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Investire nella riabilitazione della popolazione carceraria.

Presentato a Roma il 18 aprile scorso, il XIV Rapporto di Antigone offre analisi e riflessioni utili sulle condizioni della detenzioni in Italia. Il rapporto non si limita ad analizzare i dati offerti dall’amministrazione penitenziaria, ma si arricchisce di dati reperiti tramite visite proprie dell’associazione nelle carceri italiane, costituendo un proprio osservatorio consultabile on line[i].

Sovraffollamento. I dati presentati quest’anno rilevano la ripresa del fenomeno di sovraffollamento delle carceri. Il numero dei detenuti nelle carceri italiane ha superato al 31 marzo 2018 le 58 mila unità confermando la tendenza all’incremento[ii]. Dopo una prima fase di diminuzione a seguito degli interventi conseguenti alla sentenza della Corte di Giustizia europea, la crescita negli ultimi due anni è stata di 6 mila unità. E il peso della recidiva continua a farsi sentire.

Condizione giuridica. Non tutte le persone in detenzione sono destinatari di condanna definitiva (solo 38mila) ovvero hanno una condanna non definitiva (10164). In attesa di primo giudizio vi sono 9.712 persone[iii]. Il 34% dei detenuti è in custodia cautelare e dunque in attesa di una sentenza definitiva, un dato in leggero calo rispetto all’anno precedente. Tra gli stranieri la percentuale è più alta, il 39%. 

Reati.Le persone sono detenute prevalentemente per reati contro il patrimonio (24,9%), seguiti da reati contro la persona (17,7%) e da quelli previsti relativi alle norme sugli stupefacenti (15,2%). Tra gli stranieri i reati contro la persona sono inferiori rispetto agli italiani; sono maggiori quelli per violazione della legge sulle droghe.

Donne.  Le donne sono 2.402, pari al 4,12% della popolazione carceraria. Questa percentuale è rimasta pressoché stabile (piccoli gli oscillamenti: 5,43% al 31 dicembre 1992; 3,83% al 31 dicembre 1998).

 I reati delle donne sono in prevalenza quelli contro il patrimonio, la persona e in materia di stupefacenti; seguono quelli contro l’amministrazione della giustizia, la fede pubblica e la pubblica amministrazione. Al 31 dicembre 2017 su 7.106 detenuti per associazione di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.) 134 erano donne. Su 97 donne detenute per reati di prostituzione, 86 erano straniere. 

Rispetto agli uomini sono più ricorrenti i reati contro il patrimonio e quelli per violazione delle norme sugli stupefacenti; sono leggermente più frequenti anche i reati contro la persona, minori mentre lo sono quasi tutte le altre tipologie di reati. 

 Le donne straniere sono 904, pari al 4,5%. I reati ricorrenti sono in una frequenza analoga a quelle italiane (patrimonio, stupefacenti)

Paesi di provenienza. Nel complesso i paesi di origine, sono Albania (13%), Marocco (18,6%), Romania (13,1%) e Tunisia (10,8%). Le donne detenute sono rumene (25%) e nigeriane (21%), bosniache (5%), marocchine (4%), brasiliane e bulgare (3%). 

La disparità nell’utilizzo della custodia cautelare è ancora più evidente per gli stranieri e per le donne. Su un totale di 904 donne straniere in carcere, 523 hanno avuto una condanna, 381 sono solamente imputate, pari al 42,14%. Sono presenti negli istituti penitenziari italiani in tutto 58 madri con 70 bambini.

Gli istituti esclusivamente dedicati alle donne sono cinque (Empoli, Pozzuoli, Roma “Rebibbia”, Trani, Venezia “Giudecca”); nel resto d’Italia la loro detenzione è affidata a reparti ad hoc (52 in tutto) ricavati all’interno di carceri maschili. Negli istituti dedicati, le donne hanno sicuramente maggiori possibilità di poter condurre una vita detentiva calibrata sui loro specifici bisogni.

