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Qualche riflessione critica sulla gestione della pandemia

Sono riflessioni fatte con il vantaggio del dopo. Farle prima in presenza di una catastrofe nuova era indubbiamente più difficile. Ricordo discussioni con amici dopo le prime notizie da Codogno e da Vo e i giudizi di “esagerazione” espressi da molti. Sotto questo aspetto le discussioni e le liti tra virologi non hanno certo aiutato. 

Tuttavia, da parte di chi governa un paese, o una organizzazione mondiale tipo Oms, una persona si attende di più, se non altro perché hanno maggiori informazioni, maggiori conoscenze e la possibilità di sentire i cosiddetti esperti. Ha destato scandalo negli Usa il fatto che alcuni senatori dopo un briefing riservato con i servizi segreti sul covid 19 in Cina si sono affrettati a vendere le loro azioni ben prima che il contagio fosse rilevato nel paese. Evidentemente i servizi avevano previsto o quanto meno detto di temere una pandemia con i suoi effetti economici. 

Con tutta evidenza chi governa era ed é in possesso di informazioni che noi comuni mortali non abbiamo. Queste informazioni/previsioni sono state usate per preparare i paesi a reggere la pandemia? In qualcuno forse si, in altri pare proprio di no. 

La peste nei secoli scorsi ci metteva circa due anni per arrivare dalla Cina in Europa. Viaggiava con le carovane fino in Siria o nei porti del Mar Nero e poi con le navi arrivava in Italia e si diffondeva in Europa. Le autorità dell’epoca non conoscevano il sorgere dell’epidemia nel lontano oriente e potevano intervenire solo quando l’epidemia si diffondeva in Europa. 

Oggi non ci vogliono due anni perché un’epidemia passi dalla Cina al resto del mondo. I collegamenti aerei sono giornalieri, in pratica il contagio è immediato e non evitabile. Perché l’Oms non ha subito lanciato l’allarme pandemia ma ha atteso che questa esplodesse? Perché i vari governi nazionali non si sono subito attrezzati in previsione della inevitabile espansione del contagio? La chiusura delle frontiere non fermava il contagio nei secoli passati, figuriamoci oggi. 

Possibile che tra i tanti esperti nessuno abbia detto che la pandemia a livello mondiale era certa? E se l’hanno detto in privata sede perchè non si è provveduto? Chi ci governa ed è in possesso di informazioni non dovrebbe essere capace anche di “prevedere” e prevenire? Non basta dire “siamo pronti” se poi non ci si attrezza.

Prendiamo il caso delle mascherine. I paesi occidentali non le producono e questo i governi dovevano saperlo, così come i governatori delle regioni. Scorte non ce n’erano perché ormai nessuno tiene il magazzino. Era difficile organizzare da subito una produzione nazionale? In Cina il governo ha costretto imprese anche grandi a produrre mascherine di fronte all’emergenza. Li c’è il partito padrone, é vero, ma era proprio impossibile chiedere/incentivare aziende italiane? Più che di una conferenza al giorno forse la Protezione Civile e Arcuri potevano preoccuparsi di provvedere celermente alla produzione di mascherine e degli altri materiali protettivi. Discorso simile per i posti di terapia intensiva, bisognava aspettare l’esplosione della crisi o si poteva iniziare prima a incrementali tenendo conto di quanto successo in Cina? 

Va dato atto a Zaia, nonostante alcuni scivoloni, di aver gestito bene la situazione in Veneto affidandosi a pochi validi esperti, mentre il disastro Lombardia è sotto gli occhi di tutti. E’ evidente che sono stati fatti errori, altrimenti non si spiegherebbe la differenza di infettati e di morti tra la Lombardia e le altri regioni. È incomprensibile il fatto che alcune regioni (come il Lazio e la Campania) abbiano subito chiuso in zona rossa alcuni paesi e lo stesso non sia successo nella provincia di Bergamo permettendo il diffondersi del coronavirus. Con tutta evidenza si sono fatte prevalere esigenze economiche rispetto a quelle di tutela della salute con il risultato di colpire entrambe. 

Da capire quanto è successo nelle residenze per anziani. Se è vero che i malati di covid 19 non ancora guariti sono stati inviati dagli ospedali alle residenze per anziani sarebbe un fatto tra il demenziale e il criminale. Tuttavia la strage nelle strutture per anziani non è accaduta solo in Italia, ma anche in altri paesi come la Spagna, la Francia e gli Stati Uniti. Anche qui non si è tenuto conto di quanto successo in Cina, della maggiore vulnerabilità degli anziani. Sono state messe in allarme le residenze per gli anziani? Sono state date disposizioni per impedire il contagio?

Dato il disastro diffuso si ha l’impressione che il “problema” anziani non sia stato minimamente considerato. 

