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Persone disabili nel lavoro, prima della pandemia

La IX Relazione al Parlamento sullo Stato di Attuazione della Legge 12 Marzo 1999, N. 68 “Norme per il Diritto al Lavoro dei Disabili” presentata a gennaio scorso è “book fotografico” realizzato con materiale precedente all’era COVID. Si ferma al 2018, confrontato, per alcune tematiche, con dati del 2016 e 2017.

Il materiale è complesso, spazia dalle politiche dell’ONU a quelle europee, dalle nazionali alle realizzazioni regionali (e in questo ha un’utile funzione informativa). Si sofferma ampiamente sui dati quantitativi relativi ai vari istituti della L.68/99. 

Tale periodo è adeguato per continuare la valutazione complessiva dell’efficacia e funzionalità dell’impianto normativo generale. Ma limitato, tuttavia, per verificare gli effetti delle riforme parziali introdotte nel 2015.  Le fotografie saranno comunque utile nella successiva considerazione degli sconvolgimenti introdotti nella condizione socio lavorativa delle persone con disabilità dalla pandemia. Nella prossima X Relazione o in studi appositi dell’ISTAT, contando sulla messa in atto della “banca dati del collocamento mirato” prevista dalle norme e la cui istituzione era stata preannunciata, a breve, nel 2019.

Sul fronte dell’inserimento lavorativo il sistema normativo dalla L.68/99 ha introdotto, con il collocamento mirato, innovazioni nell’approccio culturale e della strumentazione metodologica conseguente. Ha mantenuto qualche elemento spurio del precedente collocamento obbligatorio, senza preoccuparsi della macchina gestionale, della copertura omogenea del territorio nazionale e della non colmata necessità delle competenze.

La serie storica delle varie relazioni relative ai risultati ha costantemente confermato come limite più rilevante quello del divario tra la quantità di persone iscritte negli elenchi speciali e le assunzioni effettuate da aziende e amministrazioni pubbliche. Questo nonostante la scopertura nei confronti delle previsioni normative per gli obblighi assunzionali dei datori di lavoro con due altri connotati quali le differenze tra aree geografiche e nelle condizioni di genere. 

Su queste basi si sono innestati alcuni trend, d’impatto limitato, collegati a situazioni di crisi occupazionale (trend negativi) o a periodi successivi alle parziali modifiche normative e al sistema di agevolazioni (trend positivi). 

Ma nella valutazione complessiva, la L.68/99 da sola non è nelle condizioni di affrontare adeguatamente il problema dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità: per questa fascia di cittadini il lavoro rimane una “chimera”, come è stato definito in un recente documento dalle maggiori associazioni delle persone con disabilità.

2. La fotografia della IX Relazione illustra, in maniera articolata per singoli istituti normativi, gli andamenti 2016 – 2018. 

Gli iscritti al collocamento mirato nel 2018, in termini di stock, ammontano a oltre 730 mila. Le stime, tuttavia, portano ad un numero di circa 900 mila iscritti. Sono in prevalenza invalidi civili. La presenza delle donne è di poco inferiore al 50%. La presenza degli stranieri ammonta a oltre 151mila ed è in crescita negli ultimi anni. Il titolo di studio prevalente tra gli iscritti è la licenza media o titoli professionali equivalenti (40%) seguito dalla licenza superiore.

La cancellazione dalle liste, che sottrae quantità di iscritti, risulta essere avvenute in prevalenza per ciascuno dei tre anni in esame, per: trasferimento di iscrizione presso un altro elenco provinciale; per raggiungimento dell’età pensionabile; la perdita della condizione di disabilità; la mancata risposta alla convocazione, per due volte consecutive, senza giustificato motivo; il rifiuto del posto di lavoro offerto.

Lo strumento del patto di servizio, introdotto nel 2015 , si è esteso progressivamente a tutti i nuovi iscritti. Non è chiaro in quale quantità è presente su tutto lo stock di iscritti alle liste.

E’ solo il caso di ricordare che spingono all’iscrizione nelle liste non solo la ricerca di formazione e lavoro. In qualche caso anche motivi di accesso a prestazioni sociali. Il patto di servizio è un indicatore della propensione lavoristica all’iscrizione nelle liste. Si era posta in precedenza la necessità di depurare dalle azioni di inserimento lavorativo i soggetti non interessati. Anche per concentrare le attività su target più definiti.

Manca nella relazione il confronto dell’annuale flusso tra numero delle nuove iscrizioni, le cancellazioni, le quote di riserva, le risoluzioni dei contratti (oltre 33mila nel 2016, circa 36mila nel 2017, circa 37mila nel 2018) e gli avviamenti, gli occupati, al fine di valutare il saldo. La comparazione è tra annualità successive dei dati.

Le persone disabili occupate, in termini di stock, risultano essere circa 360mila, con prevalenza in Lombardia. Le donne rappresentano il 41%, con limitate distorsioni tra numero di iscritte e occupate.  La classe di età maggioritaria è 50-59 anni, seguita da 40-49. Limitata è la presenza dei giovani. Se non integrati con i dati del mercato del lavoro ordinario, verificandone eventuali compensazioni, sembrerebbe che i giovani con disabilità non riescano a fruire della legge 68/99.