Lavoro.Il numero dei detenuti lavoratori è cresciuto negli anni, passando dai 10.902 (30,74%) del 1991 ai 18.404 (31,95%) del 2017, con percentuali omogenee nelle diverse aree geografiche (32,5% al Nord, 33,1% al Centro e 31% Sud e Isole)[iv].

La quasi totalità dei “lavoranti” (così vengono chiamati nel gergo penitenziario per definire chi lavora in carcere) è alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria (86,52%). Negli ultimi anni il budget per le mercedi (la forma di retribuzione dei detenuti) è quasi raddoppiato: nel 2010 era 54.215.128 euro (836,7 euro per detenuto), nel 2017 è diventato 100.016.095 euro (1.830 euro per detenuto). Comunque per permettere di lavorare a più persone si riducono le ore di lavoro individuale a brevi periodi o a poche ore settimanali. Tra i detenuti alle dipendenze dell’amministrazione  l’82,15% lavorava nei servizi di istituto (la pulizia delle sezioni, la distribuzione del vitto, alcune mansioni di segreteria, la scrittura di reclami e documenti per altri detenuti), il 4,1% nelle lavorazioni, l’1,35% in colonie agricole (con 198 lavoranti in Sardegna e 18 in Toscana), il 7,2%  nei gruppi che si occupano della “manutenzione ordinaria delle carceri, (eseguendo lavori di piccola carpenteria, idraulica o elettrotecnica) e il 5,1% in servizi extra murari. Nelle lavorazioni sono impegnati soprattutto detenuti del Sud e Isole (293) e del Centro (296) rispetto a quelli del Nord (66).

Anche le attività interne non sempre vengono gestite dall’Amministrazione penitenziaria: delle 222 attività, 138 sono gestite da soggetti esterni. Tali rapporti con soggetti esterni sono utili a finalizzare le attività lavorative a sbocchi professionali sul mercato esterno. In tale direzione è andato il potenziamento delle commesse per lavori di sartoria e tessitoria (biancheria per caserme e detenuti), di falegnameria (armadi e sgabelli), lavorazione metalli, tipografie, calzaturifici (in particolare a Sulmona e a Pescara si producono calzature destinate al corpo di polizia penitenziaria).

Il numero dei detenuti che lavorano per soggetti diversi dall’Amministrazione penitenziaria è aumentato, seppur di poco, passando dall’11,81% del 1991 al 13,48% del 2017, con percentuali più elevate nel Nord (7,35%) rispetto al Sud e Isole (2,1%) e al Centro (3,7%)[v]. Tra i lavori svolti alle dipendenze di datori di lavoro esterni sono riportati dal rapporto panifici e pasticcerie (ad es. Coop. Pausa Caffè in Piemonte e Pasticceria Giotto a Padova), produzione e vendita di camomilla (Coop. Company in Piemonte), trattamento dei rifiuti (Coop. Ricicla a Rebibbia), riparazione di macchine da caffè (Coop. Ponte coop nel Lazio), automazione industriale (Fare Impresa a Dozza in Emilia Romagna), riparazione di cicli (Liguria), produzione casearia e allevamento (Emilia Romagna), fabbricazione di lampade a Led per le strade (Lombardia), presepi (Emilia Romagna), data entry e servizio in call center (Lombardia). Negli ultimi anni l’Amministrazione penitenziaria sta cercando di incrementare le relazioni lavorative tra carcere e territorio attraverso incentivi economici e protocolli per la realizzazione di attività produttive nelle carceri. Stessa attenzione è rivolta agli enti locali (borse lavoro, impiego nella pulizia della città e nella rimozione di murales dagli spazi pubblici, cura di impianti sportivi). Vi è una richiesta da parte di datori di lavoro non soddisfatta dall’Amministrazione penitenziaria. Le Regioni dove ci sono più posti vacanti sono la Lombardia (83) e la Sicilia (79). Spesso ciò è collegato ad ostacoli burocratici nella contrattualizzazione e alle lungaggini nella selezione della persona adatta per quell’impiego. 

