Se la prima globalizzazione, conseguente al collasso dell’Urss, è segnata dall’ Unilateralismo americano – governato principalmente dalle grandi cinque banche di Wall Street – la seconda globalizzazione, conseguente alla grande crisi del 2007, ha configurato una globalizzazione sempre piu’ multipolare, che vede la Cina ed il Partito Comunista cinese come soggetto emergente.
Con la pandemia del coronavirus si affaccia una terza globalizzazione di cui già è possibile intravedere il carattere dominante: una rimodulazione della globalizzazione verso macro aree regionali sempre più autosufficienti. Il mercato interno unico europeo diventa il nuovo teatro/operazioni.
L’Europa sta sulla linea di intersecazione di due processi: nuova dinamica dei mercati e nuova ri-nazionalizzazione/ri-territorializzazione degli interessi.
Sempre più stretta tra Partnership Atlantica in calo e Competitività cinese in crescita (vale ricordare la recente acquisizione cinese di Kuka, impresa ipertecnologica), con la spinta finale del Coronavirus, l’Unione Europea rompe gli indugi.
La Commissione lancia il progetto della Next Generation. Un salto impensabile se constatiamo che finora l’azione della Commissione si era sempre esaurita nella missione dell’affermazione della libera concorrenza.
Il Progetto Next Generation fa riferimento diretto al bilancio della Commissione e inquadra la distribuzione di ingenti risorse in una chiara visione strategica imperniata sul debutto di una vera politica industriale, centrata a sua volta sulla creazione di Campioni Europei (modello Fincantieri/Stx).
Politica industriale che fino ad oggi era una specie di tabù assoluto. Green Deal e Rivoluzione Digitale, come ripete in continuazione il commissario T. Breton. Investire e difendere una Europa più integrata che ha a disposizione un mercato interno unico di potenzialità senza eguali.
La nuova strategia rappresenta un salto di qualità anche se costretto dagli eventi. Dalla forza delle cose, come diceva Saint-Just.
Piano/Progetto Europeo quindi, all’interno del quale collocare le scelte dei singoli Paesi. Piano/Progetto da replicare all’interno dei singoli Paesi ,con un ruolo guida dello Stato e quindi dei Governi dei singoli Stati.
Definire tale Piano, con le rispettive risorse ed obiettivi è compito dei singoli Paesi, attraverso un confronto alla luce del sole tra tutti i soggetti, a partire dalle grandi forze sociali.
Una grande occasione per tutte le forze che mirano al governo del Paese.
Fa pena una Destra che sfugge dal confronto come ancor di più fa una pena infinita, ma non sorprende, che da tante forze sociali, a partire dalla Confindustria, l’unica parola d’ordine che perviene sia nella sostanza la sempiterna parola d’ordine della borghesia italiota: “prendi i soldi e scappa”.
La via degli Stati generali era la via giusta. A ben vedere, inoltre, tra Partnership Atlantica in calo e Competizione Cinese in crescita, si ricrea lo spazio economico-politico per un passo in avanti del processo di integrazione dell’Europa.
L’Europa può continuare la sua marcia verso l’integrazione solo se si renderà sempre più autonoma dagli Stati Uniti ma anche se saprà fronteggiare con efficacia la competizione che per la prima volta viene da Oriente. Trump o non Trump, Democratici Americani o meno.
Per le forze della Sinistra europea sarebbe un errore ottico pensare che l’integrazione europea sarebbe incentivata da una vittoria dei Democratici all’interno degli Stati Uniti.
La Pandemia ha rotto ancor più l’incantesimo, costringendo tutte le forze europee a guardare con nuovi occhi la questione del Mercato Unico Europeo.
Dimensione e Potenzialità di crescita del Mercato unico Interno, sua Vulnerabilità e sua Protezione, sono balzate al centro della scena come risposta improrogabile alla Pandemia.
La dimensione e le potenzialità di crescita del mercato unico interno sono enormi: questo spiega il progetto Next Generation e soprattutto l’atteggiamento della Germania.
La vulnerabilità indica anche la direzione verso cui indirizzare i flussi di investimento, creando attraverso la costituzione dei Campioni Europei, imprese in grado di reggere l’urto dei competitori esterni. La protezione, indica le misure istituzionali e normative in grado di impedire nuovi casi tipo Kuka.
Per la Sinistra e per il Sindacato Confederale si aprono spazi di iniziativa inediti, sia a livello continentale che nazionale. A due condizioni: per la Sinistra (Neosocialista) la riscoperta del ruolo dello Stato, delle politiche di programmazione/pianificazione e l’uscita dall’Atlantismo, in taluni casi dimostratasi persino oltranzista (fa specie in questa costellazione, per non dire peggio, l’atteggiamento di molti ex comunisti che avevano trovato nell’atlantismo un porto sicuro alle loro ansie di riconoscimento).
Per il Sindacato Confederale si tratta di tornare ad affrontare il grande tema del Modello di Sviluppo, cogliere cioè l’occasione per fermare la deriva di corporativizzazione progressiva del lavoro, vera cifra di questi anni. Corporativizzazione che, propugnata o subita, ha comunque ridotto il glorioso sindacato confederale italiano a poco più di storiche vecchie sigle.
*Gigi Agostini – ex Segretario Confederale CGIL