Abbiamo sentito giornalmente conferenze stampe con il bollettino degli infettati, dei morti e dei guariti dal coronavirus. Poi abbiamo appreso che gli unici dati certi erano quelli dei ricoverati e di quelli messi in terapia intensiva. In base ai dati ISTAT i morti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono mediamente il 20% in più e nelle zone di maggiore diffusione dell’epidemia anche il doppio. Nelle cifre della Protezione civile non erano mai compresi j morti nelle case per anziani e i morti in casa. Le stime sul numero dei contagiati sono molto diverse tra loro, ma la cifra più bassa è di 1,8 milioni. Basta confrontarla con quelle date nelle conferenze stampa per constatare l’enorme differenza. 

Eppure è uno dei dati fondamentali per il passaggio alla fase 2, per la riapertura. 

Abbiamo avuto una proliferazione di commissioni, di comitati. !5 task force per un totale di 448 persone calcola De Bortoli, poi ci sono tavoli e comitati a livello nazionale e regionale. Chi decide qualche cosa?

Si annuncia una app nazionale (commissione di 75 membri per valutarla) ma la Lombardia ne annuncia una propria. 

Siamo un paese malato di norme: leggi, regolamenti, circolari, ordinanze a livello nazionale, regionale, comunale. Pensiamo di risolvere i problemi emanando una norma ma ci dimentichiamo spesso degli strumenti per applicarla e di farla applicare. In questa situazione abbiamo dato il “meglio”: si calcola che siamo già a 212 atti nazionali a cui vanno aggiunti quelli regionali e comunali. Non c’é solo una pandemia di coronavirus ma anche una di norme. 

Mai come in questo periodo abbiamo visto politici cambiare così spesso e repentinamente opinione. Sostenitori della semplice influenza sono passati alla necessità di una chiusura rigida, per poi auspicare un’immediata riapertura o viceversa. L’ipotesi buona è che agiscano come persone incapaci di valutare con serietà e competenza, quella cattiva, e temo più veritiera, come “politici” che anche in questa tragica situazione mirano solo al consenso. Quella più tragica per noi é che sia un misto delle due cose. È vero che anche politici di altri paesi hanno fatto lo stesso, vedi Trump e Johnson, ma questo non consola. 

Ora si discute sulla fase due, su quando riaprire. Con le regioni del nord repentinamente passate tra gli aperturisti e De Luca e la Santelli che minaccino di chiudere i confini regionali. Ma i poteri dei governatori quali sono? Qualcuno lo ha capito? 

Nessuno che affronti il problema del numero dei tamponi esistenti, della capacità dei laboratori di esaminarli, dei kit per gli esami del sangue necessari. Ne abbiamo una quantità sufficiente, li stiamo preparando/prenotando? Da quel che si legge siamo molto lontani dai numeri messi in campo dalla Germania. Concentrarsi su questo anziché su di una data non sarebbe più utile? 

Due ultime riflessioni 

Mi sorprende la sorpresa che i soldi stanziati dal governo ci abbiano messo tanto ad arrivare o non siano ancora arrivati. Qualcuno pensava che tutti i limiti della nostra burocrazia svanissero all’istante solo perché c’è il coronavirus? 

C’è qualche governo di destra o di sinistra che ha affrontato il problema negli anni passati? Chi ha frequentato la nostra pubblica amministrazione dall’interno e/o dall’esterno non credo sia sorpreso dai tempi. Ci sono le leggi, i regolamenti, le competenze, i rimpalli nelle decisioni e poi ci sono gli uomini della burocrazia convinti che meno decisioni si prendono, meno rischi si corrono. 

Tutti vogliono i commissari come a Genova. A parte che non sempre i commissari funzionano, vedi terremoto, ma se per fare qualcosa occorrono i commissari con deroga alle regole non sarebbe ora di prendere atto che queste sono sbagliate? 

Negli Stati Uniti della polemica feroce tra democratici e repubblicani sono stati necessari solo alcuni giorni per trovare l’accordo tra Trump, Senato e Camera dei rappresentanti sulle misure economiche da adottare. In Italia, dopo un tentativo iniziale, non si riesce a concordare una linea comune tra governo e opposizione di fronte all’emergenza. Il Parlamento è sempre più emarginato nelle decisioni. Dopo la “non” discussione sulla legge di bilancio e sul decreto mille proroghe, ora la marginalizzazione nella gestione della crisi con il proliferare delle commissioni. 

Eppure c’è chi ha festeggiato le grandi vittorie contro le proposte di riforma costituzionale avanzate da Berlusconi e da Renzi rivendicando la preminenza del Parlamento e la difesa della Costituzione più bella del mondo. Se questo è il risultato belle vittorie.

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