L’economia mondiale non va certo a gonfie vele ma, se teniamo conto delle incertezze e degli errori della politica, le cose vanno forse un po’ meglio di quanto non si potesse prevedere. L’arrivo di una crisi sistemica è stato per ora solo evitato da decisioni che, negli Stati Uniti, in Cina ed in Europa, hanno fornito un temporaneo paracadute all’economia, ma non ne hanno certo preparato un robusto cammino di crescita.
Con l’imposizione di nuove tariffe doganali e con la continua minaccia da parte del Presidente Trump di imporne ogni giorno altre, il commercio internazionale, che ha sempre sostenuto lo sviluppo, è diventato l’elemento di debolezza dell’economia mondiale.
Negli Stati Uniti, dove il Presidente Trump ha preso l’iniziativa di aumentare dazi e barriere, il paracadute è stato fornito da tre progressive diminuzioni del costo del denaro da parte della Federal Reserve e da una mostruosa lievitazione del deficit pubblico. La crescita rimarrà quindi superiore al 2% per l’anno in corso e Trump farà ovviamente il possibile perché il paracadute funzioni fino alle elezioni presidenziali del prossimo novembre, dato che l’economia è finora il punto più forte del suo tribolato mandato.
In Cina la crescita, pur rimanendo intorno al 6% rispetto allo scorso anno, ha registrato il più basso tasso di sviluppo degli ultimi ventisette anni, con la produzione industriale in calo per sei mesi consecutivi. Anche in questo caso il governo, di fronte alle incertezze sul futuro, sta costruendo il suo bravo paracadute, che consiste in un aumento della possibilità di indebitamento delle provincie e degli enti locali e in un’espansione della liquidità per elevare il potere d’acquisto dei consumatori.
Per ora il tutto sembra funzionare, almeno se cogliamo un dato inedito e impressionante: in un solo giorno (battezzato con il significativo termine di “festa del single”, cioè dello scapolo) una singola impresa di commercio elettronico (Alibaba) ha consegnato a domicilio beni per un valore di 38 miliardi di dollari. Il che vuol dire che in un solo giorno Alibaba ha venduto più di quanto l’insieme delle tre maggiori catene distributive italiane (Coop, Conad ed Esselunga) vendono in un intero anno.
Più sofferente è l’economia europea, non sorprendentemente trascinata in basso dalla Germania che ha fondato i suoi gloriosi anni passati soprattutto sull’esportazione. Anche nell’Unione Europea il paracadute si fonda su tassi di interesse che, per la maggior parte delle emissioni pubbliche, sono addirittura negativi.
In questo contesto l’Italia si accinge a concludere il 2019 con una crescita intorno allo 0,1%, ovviamente insufficiente per recuperare quanto perduto negli ultimi dieci anni.
Al di là della facile battuta che il paracadute non si usa quando si è già a terra, bisogna prendere atto che la massa di denaro in circolazione non serve a nulla se non la si indirizza verso gli investimenti produttivi e il miglioramento del capitale umano.
È inoltre evidente che non possiamo muoverci da soli ma, anche in conseguenza delle nuove prospettive offerte da Macron e opportunamente sottolineate da Andrea Goldstein su 24 Ore, dobbiamo spingere la politica europea verso gli investimenti dedicati non a rallentare la caduta, ma a preparare il nostro futuro.
Prima di tutto investimenti per modernizzare il nostro sistema produttivo che, fatte alcune eccezioni, non sta sviluppando le energie necessarie per entrare nel mondo digitale. Con quello che è capitato in questi giorni mi sembra ovvio partire dalla necessità di indirizzare risorse per proteggere l’ambiente e mettere in sicurezza il nostro territorio. A questa priorità si accompagna la necessità di aumentare gli investimenti dedicati a modernizzare il nostro sistema produttivo che, fatte alcune eccezioni, non sta esprimendo le energie necessarie per incorporare le nuove tecnologie.
La lunga crisi e la non sufficiente robustezza della ripresa hanno inoltre impoverito in tutta l’Europa, ed in particolare in Italia, le infrastrutture sociali dedicate a proteggere il nostro welfare. Esiste, a questo proposito, un piano preparato da tutte le Casse Depositi e Prestiti e dalle banche pubbliche di tutti i 28 paesi dell’Unione capace di mobilitare con costi trascurabili, proprio per effetto dell’enorme liquidità disponibile, oltre cento miliardi di Euro all’anno per intervenire nelle strutture sanitarie, scolastiche e nell’edilizia sociale.
Questi sono solo esempi di quello che si può concretamente fare mobilitando le risorse esistenti. L’attuale stentata crescita ha almeno il vantaggio di avere reso più sensibili (anche se non certo unanimemente favorevoli) i governanti europei nei confronti di una politica di attivi interventi. È una finestra di opportunità che il governo italiano non si può lasciare scappare. Per renderla concreta occorre però portare avanti proposte positive tanto a Roma quanto a Bruxelles. Oggi vi è la concreta possibilità che queste proposte vengano accolte.
(*) da Il Messaggero del 17 novembre 2019