La nuova Lettera Enciclica di Papa Francesco è arrivata in un momento storico particolarmente difficile, in cui ad ogni latitudine e longitudine la pandemia sta evidenziando la capacità di resilienza dell’umanità, ma anche tante fragilità e vulnerabilità.
Credo non sia esagerato dire che il Santo Padre ci ha donato, con questo documento, un vero e proprio spiraglio di luce. La sua terza Enciclica, “Fratelli Tutti”, firmata ad Assisi, sulla tomba di San Francesco, è un atto di coraggio senza eguali, che traccia una via concreta per la solidarietà al servizio del bene comune.
Colpiscono al cuore le parole del Santo Padre quando parla espressamente di “amore politico”. Il senso profondo dell’Enciclica sta proprio lì, in quel monito a riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti. “Un individuo può aiutare una persona bisognosa – scrive Papa Francesco – ma quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel campo della più vasta carità, della carità politica. Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale”.
È un messaggio dall’impatto profondissimo, non solo per il mondo cattolico ma per tutta l’umanità. Letto da chi esercita ruoli di rappresentanza nel sindacato, in particolare dal punto di osservazione della nostra Federazione agroalimentare e ambientale, quel messaggio fa risaltare il valore da attribuire alla centralità della persona, alla dignità del lavoro e a un rinnovato armonioso rapporto tra uomo e ambiente. Un tema, quest’ultimo, ben presente anche se ampiamente tracciato già nella precedente Enciclica “Laudato Si’”, che a distanza di cinque anni appare incredibilmente attuale in virtù dell’invito a tutti i popoli a collaborare per lo sviluppo sostenibile e integrale. Un monito che l’attuale emergenza legata al Covid19 ci spinge a seguire senza più esitazioni.
Dalla nuova Enciclica mi pare che emerga soprattutto l’urgenza di investire su un nuovo umanesimo del lavoro. Il lavoro come opportunità di crescita umana, personale e collettiva, e dunque come luogo in cui fratellanza e amicizia sociale trovano una delle terre più fertili. Le indicazioni del documento meritano di essere praticate nell’impegno politico quotidiano per incentrare la nostra visione sulla dignità della persona e sulla cucitura dei tanti divari esistenti in un mondo che ha globalizzato la finanza e i poteri economici, innalzato muri tra i popoli e le persone, riacceso conflitti anacronistici, indebolito la politica e il senso della storia. Anche su questo il Pontefice fa un’analisi schietta e lucida, parlando di una sorta di “decostruzionismo” per cui la libertà umana pretende di costruire tutto a partire da zero.
La via che propone Papa Francesco è quella della fraternità, dell’amicizia sociale, della transizione ecologica, di un’economia “integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune”. Una via da percorrere con una visione globale, anche secondo indicazioni molto concrete, come la riforma dell’Onu e di tutta l’economia internazionale.
Sono assunti che ci spingono ancora di più, ad esempio, a rilanciare le campagne sociali messe in campo dal sindacato agroalimentare negli ultimi anni. “Fai bella l’Italia”, per sostenere la qualità nel lavoro agroalimentare e ambientale; la “Giornata Fai Cisl per la cura dell’ambiente”, per sensibilizzare cittadini, imprese e istituzioni sulla salvaguardia del territorio; “Porto sicuro”, per presidiare le marinerie d’Italia offrendo ai nostri pescatori informazioni e assistenza su diritti, salute, sicurezza; la campagna “Non c’è cibo senza terra”, per mettere fine a quelle politiche che hanno portato a far sparire 50 Km quadrati di suolo agricolo all’anno in nome della cementificazione selvaggia e di una urbanizzazione fine a sé stessa. Non meno importanti, “Sos Caporalato”, per rafforzare gli strumenti di denuncia dello sfruttamento e del lavoro nero nei campi, e “Fai di più”, per integrare le attività di tutela del sindacato con quelle di assistenza offerte da tutta la rete dei servizi della Cisl: una sfida, quest’ultima, da rivolgere specialmente ai tanti immigrati che operano nel nostro tessuto produttivo ma spesso rimangono ai margini della società e nella dipendenza dalle proprie collettività di origine.
Serve dunque un rinnovato impegno che nel solco di quanto scritto da Papa Francesco conduca il sistema-Italia a saper qualificare e valorizzare le professionalità dei comparti agroalimentari e ambientali: braccianti e allevatori, forestali e addetti alla bonifica, sono mestieri che hanno svolto negli ultimi anni un ruolo sempre più rilevante nella tutela dell’ambiente e del patrimonio naturale e paesaggistico, nel rilancio intelligente di territori marginalizzati e nel contrasto allo spopolamento e alla desertificazione, nel saper cogliere le opportunità offerte dalla green economy. Per questo le nostre battaglie per la crescita, lo sviluppo, il lavoro, la centralità della persona, sono intimamente intrecciate con il bisogno di politiche ambientali contro la crisi climatica e a salvaguardia della salute.
Guardiamo poi a un sindacato che sappia aprirsi al mondo. Per farlo non c’è bisogno di snaturare la propria funzione e trasformarsi in una Ong, o in un partito, o in chissà cos’altro, ma di rafforzare quelli che sono i propri strumenti per incidere sulla realtà, a cominciare dalla contrattazione, che per un’organizzazione che sia veramente libera, autonoma, democratica, è lo strumento di crescita e tutela per eccellenza, con la quale possiamo davvero rispondere ai tanti bisogni emergenti in termini di formazione, partecipazione, solidarietà, riconoscimento e rispetto delle diversità.
Come sottoscrittori del Manifesto di Assisi, per un’economia a misura d’uomo, la nostra Federazione ha più volte richiamato la politica a colmare i tanti ritardi del passato: servono valori e cultura, tecnologia, empatia. E questo è forse l’insegnamento più prezioso che ci dona la nuova Enciclica, che non a caso in conclusione, citando l’esperienza di Charles de Foucauld, invita a identificarsi negli ultimi per essere fratello di tutti. Occorre un forte richiamo alla responsabilità personale e a un orientamento etico delle azioni di ciascuno. Perché non sappiamo quanto e come il Covid19 ci trasformerà, ma sappiamo di non dover attendere oggi un futuro scritto da altri. È preferibile impegnarsi al massimo per essere protagonisti di un cambiamento, per scrivere un linguaggio diverso, una grammatica della gentilezza, e mettere in piedi un’economia nuova, più a misura d’uomo e rivolta perciò a un reale progresso globale.
* Segretario Generale Fai Cisl