Formazione. La formazione, assieme all’inserimento lavorativo, è un altro aspetto del processo di riabilitazione delle persone in stato di detenzione e della possibilità di reinserimento sociale in contrasto con il fenomeno della recidiva.  I corsi di formazione coinvolgono solo il 3,8% dei detenuti, sono concentrati soprattutto nel Nord Italia (113 con 1339 partecipanti); nel resto d’Italia sono soltanto 52 e hanno 845 iscritti.  Tra i tipi di corsi con più iscritti nel secondo semestre 2017 ci sono quelli di arte e cultura (267), cucina e ristorazione (411), edilizia (137), elettrica (134), agricoltura e giardinaggio (172), informatica (201), igiene e ambiente (109). Tra i corsi di altro tipo (304) troviamo corsi per costruire bastoni, gestire imprese di pulizie, sartoria, lavorazione del cuoio e calzoleria, addetti alla produzione casearia, riparazione cicli, magazziniere, care-giver, operatore di call center, allevatori, turismo, pubblicista. 

Criticità riscontrata in molti casi è la non certificazione delle competenze, anche per l’esistenza di vincoli alti alla frequenza. 

Radicalizzazione. Il 31 dicembre 2017 il 55,75 % dei detenuti si dichiarava cattolico (32.119). A ottobre 2017 all’interno della popolazione straniera (il 34,4% della popolazione, 19.859, su un totale di 57.737), il più consistente gruppo si è dichiarato musulmano. Riscontrata una certa reticenza alla dichiarazione, l’Amministrazione penitenziaria ha calcolato la provenienza da paesi musulmani: 12.567 nel 2017. Seguono in quantità i cristiani ortodossi (nel 2017 erano 2.481, il 4,3% del totale). Al di sotto dell’uno per cento: evangelisti, avventisti del settimo giorno, testimoni di Geova, hindu e altri.

Tutti gli istituti di pena hanno almeno una cappella. Ma su 86 istituti visitati da Antigone, solo in 20 erano presenti spazi per culti i non cattolici il 23%). Gli imam autorizzati sono 25. A questi si sommano 41 assistenti volontari. I detenuti che fanno da imam sono 97. 

A riguardo nel 2015 l’Amministrazione aveva siglato un protocollo d’intesa con l’Unione delle Comunità islamiche italiane (UCOII), col quale prevedeva l’ingresso di imam autorizzati in 8 istituti. Il protocollo doveva essere esteso a tutto il territorio nazionale.

L’Amministrazione penitenziaria si preoccupa di monitorare il fenomeno della radicalizzazione[vi]attraverso tre categorie analitiche e correlati livelli di allerta. La prima categoria, con il livello alto di allerta, comprende chi è in carcere per reati connessi al terrorismo di matrice islamica, senza distinzioni tra condannati, sospettati e imputati; la seconda i detenuti per reati comuni che “condividono un’ideologia estremista e risultano carismatici”; la terza i detenuti comuni giudicati “facilmente influenzabili”, i “followers” (livello di allerta meno alto). Nella prima categoria sono inclusi 506 detenuti, in forte crescita rispetto al 2016. I detenuti del secondo livello di attenzione sono 150. Il terzo livello riguarda 114.

Suicidi e autolesionismo. Vi è stato nel corso del 2017 un incremento del numero dei suicidi rispetto al precedente anno (57)[vii].

