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Ora rischiamo la quarta recessione

Difficile intervenire se il contagio dovesse estendersi ulteriormente.

Il coronavirus, a quanto sappiamo e vediamo, è un agente patogeno non particolarmente virulento, ma si sparge con grande velocità, dunque inevitabilmente induce misure restrittive sugli spostamenti delle persone, quindi colpisce anzitutto i servizi turistici, di trasporto, di ristorazione e di svago. A questi, che possiamo identificare come effetti sulla domanda, si aggiungono effetti di offerta, nelle misura in cui parti degli apparati produttivi possano essere chiuse. In tutti questi fenomeni il peso economico raggiunto dalla Cina, oramai vicino al 20% del PIL mondiale, implica un impatto economico rilevante per il crollo del turismo – che colpisce l’Italia in maniera notevole –e per la chiusura di stabilimenti significativi nella catena globale della produzione. Effetti rilevantisi sono già manifestati nell’industria automobilistica e degli apparati elettronici, dove l’apparatoproduttivo cinese è massicciamente presente nella produzione di prodotti intermedi. Questi impattisono per ora più forti nell’area del Pacifico. La buona notizia è che le misure restrittive adottate inCina nella provincia di Hubei stanno portando a una riduzione dei contagi; pur senza abbassare la guardia, il fenomeno pare controllabile. Un test importante al riguardo verrà dalla Corea del Sud, ilGiappone e l’Italia, che hanno reagito in maniera più vigorosa. Nei paesi europei per ora il contagionon ha portato a misure significative di restrizione di mobilità e commerci; è di ieri la decisone dei ministri europei della sanità in tal senso. Non si può escludere però che la diffusione del virus si intensifichi e quella decisione venga rivista. Inevitabilmente, le risposte continueranno a svilupparsi su base nazionale. L’impatto economico può essere forte, ma la speranza è che sia breve. Il Fondo Monetario, ad esempio, prevede una caduta significativa dell’economia cinese, ma un rimbalzo rapido, già dal II trimestre, dunque un impatto modesto sull’economia mondiale.Questa visione può rivelarsi ottimistica se, come già s’intravede, il fenomeno investirà i grandi paesi europei e gli Usa.Per l’Italia saranno guai seri, in ogni caso, perché l’economia si era già fermata e le disastrosepolitiche degli ultimi anni stavano già portando i loro frutti avvelenati. Dunque, è facile prevedere che ritorneremo in recessione, per la quarta volta in un decennio. La cosa più negativa è che nonsolo gli spazi per sostenere l’economia col bilancio pubblico sono stretti, come già avvenne nel2008 con l’esplosione della crisi finanziaria (non a caso l’economia italiana fu tra le più colpite); mala natura dello shock e la sua possibile diffusione renderanno gli interventi di sostegnodell’economia meno efficaci. Sostenere la domanda coi consumatori barricati in casa non è facile; e

la componente di offerta dello shock non può essere rimediata con sostegni alla domanda: se unafabbrica chiude, non c’è sussidio che possa rimediare.Quello che si può fare, seppure in misura limitata, è di alleggerire gli oneri fiscali e contributivi nelle zone più colpite (evitando di sovra-compensare: gli italiani sono maestri nel chiedere sussidi ai quali non hanno titolo) e utilizzare la cassa integrazione per sostenere i lavoratori in temporanea sospensione. Le banche stanno aiutando le famiglie sospendendo le rate sui mutui nelle zone più colpite. Se il virus si estendesse massicciamente ad altre zone del paese – cosa che forse può essere evitata grazie alle misure draconiane fin qui adottate – la pressione sul bilancio pubblico potrebbe diventare insostenibile.
*Direttore Generale ASSONIME

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