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La pandemia spinge la valenza assistenzialistica del RDC.

1. L’Osservatorio dell’INPS ha pubblicato i dati sul Reddito di Cittadinanza (RDC), Pensione di Cittadinanza e Reddito di Emergenza  aggiornati a marzo 2021. Tali dati hanno il limite di non approfondire compiutamente gli andamenti significativi relativi al periodo pandemico né quelli della sospensione e riavvio dell’erogazione del RDC. Il prossimo Report trimestrale avrà modo di contemplare anche tali fenomeni. Completando il quadro informativo relativo all’efficacia del dispositivo nella versione di erogazioni economiche, per quanto riguarda il contrasto alla povertà, uno degli obiettivi della misura.

In questa occasione sarà verificata la lettura relativa agli andamenti del RDC, per le implicazioni di potenziale attivazione dei beneficiari, nei percorsi previsti (Patto per il Lavoro, Patto di inclusione, successiva presa in carico) .  

Vi è soltanto da ricordare che le fonti dati nazionali (Ministero del Lavoro, INPS e ANPAL) non procedono in maniera integrata e sincronizzata. E ormai è condivisa la necessità di una migliore strutturazione del sistema di analisi e valutazione dei dati.

2. Dai dati INPS, il numero dei nuclei percettori di RDC a febbraio 2021 ammontano a  924.421

A partire dal maggio 2019 il numero dei nuclei familiari  è cresciuto quasi ogni mese fino a raggiungere il massimo a settembre 2020 (1.138.767). Si registra una diminuzione ad ottobre 2020 con successiva ripresa di crescita, ma non tale da riassorbire il calo. Quindi centinaia di migliaia di nuclei non hanno fruito di erogazioni in piena fase pandemica.

A febbraio 20212.216.625sono le persone interessate. L’ammontare medio dell’importo è di 591,01euro.

Campania e Sicilia rimangono le regioni maggiormente fruitrici del RDC sia in quantità di nuclei sia in numero di persone anche per questo periodo.

A febbraio 2021 sono Italiani la maggioranza dei nuclei beneficiari ( 790.146), così il numero delle persone coinvolte (1.894.728). Agli Italiani anche l’importo medio mensile maggiore (601,93). I nuclei di cittadini extracomunitari percettori sono 85.040 per un totale di 221.586 persone coinvolte, con un importo mensile medio di 507,58 euro. Il trattamento dei cittadini stranieri è interamente dovuto ai criteri di accesso e agli accertamenti previsti.

3. Il RDC prevedeva due percorsi : l’indirizzamento ai Centri per l’Impiego (CPI) e ai servizi sociali. (E’ da ricordare che in periodo pandemico non sono vigenti le condizionalità legate all’erogazione del sussidio).

L’indirizzamento dei singoli beneficiari ai CPI avviene per il criterio di “vicinanza al mercato del lavoro”. I servizi sociali prendono in carico tutto il nucleo familiare. 

Il primo rapporto del Ministero, riferito al 2019, dettaglia aspetti relativi alle caratteristiche dei soggetti beneficiari (fornendo percentuali, non precisando i valori assoluti), sulle quantità di indirizzamento ai servizi, sulle caratteristiche anagrafiche e di attività lavorative in corso. Valuta come equilibrata la suddivisione della platea dei beneficiari tra i due indirizzi lavoristico e sociale, anche in termini di carico di lavoro. 

Per il periodo di tempo esaminato non è in grado di quantificare i Patti effettuati dopo il riconoscimento dell’erogazione del beneficio; indica la possibilità di Patti già in essere e non derivanti dalla specifica disciplina, non può evidenziare gli sviluppi successivi di tirocini o assunzioni. Per questo punto subentrano i dati forniti da ANPAL in un periodo successivo e riferiti a settembre 2020. 

3. I dati ANPAL. 

I beneficiari del RDC soggetti alla sottoscrizione del Patto del lavoro, alla data del 1° settembre 2020, ammontano a 1 milione e 25mila e appartengono a 620mila nuclei familiari.

In percentuale, sia come singoli beneficiari, sia come nuclei familiari sono presenti nel Sud Italia, dove raggiungono rispettivamente il 44,8% e il 42,4% del totale. Esigue le percentuali nella ripartizione del Nord Est (5,0% e il 5,6% ).

Poco più della metà dei beneficiari di questo insieme (52,1%) ha un’età inferiore ai 40 anni.

Maggiore è la percentuale dei titoli più bassi nel livello di istruzione dei beneficiari soggetti al Patto.

Si tratta di soggetti che presentano basse probabilità di accesso all’occupazione, con distanze dal mercato del lavoro che crescono spostandosi verso le regioni meridionali.

I cittadini stranieri soggetti al Patto per il lavoro sono poco più di 120mila, per un’incidenza complessiva del 13,9%4.

L’inserimento all’interno delle politiche attive per il lavoro e dunque la presa in carico da parte dei Servizi per l’impiego, è possibile per il 39,2%: questa è la quota di individui che hanno sottoscritto un Patto per il Lavoro o che comunque sono firmatari di un Patto di servizio in corso di validità al 1° settembre 2020.  A tale percentuale di soggetti si aggiunge una quota molto ridotta (0,3%) di individui in tirocinio. 

