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Emergenza lavoro nero e morti bianche in Italia nel 2018

Nei giorni scorsi il lavoro nero e gli infortuni sul lavoro sono tornati nelle prime pagine dei giornali. Non si è parlato della gravità dei dati sull’economia sommersa o del dramma delle morti bianche in Italia. I giornali hanno approfondito un caso specifico, denunciato il 25 novembre 2018 in un servizio delle Iene, che ha visto protagonista l’attuale Vicepremier e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Secondo le Iene, il papà del Vicepremier avrebbe assunto nell’azienda di famiglia e senza regolare contratto un operaio di Pomigliano D’Arco. E c’è di più. L’operaio, intervistato dalle Iene, sostiene anche d’essersi infortunato mentre lavorava in nero, e solo dopo l’infortunio si sarebbe rivolto al sindacato e avrebbe ottenuto un regolare contratto di 6 mesi. Saranno le eventuali indagini a stabilire la verità su questa storia, e il Ministro Di Maio non è certo responsabile delle colpe di suo padre. Va detto però che questa storia non è isolata, anzi! Il lavoro irregolare in Italia e gli infortuni sul lavoro, spesso mortali, sono all’ordine del giorno. Vediamo allora che cos’è e quanto pesa il lavoro nero, i settori più irregolari e le Regioni messe peggio, nonché il numero di morti bianche in Italia.

 

Le conseguenze del lavoro nero in Italia

In generale, il lavoro nero o lavoro sommerso si ha quando si collabora in forma più o meno continuativa con un datore di lavoro ma senza avere un contratto regolare, ovvero firmato e registrato presso i Centri per l’Impiego e presso gli Enti Previdenziali (Inps, Inail ecc.). Per cui nel lavoro nero si perdono tutte le tutele che per legge aiutano il lavoratore e la lavoratrice dipendente, come:

  • i diritti previsti dai contratti nazionali di lavoro rispetto ai minimi salariali e agli orari di lavoro: perciò si lavora di più e con paghe da fame;
  • la copertura previdenziale per accumulare una pensione futura;
  • la copertura assicurativa per avere risarcimenti in caso di infortuni sul lavoro o di malattia: se il lavoratore in nero si ammala resta a casa senza soldi;
  • il versamento di una quota per l’eventuale liquidazione in caso di fine rapporto: si può essere licenziati in ogni momento senza alcun rimborso.

Badate, in molti casi il lavoro nero si ha anche se firmate un contratto regolare. Sono i casi più numerosi e presentano altre irregolarità comunque gravi, come:

  • il pagamento di una parte del salario in contanti, ovvero in nero, “fuori busta”
  • l’evasione contributiva, ovvero il datore di lavoro dichiara di versare la quota mensile per la vostra futura pensione, ma non lo fa
  • la violazione degli accordi contrattuali, come quando firmate contratti “part-time” ma lavorate 10 ore al giorno

Ecco, tutti questi fenomeni in Italia non solo esistono, ma sono anche in crescita. Vediamo qualche dato.

 

LEGGI ANCHE:I contratti regolari di lavoro in Italia. Quali sono e come funzionano?

 

 

Quanti sono i lavoratori in nero in Italia

Secondo il rapporto Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro, pubblicato dalCensise da Confcooperative, in Italia ci sono più di 3 milioni di lavoratori e lavoratrici in nero(3,3 milioni circa), cresciuti del 6,3% nel periodo 2012-2015. Nello stesso triennio (sono i dati più recenti disponibili) si registra un calo dell’occupazione regolare (-2,1%), ovvero più della metà di chi ha perso lavoro con la crisi è finito nell’illegalità accettando un lavoro senza contratto regolare, sottopagato e senza tutele.

 

Infatti:

  • i salari dei 3,3 milioni di lavoratori in nero sono in media oltre il 50% al di sotto di quelli regolari: pensate che il salario medio orario sostenuto dalle imprese per un lavoratore regolare è di 16 euro, mentre per un lavoratore irregolare è di solo 8,1 euro, in media;
  • i datori di lavoro irregolari evadono più di 10 miliardi di euro (10,7 miliardi) perché non pagano ai loro dipendenti le coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie.

Fortunatamente l’occupazione regolare, anche grazie alla lenta ripresa dell’economia mondiale e a una serie di incentivi per le assunzioni previsti nel Jobs Act, ha ricominciato a crescere dal 2016anche nelle Regioni del Sud Italia. In particolare, alcuni settori stanno trainando questa ripresa, tra i quali:

  • l’economia del mare, con oltre 200.000 le imprese, 880.000 lavoratori regolari e un valore aggiunto di oltre 45 miliardi di euro (qui i principali dati);
  • la Green Economy, con oltre 345.000 imprese, 2 milioni 998 mila occupati regolari e una domanda di lavoro pari a quasi 474.000 contratti attivati (leggi le professioni più richieste);
  • la Digital Economy e in particolare l’e-Commerce, con quasi 18.000 imprese, 26 mila lavoratori più di 27 miliardi di euro di fatturato (ecco i dati del boom del commercio online);
  • il settore turistico, che ha fatto registrare 318.800 assunzioni regolari nel periodo giugno-settembre 2018, raggiungendo quota 1.135.512 di dipendenti (leggi i dati del turismo in Italia).