 Osservazioni.  Da esplicitare è innanzitutto l’interpretazione collegata alla delusione per l’inconclusa fase di riforma del trattamento penitenziario.  Il rapporto prende atto che il processo legislativo è stato oltremodo lungo ed è incappato, come altre tematiche di attuazione costituzionale, nella fase pre elettorale ed elettorale. Con la necessità di confrontarsi, a proposito della detenzione, con questioni non reali ma largamente percepite perché alimentate oltremodo da sostenitori della sicurezza fatua. Eppure il processo è stato accompagnato dagli ampi approfondimenti degli Stati Generali.  La spinta allentata sulla riforma ha indotto alla ripresa del sovraffollamento, certo non omogeneo in tutte le carceri, ma ormai confermato dopo i segnali dell’anno precedente. Con le conseguenze sulla qualità della vita delle persone in detenzione fino ai segnali di suicidi o di autolesionismo e sui processi riabilitativi. Supportati da potenziali finanziamenti ma non da attivazione concreta degli stessi da parte di soggetti qualificati all’interno dell’amministrazione penitenziaria ovvero da dirigenze esterne di enti locali che non riescono a trovare quei canali comunicativi e adattivi dei propri finanziamenti nei confronti dei processi inclusivi della popolazione carceraria. Che lasciano cadere le potenzialità anche provenienti dall’imprenditoria privata, profit e non. E il focus si sposta sui fenomeni di radicalizzazione. E altri paesi già avevano segnalato come le carceri si configurano quale luoghi di congeniale contaminazione. E se non interveniamo con strategie adeguate di contrasto, ma soprattutto di inclusione ci troviamo stretti nell’affrontare le  preoccupazioni da migrazione, radicalizzazione, misure di sicurezza.

 

 



[i]Sono vent’anni che l’Associazione è autorizzata dal ministero della Giustizia a visitare i 190 Istituti di pena italiani. Oggi sono oltre 70 le osservatrici e gli osservatori di Antigone autorizzati a entrare nelle carceri con prerogative paragonabili a quelle dei parlamentari.

[ii]Detenuti presenti – aggiornamento al 31 marzo 2018

 

Detenuti presenti e capienza regolamentare degli istituti penitenziari per regione di detenzione
Situazione al 31 marzo 2018

 

Regione
di
detenzione

Numero
Istituti

Capienza
Regolamentare
(*)

Detenuti
Presenti

di cui
Stranieri

Detenuti presenti
in semilibertà (**)

 

Totale

Donne

Totale

Stranieri

 

ABRUZZO

8

1.643

1.903

80

356

16

3

 

BASILICATA

3

413

506

24

75

1

0

 

CALABRIA

12

2.734

2.659

56

544

21

0

 

CAMPANIA

15

6.162

7.347

343

990

196

9

 

EMILIA ROMAGNA

10

2.811

3.435

139

1.754

62

17

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

5

480

675

29

283

15

4

 

LAZIO

14

5.257

6.303

369

2.612

53

1

 

LIGURIA

6

1.129

1.433

67

751

39

9

 

LOMBARDIA

18

6.226

8.574

459

3.834

74

13

 

MARCHE

7

898

911

23

314

14

3

 

MOLISE

3

263

421

0

127

2

0

 

PIEMONTE

13

3.975

4.250

155

1.888

46

14

 

PUGLIA

11

2.329

3.470

147

488

76

0

 

SARDEGNA

10

2.713

2.337

36

754

31

1

 

SICILIA

23

6.470

6.321

155

1.197

90

3

 

TOSCANA

16

3.145

3.311

124

1.640

120

25

 

TRENTINO ALTO ADIGE

2

506

410

22

285

1

0

 

UMBRIA

4

1.331

1.414

60

524

14

3

 

VALLE D’AOSTA

1

181

201

0

112

1

0

 

VENETO

9

1.947

2.342

149

1.283

27

10

 

Totale nazionale

190

50.613

58.223

2.437

19.811

899

115

 

(*) I posti sono calcolati sulla base del criterio di 9 mq per singolo detenuto + 5 mq per gli altri, lo stesso per cui in Italia viene concessa l’abitabilità alle abitazioni, più favorevole rispetto ai 6 mq + 4 stabiliti dal CPT + servizi sanitari. Il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato.

(**) I detenuti presenti in semilibertà sono compresi nel totale dei detenuti presenti.

  Fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Ufficio del Capo del Dipartimento – Sezione Statistica

 

[iii]Detenuti presenti per posizione giuridica.

