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In difesa, purtroppo

L’ autunno del 2019 sarà ricordato per uno degli autunni caldi del Paese, non solamente per la temperatura e il clima primaverile, ma per la contingente situazione politica ed economica italiana. A maggio, la Commissione europea aveva ipotizzato di adottare alcuni provvedimenti per il mancato rispetto del parametro sul debito pubblico nei confronti di 4 Paesi: Belgio, Cipro, Francia e Italia. Ma le misure economiche e gli impegni assunti dal Governo a inizio luglio, attraverso un dialogo con l’Europa non facile, hanno convinto l’Ue che con la riduzione del disavanzo 2019 dal 2,4%, previsto nel programma di stabilità, al 2% non si dovesse dar luogo a procedere nei confronti del nostro Paese. Anche se il rischio di una procedura di infrazione per debito eccessivo non è ancora definitivamente superato. D’altra parte è necessario scongiurare l’applicazione della clausola di salvaguardia, che comporterebbe l’aumento dei costi alla produzione e al consumo, con gravissime ripercussioni soprattutto per le fasce più fragili quali gli anziani, le famiglie numerose, le piccole aziende. 

Nel Documento Programmatico di Bilancio si stima che il Pil crescerà dello 0,1% nel 2019, confermando un rallentamento degli investimenti e la crescita del debito pubblico, che solo a partire dal 2020 dovrebbe registrare una progressiva diminuzione.

La manovra ha un valore economico di circa 29 miliardi di euro: di questi, 23,1 serviranno alla sterilizzazione delle già citate clausole di salvaguardia relative all’Iva. La parte restante, operata la scelta di confermare le due principali misure della precedente legge di bilancio (quota 100 e reddito di cittadinanza), riguarda alcuni interventi di sostegno all’economia e alla promozione del lavoro, tra cui la riduzione del cuneo fiscale. Quest’ultima misura appare oramai necessaria soprattutto per la sua incidenza sui salari più bassi. Nonostante gli esiti economici – in busta paga saranno modesti – vale comunque la pena avviare questo processo. Anche l’ampliamento delle risorse economiche destinate al rinnovo dei contratti collettivi scaduti può essere una possibilità per sostenere i redditi bassi e per risollevare i consumi che, nel ultimo decennio, hanno subito una forte contrazione e per rilanciare così, almeno in parte, la crescita e lo sviluppo economico.

Sono inoltre previsti interventi a favore delle famiglie. Si parla di un fondo di 600 milioni comprensivo anche del bonus bebè e del bonus nido: è un primo passo per invertire il tasso di natalità negativo nel Paese; sempre che tali risorse non siano disperse in piccoli rivoli, ma prevedano invece investimenti soprattutto a sostegno delle giovani coppie, che spesso hanno lavori precari, a basso reddito e servizi familiari non sempre economicamente sostenibili.  

Lavoro, famiglia e sanità: importante anche l’abolizione del superticket e la conseguente parametrazione del ticket in base al reddito. Questi ci sembrano gli interventi con gli effetti più diretti e immediati per i lavoratori. 

Non mancano altre proposte interessanti. Ne citiamo tre su tutte.

La prima riguarda la riqualificazione urbana per la rinascita dei quartieri periferici e degradati, anche attraverso l’istituzione di un’Agenda Urbana per lo sviluppo sostenibile delle città, alla quale sarà necessario destinare risorse adeguate.

La seconda è l’avvio del Green new deal, sperando che non si traduca nella semplice rottamazione di vecchie automobili e motociclette, ma preveda iniziative più innovative e coraggiose come la plastic tax e la sugar tax: è ora di tassare (soprattutto) ciò che fa male. 

La terza misura è prevista nel decreto fiscale collegato alla manovra e pubblicato il 26 ottobre in Gazzetta. Si tratta delle norme relative al cosiddetto “Piano Cashless”, parte del più vasto piano di lotta all’evasione fiscale che costituisce una delle voci di entrata più importanti della manovra (in grado – secondo le stime contenute nel DPB – di sostenere da solo l’onere della riduzione del cuneo fiscale e gli interventi in favore delle famiglie per il 2020). Il Piano stabilisce che dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, la soglia massima di utilizzo di moneta cartacea si abbassi da 3.000 a 2.000 euro; mentre dal 1° gennaio 2022 la medesima soglia viene ribassata a 1.000 euro. Viene poi introdotto l’obbligo di POS e incentivi al pagamento elettronico, oltre alla cosiddetta “lotteria degli scontrini”.

Una considerazione finale: il disegno di legge di bilancio, di cui ancora non conosciamo il testo, è tutto orientato alla salvaguardia (per scongiurare qualcosa – nel caso dell’Iva – o per mantenere qualcosa, nel caso di Quota 100 e Reddito di cittadinanza). Difficile parlare di rilancio. Finché è così, l’azione di governo appare troppo debole e tutta giocata in difesa. È evidente che occorre aprire un grande dibattito sulle politiche fiscali e sulla destinazione delle risorse pubbliche, ovvero sul Paese che vogliamo essere, con quali obiettivi in termini di benessere, giustizia e solidarietà sociali, e sulle priorità che questo collettivamente ci impone per accompagnare il cambiamento sociale in atto.

*Presidente delle ACLI

 

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