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Ridare slancio alla cultura, investire nella scuola*

Quando si parla di cultura in Italia si rischia sempre di cadere nella retorica e nelle frasi fatte che raccolgono molto consenso, ma poco ascolto. Eppure, la cultura è in Italia un settore industriale che sta alla pari di altri settori quanto a capacità di innovazione, di occupazione, di esportazione. 

Non starò a ripetere le cifre del peso di questo comparto nell’economia italiana. Voglio solo sottolineare, riallacciandomi agli interventi di Maria Cristina Piovesana e di Francesco Rutelli su questo giornale, che è tempo di affrontare la politica della cultura con un taglio industriale e non solo in termini di conservazione e di tutela del patrimonio e delle tradizioni, che è cosa necessaria ma che non esaurisce il campo della politica per la cultura.

Le imprese che producono contenuti culturali (libri, musica, cinema, video, eventi creativi, esposizioni, servizi connessi alle attività museali e altro) sono imprese di grande e di piccola dimensione, hanno bisogno di capitali per crescere, di scuole che formino i tecnici, di un mercato strutturato che sappia far emergere una domanda elevata e sofisticata, di flessibilità organizzativa per recepire le innovazioni tecnologiche che lo stanno coinvolgendo. È quindi necessario che la politica industriale del Paese non trascuri questo settore.

Ma, come per altri settori industriali, quello della cultura è un settore che ha al suo interno molti comparti diversificati, che meritano un’attenzione specifica. Ecco allora che sarebbe opportuno varare leggi speciali per i singoli comparti della cultura, così come è stato già fatto per il cinema. In particolare, libri, musica ed eventi museali sono comparti che meriterebbero di avere una legislazione capace di promuovere la loro crescita.

Poiché i prodotti del settore della cultura sono in larga misura prodotti della creatività culturale, è necessario che sia sempre rispettato il diritto d’autore, che rappresenta il presupposto essenziale per la remunerazione di quanti operano in questo comparto industriale, così come i brevetti tutelano la creatività nel campo industriale. L’Europa ha adottato una buona direttiva per la tutela del diritto d’autore in questa fase di espansione delle tecnologie digitali. È veramente necessario che l’Italia la recepisca presto e bene, senza deviare dalla ratio che l’ha resa necessaria, continuando, contemporaneamente, a contribuire al lavoro di innovazione legislativa europea che sta proseguendo con il Digital service act.

Infine, è da ricordare che il consumo di prodotti della cultura cresce al crescere della cultura del Paese. Non possiamo bearci di essere la nazione con il maggior patrimonio artistico e culturale e trascurare il fatto che nel nostro Paese la scuola dell’obbligo termina troppo presto, gli abbandoni scolastici sono elevati, l’istruzione universitaria è scelta da troppe poche persone e complessivamente la popolazione italiana è poco istruita. Occorre un forte impegno a elevare il grado d’istruzione del Paese.

E un impegno che oggi è possibile prendere anche grazie alle risorse messe in campo dall’Europa, dopo questa terribile pandemia che ha portato l’economia italiana e tutto il mondo della cultura in situazione veramente precaria. Il governo finora è intervenuto per sanare le perdite dovute alle quarantene forzate. Ma per ripartire è necessario affrontare i nodi del nostro Paese, e l’istruzione è sicuramente uno dei principali.

*24 Ore,05/01/2021

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