 

Detenuti presenti per posizione giuridica
Situazione al 31 marzo 2018

Regione
di
detenzione

In attesa di
primo
giudizio

Condannati non definitivi

Condannati
definitivi

Internati
in case
lavoro,
colonie
agricole,
altro

Da
impostare
(**)

Totale

Appellanti

Ricorrenti

Misti (*)

Totale
condannati
non definitivi

Detenuti Italiani + Stranieri

Abruzzo

187

96

57

43

196

1.408

111

1

1.903

Basilicata

76

33

55

8

96

334

0

0

506

Calabria

689

254

201

69

524

1.445

0

1

2.659

Campania

1.374

839

717

323

1.879

4.059

8

27

7.347

Emilia Romagna

454

345

183

72

600

2.306

73

2

3.435

Friuli Venezia Giulia

166

64

37

16

117

385

6

1

675

Lazio

1.026

719

471

132

1.322

3.940

11

4

6.303

Liguria

304

105

60

21

186

939

2

2

1.433

Lombardia

1.306

763

611

134

1.508

5.758

2

0

8.574

Marche

191

56

48

7

111

609

0

0

911

Molise

25

24

19

7

50

346

0

0

421

Piemonte

563

302

229

48

579

3.075

28

5

4.250

Puglia

773

286

185

117

588

2.104

2

3

3.470

Sardegna

250

67

92

20

179

1.875

33

0

2.337

Sicilia

1.348

640

373

159

1.172

3.790

8

3

6.321

Toscana

460

259

141

47

447

2.401

0

3

3.311

Trentino Alto Adige

64

31

21

3

55

291

0

0

410

Umbria

105

84

66

32

182

1.126

1

0

1.414

Valle d’Aosta

15

11

14

0

25

161

0

0

201

Veneto

336

207

113

28

348

1.651

7

0

2.342

Totale detenuti
Italiani + Stranieri

9.712

5.185

3.693

1.286

10.164

38.003

292

52

58.223

 

[iv]Detenuti alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria


Detenuti lavoranti alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria
Situazione al 31 Dicembre 2017

Regione
di
detenzione

Lavorazioni

Colonie
agricole

Servizi
d’istituto

Manutenzione
ordinaria
fabbricati

Servizi
extramurari
(ex
art.21
L. 354/75)
(*)

Totale

Abruzzo

102

0

472

24

26

624

Basilicata

0

0

128

6

5

139

Calabria

4

0

633

45

86

768

Campania

86

0

1.582

170

43

1.881

Emilia Romagna

12

0

828

65

61

966

Friuli Venezia Giulia

0

0

138

13

4

155

Lazio

79

0

1.106

89

57

1.331

Liguria

0

0

272

30

44

346

Lombardia

10

0

1.750

124

78

1.962

Marche

6

0

216

14

19

255

Molise

0

0

79

8

29

116

Piemonte

44

0

977

72

59

1.152

Puglia

11

0

865

46

34

956

Sardegna

3

198

729

67

40

1.037

Sicilia

87

0

1.238

176

104

1.605

Toscana

153

18

965

136

71

1.343

Trentino Alto Adige

0

0

164

10

8

182

Umbria

58

0

457

24

14

553

Valle d’Aosta

0

0

30

2

4

36

Veneto

0

0

454

31

32

517

Totale

655

216

13.083

1.152

818

15.924

 

[v]Detenuti non alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria


Detenuti lavoranti non alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria
Situazione al 31 Dicembre 2017

 

Regione
di
Detenzione

Semiliberi (*)

Lavoro
all’esterno
ex art. 21
L. 354/75

Lavoranti (**) in istituto
per conto di:

Totale

 

In
Proprio

per datori
di lavoro
esterni

Imprese

Cooperative

 

Abruzzo

0

14

22

9

0

45

 

Basilicata

1

1

9

0

0

11

 

Calabria

1

12

14

4

0

31

 

Campania

0

181

7

5

9

202

 

Emilia Romagna

0

59

57

16

33

165

 

Friuli Venezia Giulia

0

8

1

0

3

12

 

Lazio

0

53

66

8

70

197

 

Liguria

2

32

36

22

22

114

 

Lombardia

1

62

286

95

186

630

 

Marche

1

9

16

1

0

27

 

Molise

1

2

6

0

1

10

 

Piemonte

2

39

79

0

40

160

 

Puglia

1

27

5

0

15

48

 

