commissario per i Diritti Umani e dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa).

La FISH propone inoltre di proseguire gli sforzi nel mettere  fine alla coercizione nell’àmbito della salute mentale, di  avviare immediatamente, da parte degli stati europei, la transizione verso l’abolizione delle pratiche coercitive nelle strutture di salute mentale, di concentrarsi, invece che sul criticato Protocollo aggiuntivo, nella redazione di Linee Guida, per porre fine alla coercizione sempre nell’àmbito della salute mentale, in parallelo all’azione Quality Rights Initiative,dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

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