La percentuale della presa in carico da parte dei CPI risulta diminuita a settembre rispetto ad aprile 2020 (il 43%).

Questi dati chiariscono che una percentuale limitata sarà destinataria della presa in carico e non   specificano se il percorso d’inserimento lavorativo, compresi i tirocini, è conseguente alle attività di accompagnamento al lavoro.

Il Focus ANPAL di settembre, anzi,  non conferma la valutazione  dei dati riportati in aprile  da notizie dell’Anpalrelativi marzo ai  ” 65.302 beneficiari del reddito di cittadinanza hanno trovato lavoro, dopo aver sottoscritto un Patto di servizio presso un Centro per l’impiego (CPI). Si tratta di circa il 20% di tutti coloro che hanno stipulato un Patto di servizio.” Posti di lavoro attribuiti alle misure e agli operatori del RDC.

4. I patti di inclusione

Analoga annotazione va effettuata in merito allo stato di avanzamento della presa in carico dei Servizi sociali. Le informazioni a riguardo sono sporadiche.

Per l’attivazione verso i PUC valgono le riflessioni già effettuate: – ritardi nella predisposizione dell’impianto gestionale (individuazione ministeriale dei settori, predisposizione delle piattaforma gestionali, formazione degli operatori dei servizi, intervento dei comuni nella gestione amministrativa ed organizzativa); – la sospensiva  della condizionalità a partire da fine marzo; – la riorganizzazione dei servizi sociali (lavoro da remoto, limitazione degli accessi,  impegno in altre  prestazioni che hanno assunto, nell’emergenza, un carattere di priorità).

Nemmeno sono disponibili dati relativi ad eventuali progetti di inclusione sociale con connotati non meramente lavoristici. 

In sintesi: sul fronte del contrasto alla povertà, in termini di erogazione di sussidi, vanno registrati, al di là di alcuni limiti, risultati confortanti, soprattutto in un periodo di pandemia con l’allargamento dell’area della povertà.

Per quanto riguarda la messa in atto di politiche di attivazione, lavoristica o sociale, i dati a disposizione non consentono una completa valutazione. Tantomeno positiva.

 

note

1 – Il Reddito di Emergenza (REM) è una misura di sostegno economico istituita con l’articolo 82 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (Decreto Rilancio) in favore dei nuclei familiari in difficoltà a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Successivi decreti hanno  introdotto la possibilità di richiedere ulteriori mensilità di REM. L’Osservatorio evidenzia il numero dei benefi ciari:

  • – Per  il REM articolo 82, decreto-legge 34/2020, risultano aver fatto domanda 599.964 nuclei: 292.134 domande sono state accolte, 306.282 sono state respinte, mentre 1.548 sono in attesa di definizione;
  • – Per il REM articolo 23, decreto-legge 104/2020 e articolo 14, comma 1, decreto-legge137/2020, risultano aver fatto domanda 435.518 nuclei: 254.688 domande sono state accolte, 178.243 sono state respinte, mentre 2.587 sono in attesa di definizione:
  • – Per  il REM articolo 14, comma 2, decreto-legge 137/2020, risultano aver fatto domanda 248.777nuclei: 81.420 domande sono state accolte, 162.920 sono state respinte, mentre 4.437 sono in attesa di definizione.
  • 2 – A febbraio 2021 hanno presentato una domanda di Reddito/Pensione di Cittadinanza all’INPS 379.060 nuclei familiari. Il numero di quelli residenti nelle regioni del Sud e delle Isole ammonta a 222.607, seguito da quello dei nuclei residenti nelle regioni del Nord, pari a 93.199, e da quello dei residenti nel Centro, pari a 63.254.

  • 3 – Il Ministero del Lavoro a novembre 2020 ha pubblicato il suo primo rapporto riferito prevalentemente al 2019.

  • 4 – Non tutti i beneficiari sono condizionati ai percorsi. Sono indirizzati ai CPI il 49% e ai servizi sociali il 46%. Dopo marzo 2020, in presenza di pandemia, non è più in vigore la condizionalità dei percorsi.

  • 5 – La norma stabilisce siano inviati CpI gli individui che abbiano avuto un legame recente con il mercato del lavoro (avendo perso il lavoro o sottoscritto un Patto di servizio da meno di due anni o  terminato la fruizione di un  ammortizzatore sociale da meno di un anno) e gli altri adulti tenuti agli obblighi del medesimo nucleo familiare,purché non abbiano già attivo un Progetto personalizzato con i Servizi sociali, definito nell’ambito del Reddito di inclusione ReI.

  • 6 – Vedi ANPAL, Focus Reddito di Cittadinanza, n.3.

  • 7 – Vedi M. Conclave, Il Reddito di cittadinanza nei marosi della pandemia,  in Newslettter Nuovi Lavori.

  • 8 – Vedi M.Conclave, citato

     

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