 

I settori e le Regioni in cui c’è più lavoro nero

Sembra strano a dirsi, ma le famiglie italiane sono i principali datori di lavoro irregolare. Eh già, perché il lavoro nero è molto diffuso nel settore dei servizi domestici, dove il 60% degli addetti non ha un contratto regolare. Stiamo parlando di badanti, addetti alle pulizie, assistenti per anziani e disabili o baby sitter.

Al secondo posto troviamo le attività agricole, in cui è diffuso lo sfruttamento dei braccianti nei campi  (specialmente stranieri) e il fenomeno del cosiddetto caporalato, ovvero l’intermediazione illegale di lavoro tra il proprietario di un terreno agricolo e un bracciante. Pensate che 1 lavoratore agricolo su 4 è irregolare (23,4%). Al terzo posto troviamo i servizi e la logistica, ovvero le attività artistiche, di intrattenimento e di altri servizi tradizionali, in cui il 22,7% dei dipendenti non ha un contratto regolare. Elevata anche la quota di lavoratori in nero di un pezzo del settore turistico, ovvero gli alloggie la ristorazione, con il 17,7%. Seguono a doppia cifra gli addetti alle costruzioni, dove poco più di 1 lavoratore su 6 non ha un regolare contratto (16,1%). Proprio in questo settore si registrano molti casi di infortunio e di morti bianche, spesso collegate proprio alla carenza di tutele.

Per quanto riguarda le Regioni italiane in cui il lavoro nero è più diffuso, ai primi posti troviamo CalabriaCampania,PugliaSicilia. Le prime due registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), ma anche da Sardegna e Molise (entrambe con il 7%).

 

Il lavoro irregolare uccide: i dati sulle morti bianche

Quando si lavora in nero si percepisce un salario dimezzato, si lavora più ore, non si hanno tutele previdenziali e, come se non bastasse, si corre anche molto più il rischio di infortunio e, purtroppo, di morte sul lavoro.

Pensate che da gennaio a novembre 2018 si sono infortunati 534.605 lavoratori (+0,2% rispetto al 2017) e gli infortuni mortali sono stati 945 (+9,4%). Il settore in cui si muore di più sul lavoro in Italia è l’agricoltura (115 casi mortali): si ricordino gli incidenti stradali avvenuti a Lesina e a Foggia, in cui hanno perso la vita 16 braccianti stranieri (in quelle zone il lavoro sommerso è endemico). Anche per questo ribadiamo che la sicurezza sul lavoro in Italia deve essere un tema prioritario, diffondendo una cultura della prevenzione che passi attraverso l’informazione e la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche attraverso contratti di lavoro regolari e controllati dagli Ispettori del Ministero.

LEGGI ANCHE:Troppe morti sul lavoro in Italia: serve più prevenzione

 

Il lavoro nero è illegale e bisogna denunciarlo

Il lavoro nero è illegale, quindi il datore di lavoro che assume in nero va denunciato. Il lavoro nero lede i diritti fondamentali della persona, con danni alla dignità e alla personalità. Quindi è bene sapere come combattere il lavoro nero quali sono gli strumenti legali disponibili per denunciare.

Per denunciare una situazione di lavoro irregolare ci si può rivolgere all’ Ispettorato del Lavoro presso la Direzione Provinciale del Lavoro, trovando il contatto sul sito del Ministeroe stando attenti a:

  • riportare tutti i dati del datore di lavoro (indirizzo della ditta, titolari, partita Iva)
  • segnalare tutti i dati relativi all’attività e alle mansioni svolte (giorno di inizio del lavoro,  orari di lavoro e retribuzione percepita)
  • procurare prove del lavoro effettuato ed eventuali testimoni a sostegno della denuncia

 

Un altro modo per denunciare la propria condizione di lavoratore in nero è quello di rivolgersi alla Guardia di Finanza e sporgere denuncia. Quest’ultima può essere effettuata nel totale anonimato. Sul sito della Guardia di Finanza troverete i moduli necessari.

Dopodiché ci si rivolge a un ufficio legale o all’ufficio vertenze di un Sindacato  per ottenere consulenza. Il professionista o l’organizzazione sindacale portano avanti la denuncia, che può avere un esito pacifico (conciliazione mediante contrattazione) o finire davanti al Giudice del Lavoro per una causa.

 

LEGGI ANCHE: Cambiare lavoro. Qualche consiglio utile

 

Autore: We Can JobPer approfondimenti su formazione e lavoro visita il sito Wecanjob.it

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