Questo duro tempo di pandemia, col suo carico di morte, di isolamento, di disoccupazione crescente continua ad interrogare tante persone, un po’ ovunque.Molti, per i compiti di lavoro e di cura che occupano molto del loro tempo, non hanno modo di comunicare quello che vanno riflettendo. L’età avanzata permette ad altri di trovare lo spazio per offrire questo servizio, dando in tal modo un piccolo contributo al dialogo. Mi ritrovo tra costoro. Questa volta sono stato particolarmente stimolato dalla lettera che p. Pino Stancari, dalla Casa del Gelso di Castiglione Cosentino, dove vive, ha inviato ai suoi amici.
A distanza di qualche mese dall’esplosione del Covid-19, ci si interroga universalmente sul perché ci sia capitato tra capo e collo questo male misterioso e catastrofico che colpisce l’intero pianeta. La storia ci insegna che le pestilenze hanno colpito l’umanità in varie epoche. Oggi si ritiene di possedere gli strumenti utili per poter far luce sull’origine di questa pandemia. Finora, comunque, non si è giunti ad una spiegazione scientificamente fondata, anche se c’è chi, come il presidente USA, si esercita a trovare un capro espiatorio al di fuori del proprio Paese, per trarne un tornaconto elettorale.
Progressivamente, nella coscienza di non pochi, si sta facendo strada l’idea che lo sconvolgimento crescente dell’eco-sistema abbia turbato a tal punto l’equilibrio planetario da provocare questa ed altre epidemie del tempo recente. Studi già avviati permetteranno di capire meglio i fondamenti di una tale ipotesi. Intanto voci profetiche, come quelle di Papa Francesco e di Bartolomeo, Patriarca ecumenico dell’Ortodossia, sollecitano la comunità umana a ripensare, da subito, la convivenza in chiave di ecologia integrale.
In questo momento difficile che attraversiamo, da più parti si parla di un futuro prossimo venturo in cui, facendo tesoro delle crisi sanitaria, economica e sociale provocate dalla pandemia, si produrranno a tutti i livelli cambiamenti tali da migliorare gli assetti della convivenza, nel nostro Paese come altrove.
Alcuni segnali di speranza giungono da coloro che, in questa difficile congiuntura, hanno risposto alla tremenda emergenza pandemica mettendo la loro professione al servizio della comunità, senza risparmiarsi e correndo seri rischi, come nel caso dei medici e degli infermieri, impegnati in prima linea nella cura degli ammalati. Tutti costoro ci hanno insegnato che il bene comune viene prima di qualunque tornaconto personale. Anziché trasformare queste persone in eroi, rendendoli perciò irraggiungibili, abbiamo, grazie a loro, l’opportunità di meditare e di convertire il nostro cuore, prendendo le distanze dal cinismo egoistico pervasivo degli ultimi decenni.
Va ricordata anche la dedizione di molti genitori, delle mamme in particolare, nei confronti dei loro bambini e ragazzi, che hanno richiesto un supplemento di cure, data l’impossibilità prolungata di frequentare la scuola. Non va dimenticata, inoltre, la disponibilità di molte volontarie e volontari che hanno collaborato con i servizi pubblici territoriali per portare la spesa al domicilio degli anziani e per offrire un aiuto alimentare e di altro tipo a tante persone e famiglie prive di mezzi di sussistenza, rivolgendo loro uno sguardo fraterno.
La scuola a distanza, sperimentata in Italia per la prima volta, oltre a mettere in luce la difficoltà di accesso per una fascia di ragazzi privi di adeguata strumentazione, ha fatto emergere la straordinaria disponibilità di tempo e la creatività di tanti insegnanti. Personalmente, mi sono commosso dinanzi alla testimonianza competente e appassionata di alcune di loro che conosco da vicino.
Questi e altri segni di fraterna vicinanza lasceranno sicuramente un segno duraturo nel cammino che ci attende. Non mi spingerei tuttavia oltre.
Giungono infatti anche tanti segnali di segno opposto. L’interminabile coda di polemiche che accompagna quotidianamente le scelte difficili di chi ha responsabilità di governo la dice lunga. Altrettanto gravi le speculazioni di alcuni partiti di opposizione, preoccupati di mantenere la loro presa sull’elettorato, piuttosto che cooperare alla soluzione di questioni oltremodo complesse. Allo stesso tempo, si è già scatenata la competizione tra gli attori dell’economia più agguerriti, per catturare la fetta maggiore delle risorse e delle agevolazioni pubbliche necessarie per la non facile ripresa del Paese.
Fanno ben poco rumore, per converso, i lavoratori, coloro cioè sulle cui spalle peserà maggiormente questa fase di riavvio delle attività produttive. Già in questi mesi, abbiamo tutti beneficiato del lavoro prezioso di coloro che hanno mandato avanti settori economici decisivi per la nostra sopravvivenza. D’ora in poi l’orizzonte si farà assai oscuro per il mantenimento del lavoro nel manifatturiero e nel terziario, mentre nel settore agricolo si è fatta una gran fatica a legittimare e tutelare seriamente i lavoratori migranti, finora pesantemente sfruttati.
Senza scelte di grande respiro, che richiedono una chiamata alla corresponsabilità di tutti, la crisi che si è aperta con la pandemia peserà drammaticamente sulle persone e sulle famiglie fragili, sull’area crescente dei disoccupati, sui giovani senza lavoro, su tutti coloro che sono esposti alle incursioni delle mafie.
In questo tempo c’è bisogno anche di profezia. Nella lettera di p. Stancari è contenuto un invito pressante a fare scelte di povertà. Penso sia rivolto a coloro che avvertono l’urgenza di offrire un orizzonte di senso alla comunità umana. Diversamente dalla povertà subita, una tal scelta si gioca sul terreno della libertà. Questa opzione offre a coloro che la praticano una possibilità di liberazione dalla schiavitù dei consumi inutili, dall’ansia dell’accumulazione, dalla competizione esasperata. P.Pio Parisi, di venerata memoria, intravvedeva in tale scelta una preziosa via per la rifondazione della politica, come luogo di costruzione della polis centrato sulla cooperazione tra piccoli e poveri, in un orizzonte di respiro universale.