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La crescita della destra e i problemi del Paese

Mentre la Lega di Salvini, parte del governo Draghi, non riesce ad avviare un processo di revisione del suo ruolo nel sistema politico, in particolare del suo rapporto con l’Europa, tanto da concepire l’alleanza con la democrazia illiberale del leader ungherese Orban, prosegue il cammino di crescita di Fratelli d’Italia. 

La segretaria Giorgia Meloni ipotizza di raggiungere il 25% dei consensi, e un analista neutrale come il politologo Roberto D’Alimonte prevede che prossimamente FdI diventerà il primo partito italiano. Una prospettiva del genere è destinata ad avere conseguenze non secondarie per il futuro dell’Italia, per cui diventa indispensabile una riflessione sui caratteri che definiscono la cultura, l’identità e le politiche della destra italiana come partito potenzialmente egemone del nostro sistema politico. 

Il primo errore da evitare è quello di considerare la destra attuale come l’ultima evoluzione del fascismo storico, caratterizzata da un conservatorismo regressivo e nostalgico. Un giudizio errato sia perché la storia non si ripete mai; al massimo può riprodurre alcuni aspetti del passato in soggetti che sono e rimangono diversi, sia perché la destra attuale, utilizzando la spinta populista diffusa e modulando il suo intervento sui problemi e la realtà di oggi, assume una identità che un politologo definisce come neo populista fascisteggiante. 

La destra si presenta come un insieme variegato, composto da diversi soggetti, persone, pensieri che vanno dalla rappresentanza parlamentare di Fratelli d’Italia a diversi movimenti e associazioni variamente collocati sullo scacchiere politico, fino alla destra estrema di Forza Nuova e Casapound. Tra Fratelli d’Italia e queste associazioni esiste differenza ma mai opposizione esplicita, per cui la prima non ha mai pronunciato giudizi di condanna. Sussiste invece un rapporto di contiguità per cui alla crescita di FdI le organizzazioni estreme si sentono rassicurate al punto di compiere più facilmente azioni di segno violento ed eversivo.  Il campo privilegiato di lavoro della destra sono i limiti e le inefficienze della democrazia rappresentativa, considerata sistema degenerato e decadente, fattore di discriminazioni e disuguaglianze, frutto di un complotto dei poteri forti e in balia di una borghesia cinica e delegittimata sul piano morale. 

La sua attenzione si rivolge ai più colpiti da questa situazione, ai quali propone protezione per liberarli dalle loro paure. Il suo patrimonio ideologico gira attorno all’idea di comunità organica, composta con criteri di rigorosa unità etnica, della quale la Nazione rappresenta la traduzione politico-istituzionale in chiave anti pluralista. L’azione politica deve da un lato promuovere tale obiettivo e dall’altro lottare contro tutti gli avversari che, in vario modo, la ridimensionano fino a distruggerla. Questi nemici sono la globalizzazione mondialista che ne intacca la sostanza, l’Europa che vuole sottrarle sovranità, gli immigrati invasori che rubano il lavoro ai locali e ne intaccano l’identità etnica con il meticciato. 

Nella sua azione le destra mantiene il culto della forza come strumento di lotta politica, che talvolta può tracimare in violenza, e considera il web uno strumento di particolare valore ed efficacia perché consente di diffondere e conferire credibilità a messaggi identitari. Nello stesso tempo utilizza la religione sostenendo posizioni di cattolicesimo antimoderno come patrimonio della tradizione, riducendone la portata a semplice espressione di quest’ultima. Nella fase attuale la crescita della destra è diventata un fenomeno di dimensione internazionale tramite la presenza e il ruolo di diversi partiti e gruppi di varia identità e alterne fortune, in molti Paesi d’Europa e del mondo, con evidente preferenza verso forme di democrazia illiberale di segno chiaramente autoritario (democrature). 

Con questi caratteri la destra italiana prova a conquistare la vetta della rappresentanza politica e il governo del Paese. La sua ascesa è stata premiata per la chiarezza e la determinazione radicale delle sue posizioni, utilizzando fino in fondo la posizione di rendita dell’opposizione, non concedendo nulla anche agli alleati del centrodestra. Fanno parte di questo atteggiamento il duro scontro con la Lega sulla presidenza Copasir, mentre è in corso uno scontro tra Meloni e Salvini per la leadership del centrodestra, sulla base di polemiche strumentali nei confronti del governo Draghi. Il continuo rilancio propagandistico del leader leghista per sempre nuove aperture, rivolte al governo di cui fa parte, e la mozione di sfiducia di FdI nei confronti del ministro Speranza, priva di motivazione e senso reali, rappresentano, in un momento di passaggio particolarmente delicato della pandemia, un irresponsabile gioco di potere sulla pelle della salute e della vita degli italiani. 

A parte la leadership, se questa destra dovesse andare al potere, risulta lecito prevedere per il nostro Paese un progressivo aggravamento della situazione politico-istituzionale, anche in conflitto con i valori e le regole della nostra Costituzione, e il consolidarsi di posizioni antieuropee, con il tentativo di ridurre l’Ue a Confederazione, cioè a un insieme di intese commerciali tra Stati sovrani che rappresenterebbero l’unica sovranità esistente. Senza indulgere a eccessivi allarmismi, dobbiamo tuttavia prendere consapevolmente atto che la posta in gioco e i relativi pericoli, sono di questa natura. Urge perciò un particolare lavoro di riqualificazione della nostra democrazia rappresentativa, nel suo concreto funzionamento in questa fase eccezionale della lotta alla pandemia e della ripresa economica, soprattutto tramite una ridefinizione dei poteri e dei rapporti tra le diverse istituzioni e una nuova legge elettorale coerente con queste esigenze.

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