Gli  occupati su base annuale risultano in diminuzione  a partire dal 2016 fino al 2018. 

Dato che non è coerente con quello degli avviamenti: gli avviamenti al lavoro presso datori di lavoro pubblici e privati comunicati nel 2016 sono stati 28.412, divenuti 34.613 nel 2017 e infine 39.229 nel 2018. In tutto il triennio il settore privato assorbe il 96% degli avviamenti complessivi.

La modalità di avviamento più diffusa nel settore privato risulta essere quella nominativa  (oltre 17mila nel 2016, oltre 21mila nel 2017, 24mila nel 2018) rispetto alla graduatoria ( che per ognuno dei tre anni non supera le mille unità).

In continuità con le precedenti rilevazioni nell’avviamento è utilizzata la convenzione (art. 11,co.1).

Gli avviamenti del settore pubblico risultano 1079 nel 2016, 1152 nel 2017, 1444 nel 2018, confermando l’apporto limitato delle pubbliche amministrazioni.

Da segnalare è la situazione delle sospensioni degli obblighi di assunzione che negli anni in esame hanno avuto una certa consistenza e che aumenteranno nella rilevazione del periodo della pandemia

 

Conclusioni.

La pandemia ha prodotto effetti laceranti sui vari aspetti dell’esercizio del diritto al lavoro delle persone disabili. Tralasciando l’appesantimento  specifico per le persone con disabilità (mascherine, pulizia delle mani, distanziamento) collegato agli strumenti di protezione e citando quelli più immediati: crisi delle attività produttive con la sospensione degli obblighi e degli avviamenti delle persone disabili; incertezza della retribuzione degli occupati collegata alla sospensione dell’attività produttiva,  in qualche caso diventata definitiva,  con le collegate questioni dei ritardi degli interventi pubblici a sostegno del reddito;  le difficoltà di riconoscimento del lavoro agile da parte del datore di lavoro ovvero l’impossibilità di fruirne per mancanza di condizioni tecnologiche o di logistica domestica; le difficoltà legate alle agibilità dei caregiver; le difficoltà di accesso per il ridimensionamento delle prestazioni dei servizi socio sanitari pubblici e dei trasporti pubblici.

Già dai complessi dati pre COVID della Relazione, al di là dei segnali positivi (eccessivamente enfatizzati almeno nella divulgazione) risulta, nel quadro normativo e nelle azioni in atto,  l’impossibilità di dare soluzioni soddisfacenti all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

A riguardo le Associazioni hanno formulato proposte in cui vanno rafforzati alcuni aspetti: la costituzione di una Governance nazionale Stato-Regioni-Autonomie-Associazionismo, un piano pluriennale di azione coordinato tra mercato del lavoro ordinario e mirato, l’avvio di un sistema di monitoraggio frequente delle attività, l’attivazione dell’Agenzia nazionale di politiche attive del Lavoro.

 

 

1 – Il D.lgs. 151 del 24 settembre 2015, uno degli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act, interviene al Capo I in tema di collocamento mirato delle persone con disabilità, modificando in più punti la disciplina della legge n.68/99. Vedi SCHEDA DI ANALISI e COMMENTO Razionalizzazione e semplificazione – D.lgs.151 del 24 settembre 2015 Titolo I Capo I – Razionalizzazione e semplificazione in materia di inserimento mirato delle persone con disabilità a cura di Silvia Stefanovichj.

2 – Il Decreto Legislativo n. 151/2015 ha previsto  l’istituzione di una banca dati sull’inserimento mirato. A tale innovazione era assegnato il compito di “razionalizzare la raccolta sistematica dei dati disponibili sul collocamento mirato, di semplificare gli adempimenti, rafforzare i controlli e migliorare la valutazione degli interventi”.

3 – Il personale iniziale proveniente dal ministero. Il sottodimensionamento e la precarietà degli organici. I riferimenti istituzionali cangianti. La mancanza di una strategia nazionale del collocamento mirato nella frammentazione delle competenze. I nuovi compiti dei CPI nei confronti del Reddito di Cittadinanza, anche se coadiuvati  dai cosiddetti “navigator”

4 – Il numero delle scoperture totali ammonta a oltre 145mila. Risultano maggioritarie quelle dei datori di lavoro privati rispetto alle pubbliche amministrazioni. Da sottolineare che in termini meramente quantitativi la quota di riserva complessiva (circa 502 mila) è comunque inferiore al numero di iscritti nelle liste (oltre 700mila, stimati  900mila). Vedi Tabella 2 della relazione

5 – Vedi documento FISH FAND in sede di audizione parlamentare del 21 gennaio 2021.

6 – Per gli iscritti al collocamento mirato. Anni 2016, 2017, 2018 vedi tabella19 della Relazione.

8 – Per le cancellazioni vedi Tabella 29

9 – La stipula del patto di servizio personalizzato previsto dall’art. 20 del D.Lgs. n. 150/2015. Il patto di servizio è lo strumento per formalizzare un accordo sul progetto personale scelto, sia come sostegno all’inserimento lavorativo o per partecipazione ad un percorso formativo.

11 – Per classi di età

12 – Assunzioni su base annua. Vedi Tabella 14 Relazione

13 – Le comunicazioni di sospensione degli obblighi. Vedi tabella 5 della Relazione

 14 – Vedi Documento citato

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