Sardegna

4

30

23

5

4

66

 

Sicilia

3

81

10

5

10

109

 

Toscana

7

90

69

11

6

183

 

Trentino Alto Adige

0

5

3

1

17

26

 

Umbria

4

7

10

3

5

29

 

Valle d’Aosta

0

1

1

0

5

7

 

Veneto

0

25

45

61

277

408

 

Totale

28

738

765

246

703

2.480

 

 

 

[vi]Per quanto riguarda l’interpretazione del fenomeno della radicalizzazione, il rapporto Antigone fa riferimento alla sociologia francese. “Negli ambienti della sociologia francese si è sottolineato come il non rispetto dei diritti dei detenuti musulmani possa contribuire a creare una visione di sé vittimizzante che in un’estrema minoranza di casi può favorire i processi di radicalizzazione violenta È quanto sostiene Farhad Khosrokhavar in Prisons de France, Editions Robert Laffont, Paris. L’istituzione penitenziaria viene vista come vessatrice, vero volto di una società ingiusta. L’ideologia jihadista consentirebbe allora un’opposizione strutturata, teoricamente salda. L’adesione al jihad permetterebbe inoltre il capovolgimento “magico” dei ruoli: da giudicati si diventa giudici, da condannati giustizieri, oltre che eroi e martiri. Le dinamiche in gioco sono molteplici e complesse”. 

 

[vii]Vedi http://www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca/index.htm 

Anni

Suicidi

Totale morti

2018

13

34

2017

52

123

2016

45

115

2015

43

123

2014

44

132

2013

49

153

2012

60

154

2011

66

186

2010

66

185

2009

72

177

2008

46

142

2007

45

123

2006

50

134

2005

57

172

2004

52

156

2003

56

157

2002

52

160

2001

69

177

2000

61

165

Totale

998

2.768

 

 

 

 

 

 

Suicidi e episodi di autolesionismo

                                     
                                             

anno

numero di suicidi realizzati

tasso di suicidi ogni 10.000 detenuti

morti naturali in carcere

tentativi di suicidio

tentativi di suicidio ogni 10.000 presenti

Casi di autolesionismo

Casi di autolesionismo ogni 10.000 detenuti e internati

                             
             

 

                             

1992

47

10,6

89

531

120,31

4385

993,56

                             

1993

61

11,9

111

670

131,62

5441

1.068,90

                             

1994

50

9,4

86

639

121,39

4893

929,50

                             

1995

50

9,9

79

868

172,06

4763

944,14

                             

1996

45

9,2

78

709

146,10

4634

954,91

                             

1997

55

11,1

67

773

156,78

5706

1.157,26

                             

1998

51

10,2

78

933

188,26

6342

1.279,69

                             

1999

53

10,3

83

920

180,14

6536

1.279,76

                             

2000

56

10,4

104

892

167,23

6788

1.272,63

                             

2001

69

12,5

108

878

159,08

6353

1.151,06

                             

2002

52

9,2

108

782

138,58

5988

1.061,12

                             

2003

57

10,1

100

676

120,54

5804

1.034,93

                             

2004

52

9,2

104

713

127,18

5939

1.059,32

                             

2005

57

9,6

115

750

127,51

5481

931,87

                             

2006

50

9,6

81

640

123,68

4276

826,31

                             

2007

45

10,0

76

610

136,81

3687

826,92

                             

2008

46

8,3

96

683

124,66

4928

899,45

                             

2009

58

9,1

100

944

149,63

5941

941,71

                             

2010

55

8,1

108

1.137

167,65

5703

840,90

                             

2011

63

9,3

102

1.003

148,80

5639

836,58

                             

2012

56

8,4

97

1.308

196,84

7317

1.101,14

                             

2013

42

6,4

111

1.067

163,98

6902

1.060,70

                             

2014

43

7,5

48

933

163,63

6919

1.213,45

                             

2015

39

7,3

69

956

180,49

7029

1.327,08

                             

2016

39

7,2

64

1.011

187,28

8586

1.590,47

                             
                                             

 

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